© Sheila Niccolai per Fondazione Sistema Toscana

Storie /L'INCONTRO

Tempranillo, il ‘seme’ portato dai viandanti della Francigena

Un lungo viaggio verso Roma, l'incontro tra la terra toscana e l'antico vitigno spagnolo. La scoperta di Leonardo Beconcini e un calice di vino che racconta una storia antica

La storia del Tempranillo a San Miniato è legata a doppio nodo con quella della Via Francigena. Una storia affascinante di viandanti, radici, cammino.

Dalla Spagna i pellegrini partivano portando con sè – nel loro lungo viaggio verso Roma – i semi con cui nutrivano le loro campagne. Tra questi c’erano anche quelli del Tempranillo, che proprio così è arrivato in Toscana, con un seme.

Una storia approfondita dal produttore Leonardo Beconcini che ha costruito e solidificato l’identità della sua azienda intorno a questo antico vitigno spagnolo. Quando  passa alla guida dell’impresa agricola della sua famiglia (il nonno era mezzadro negli anni Cinquanta dei Marchesi Ridolfi)  si imbatte – nei terreni di sua proprietà –  in alcuni ceppi di cui non conosce la specie.

Da qui l’inizio della ricerca, condotta in collaborazione con l’Università di Milano e  l’Istituto Sperimentale di Selvicoltura di Arezzo. Quei vitigni ‘X’ altro non sono che il Tempranillo.

“Non sappiamo da quanti secoli il Tempranillo sia stato presente qui, in Toscana senza che i nostri predecessori se ne siano accorti – spiega Leonardo Beconcini. Nei nostri terreni sono presenti viti prefilossera di Tempranillo che hanno superato abbondantemente i cento anni di età. Dalle ricerche e dagli studi fatti possiamo dire con buona certezza che la presenza di queste uve è legata al passaggio da San Miniato della Via Francigena”.

Da questo vitigno nasce dunque il cavallo di battaglia della ‘Beconcini Winery”:  l’IXE, vino unico e rappresentativo. Un vino che racconta una storia, tante storie.

Quelle dei pellegrini che durante il loro cammino sostavano a San Miniato, centro nevralgico del culto cattolico in Toscana e sede vescovile nel Seicento, quella dei sacerdoti della zona, che si occupavano della cura della terra e non solo di quella delle anime. Poi le storie dell’oggi, su tutte quella di Beconcini che si imbatte in questo vitigno e da qui costruisce un’altra strada, altri sogni.

Spagna e Toscana si incontrano dunque a San Miniato.

“Il  nostro Tempranillo – racconta Beconcini – unisce la speziatura, l’esuberanza, il colore ed i profumi di frutta nera alla freschezza della terra toscana e del clima toscano. Questa uva ci ha concesso di produrre un vino unico”.

Un vino che trova la sua madre naturale in Spagna ma che in Toscana costruisce la sua ‘seconda vita’. Si adatta in maniera spontanea alla terra, al clima, ne assorbe l’identità, le caratteristiche, la cifra stilistica.

Un vino che assomiglia solo a se stesso, che porta dentro la passione, la curiosità e la voglia di sperimentare di Leonardo Beconcini e della moglie Eva Bellagamba. Un vino che parla di ospitalità: la terra di San Miniato ne ha accolto il seme e l’ha custodito per secoli, dal cuore della vigna ad una bottiglia che ne racconta la storia.

Un vino che parla di viaggio, di doni lasciati durante il cammino. Di chi si è fermato, ha messo radici. Il Tempranillo è rimasto, ha scelto di continuare a generare i suoi frutti in Toscana. Terra d’incontro, terra dove continuare a vivere.

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