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Storie straordinarie di gente comune al Festival di Narrazioni Popolari dell’Empolese Valdelsa

L’11, 12 e 13 settembre torna la seconda edizione del festival di narrazioni popolari a Certaldo, Gambassi Terme e i musei del MuDEV

Tutti i territori hanno storie da raccontare. Nel cuore della Toscana, tra antichi borghi, itinerari storico-artistici e ricche tradizioni enogastronomiche, torna “Ci sono sempre parole. [non] Festival delle narrazioni popolari (e impopolari)”, un piccolo festival con un grande obiettivo: rimettere al centro le persone e i loro racconti di vita quotidiana, per ricostruire le connessioni tra le comunità, rigenerare la capacità di ascolto e cementare l’empatia.
“Ci sono sempre parole” si distingue per la scelta di non puntare sui grandi nomi, ma sulla straordinarietà del quotidiano, per rigenerare l’identità personale e territoriale in un’epoca segnata dalla virtualità delle comunicazioni e dal distanziamento sociale.

Dopo il successo riscosso nel 2018, con 150 persone direttamente coinvolte ed oltre 2.000 partecipanti la seconda edizione del festival si terrà, a partire dal 5 settembre 2020, nei Comuni di Certaldo e Gambassi Terme (FI), in diversi luoghi selezionati per il forte valore storico-artistico, simbolico e aggregativo.

Il festival si articola in tre azioni: l’esposizione d’arte contemporanea “Stoner. Landing pages”, visitabile dal 5 settembre 2020 al 10 gennaio 2021 nella storica sede del Palazzo Pretorio di Certaldo; i racconti dei cittadini, l’11, il 12 e il 13 settembre 2020 nei musei del MuDEV; il concerto del cantautore Bobo Rondelli, uno degli ultimi “maledetti” della canzone e della poesia italiana, che sarà presente il 13 settembre 2020 alle ore 19.00 presso il Giardino comunale (la pista) di Gambassi Terme.

“L’idea nasce dall’esigenza di portare in luce le storie normali dei cittadini – ci ha racontato il direttore del festival Andrea Zanetti – Con l’obiettivo di provare a ricreare il senso di comunità. Probabilmente oggi siamo in una fase in cui c’è bisogno di ascoltarsi, di conoscere le singole storie nella loro normale complessità e della vita e di riconoscersi anche nelle storie degli altri. Il festival vuole fare emergere queste storie nelle quali riconoscersi e ricostruire il senso dello stare insieme. Si tra duce nelle azioni del festival che sono i racconti dei cittadini, la mostra deddicata a Stoner di John Williams e il concerto di Bobo Rondelli che è un narratore.”

I temi dei racconti sono molti, racconti di anziani, di migranti, di bambini, di guerra, di amore. Come sono stati scelti?

Il primo passo è stata l’ativazione di una ‘call’. Abbiamo attivato un avviso nell’Empolese Valdelsa e abbiamo chiesto ai cittadini di candidarsi e proporci i loro racconti. Non abbiamo chiesto racconti scritti, cioè non è un concorso letterario, abbiamo chiesto un abstract, e l’argomento che volevano trattare. La scelta è stata fatta da noi, cercando di tenere assieme i vari argomenti. Dopo di che abbiamo selezionato delle compagnie teatrali che accompagnano i cittadini in questo percorso, li supportano attraverso la drammaturgia e la regia nei racconti che andranno a fare. Sono i cittadini che vanno in scena ma sono ‘preparati’ da attori professionisti. Non è un vero e proprio spettacolo ma c’è un minimo di organizzazione scenica e in questo momento i cittadini stanno facendo le prove. Il festival doveva essere fatto a maggio, poi è slittato per la situazione Covid a settembre. Quindi racconti sul lockdown non ci sono perché la call è avvenuta prima.

Si può dire che il festival dopo questi mesi un po’ pesanti è la manifestazione proprio della voglia di tornare a stare insieme

Assolutamente sì, infatti lo slogan che abbiamo usato per rilanciare il festival è ‘Ci siamo’. Nonostante tutto vogliamo esserci sia come manifestazione cutlurale, perché la cutlura deve esserci a maggior ragione ora, sia come comunità di persone.

La mostra

La mostra “Stoner. Landing pages” dal 6 settembre al 10 gennaio al Palazzo Pretorio di Certaldo trae origine dal noto romanzo di John Williams, un caso letterario che ha appassionato migliaia di lettori nel mondo: la biografia di un anonimo professore universitario che a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale affronta i drammi e le passioni di una vita normale. Ad otto artisti diversi per poetica e formazione – Emiliano Bagnato, Mauro Fiorese, Stefano Lanzardo, Roberta Montaruli, Eleonora Roaro, Jacopo Simoncini, Giuliano Tomaino, Zino – è stato chiesto di far vivere i personaggi e le atmosfere del romanzo attraverso il proprio linguaggio: fotografia, istallazioni, musica, performance e video.

I racconti

Nella campagna toscana “l’andare a veglia” era il modo per trascorrere le serate in compagnia, conversando, leggendo, suonando un po’ di musica, giocando o ballando. Il più bravo a raccontare prendeva la parola e narrava storie che univano verità e fantasia, costruendo quell’epica del quotidiano di cui le province italiane sono ricchissime. Il filo conduttore dei racconti del Festival sarà l’asse temporale che sempre segna la storia dei luoghi: racconti di emigranti, racconti di anziani, di famiglie, di bambini, di guerra, d’amore, di migranti arrivati negli ultimi decenni.

Il concerto di Bobo Rondelli

Chiuderà il festival il 13 settembre al parco di Gambassi Terme il noto cantautore Bobo Rondelli, un artista che porta con sé la beffarda, dolente, orgogliosa eredità umana e politica della sua Livorno, con uno spettacolo che unisce parole e musica, parte della tournée estiva “Giù la maschera”. “È una soddisfazione – ha dichiarato Bobo – essere il padrino di un Festival che ha nel suo titolo una parola a me cara: narrazione. Se poi questa parola è accompagnata dall’aggettivo impopolare, trovo ancora più importante la mia adesione. In un’epoca di solitudini reali che nulla hanno a che vedere con le relazioni virtuali, far emergere la quotidianità delle persone, nelle loro battaglie giornaliere, nel loro grigio, nella loro impopolarità, diventa un gesto eroico e romantico. Per questo ci sono: per portare con le mie parole e la mia musica un pezzo di verità, quella di chi spesso non ha voce. Viva le parole belle. Viva le storie impopolari”.

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