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Un nuovo modello di sanità sempre più diffusa e vicina ai cittadini, Giani: “Vogliamo alzare l’asticella”

Il nuovo modello socio-sanitario integrato farà perno su 77 case di comunità, sulla cui realizzazione sono stati investiti 128 milioni, su ventitré ospedali di comunità e 37 Cot, centrali operative territoriale

Medico in ospedale

Giovedì 28 marzo nel corso di un convegno presso il Campus Meyer di Firenze la Regione ha fatto il punto sulla situazione della sanità toscana a partire dal decreto ministeriale 77 del 2022, che volle recepire poco più di un anno fa non solo da un punto di vista burocratico ma arricchendo la riforma con un pensiero, che viene dalla storia della Toscana, e valorizzando le esperienze e sperimentazioni portate avanti negli ultimi quindici anni, in parte prese a modello dal decreto stesso.

Tra gli anni Novanta e i primi del Duemila la sfida maggiore fu la riorganizzazione della rete ospedaliera. “Ora la priorità – sottolinea l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – è la nuova organizzazione dell’assistenza territoriale: dobbiamo prendere per mano i cittadini ed accompagnarli nel sistema anziché farli continuamente entrare ed uscire. Dobbiamo farlo soprattutto con gli anziani, i malati cronici e i più fragili”. “E dobbiamo farlo – aggiunge – tenendo assieme nuovi bisogni, qualità e quantità dei servizi offerti, sostenibilità del sistema”.

Nei prossimi due anni case ed ospedali di comunità finanziati con il Pnrr saranno terminati e per allora deve essere definito come dovranno funzionare, come la loro attività si integrerà con l’assistenza a domicilio, la telemedicina e l’investimento in tecnologia fatto in questi mesi. E poi la sfida nella sfida: far parlare tra loro, sempre di più e meglio, servizi sanitari e servizi sociali.

“Siamo ripartiti ad esempio – spiega l’assessora alle politiche sociali, Serena Spinelli – da quello che già questa Regione aveva definito, come la creazione degli ambiti territoriali, i ‘Punti Insieme” diffusi nei territori per l’accesso unico ai servizi, le unità di valutazione multidimensionale. Il precedente governo l’aveva ribadito come elemento strategico: un modo per dire ai due mondi di parlarsi e di connettersi e un deciso passo in avanti”.

Era il dicembre 2022 quando la giunta regionale recepì il decreto 77, delineando l’architettura del nuovo modello socio-sanitario integrato e definendone i punti focali.

Un modello che, tra l’altro, farà perno su 77 case di comunità, sulla cui realizzazione sono stati investiti 128 milioni, su ventitré ospedali di comunità (finanziati con 64 milioni) e 37 Cot, centrali operative territoriale (134 milioni) la cui funzione sarà determinante, perché dovranno ‘traghettare’ i cittadini che escono dall’ospedale ma continuano ad avere bisogno di assistenza sul territorio e guidare altri che nel territorio devono trovare i loro percorsi di assistenza. Dal primo di marzo sono già attive le prime Cot.

Non meno importante sarà il passaggio da case della salute a case della comunità, che dovranno essere luoghi dove professionisti con ruoli e di discipline diverse si interfacciano per prendere al meglio in carico i pazienti. “Dovranno lavorare assieme – spiega l’assessore Bezzini – i medici di famiglia, con cui abbiamo stretto le prime intese, e gli infermieri di comunità, gli specialisti, gli assistenti sociali ma anche gli amministrativi chiamati a gestire i percorsi dei paziente evitando fastidi e complicazioni burocratiche alle persone che hanno bisogno”.

Della riforma fissa obiettivi e priorità il presidente Giani.La Toscana non parte da zero. La prima sfida ed obiettivo che abbiamo di fronte è armonizzare adesso modelli di assistenza territoriale e servizi nati nei territori in modo spontaneo o sperimentale, per avere la stessa offerta ovunque, senza cittadini di serie A, quelli che vivono magari nelle città, e cittadini di serie B, che risiedono nelle aree interne, nelle campagne o in montagna. Vogliamo alzare ulteriormente l’asticella e farlo in maniera uniforme”.

Un’altra declinazione, socio-sanitaria in questo caso, della Toscana diffusa. Un ruolo importante l’avranno l’innovazione e i servizi digitalizzati, la telemedicina e il telemonitoraggio, ma anche lo sviluppo della sanità di iniziativa, ovvero percorsi di prevenzione per gestire meglio le malattie croniche.

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