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Violenza di genere, confronto tra le esperienze europee: cosa fa la Toscana

Al via i lavori della Conferenza europea delle Regioni periferiche e marittime con il punto sulle politiche attive per la parità di genere. L’esperienza de “La Toscana delle donne”. Giani: “Grande attenzione attraverso le misure finanziate anche con fondi europei”

Cprm

A Firenze, nel palazzo della presidenza regionale, la rete europea delle Regioni periferiche e marittime ha fatto il punto sulla lotta alla violenza di genere portando le esperienze e confrontandosi sulle buone pratiche. La Regione siede al tavolo con il progetto “La Toscana delle donne”. L’appuntamento precede il Bureau politico della rete europea Crpm in programma il 9 giugno, sempre a Palasso Strozzi Sacrati.

La Toscana fa propri gli obiettivi dichiarati della sessione di lavoro – che ospita, tra gli altri, Maria Sierra Amas dell’Istituto delle donne dei Paesi Baschi, regione coordinatrice della task force Crpm sul genere -: comprendere il quadro comunitario sulla violenza di genere e il ruolo potenziale delle regioni; promuovere uno scambio di conoscenza sulle pratiche regionali esistenti; esplorare i finanziamenti europei e le opportunità per le regioni per affrontare ulteriormente il fenomeno.

Cosa fa la Toscana

Il seminario dal titolo “Le regioni in prima linea per un’Unione dell’uguaglianza” ha preso il via nel pomeriggio dell’8 giugno. La discussione è partita proprio dalla proposta di Direttiva contro la violenza di genere approvata a marzo dalla Commissione europea: gli Stati membri sono tenuti a garantire meccanismi efficaci di cooperazione e il coordinamento con diversi enti, compresi gli enti locali e le Regioni. “L’Unione europea punta attraverso i suoi organismi a sviluppare una politica di contrasto e di utilizzazione di risorse e indubbiamente la Toscana ha una sintonia con questo percorso”, ha detto  nel suo intervento il presidente Eugenio Giani, che ha ricordato anche  “grande attenzione rivolta al contrasto della violenza sulle donne attraverso le misure che stiamo finanziando anche grazie ai fondi europei”.

In Italia, dall’inizio dell’anno nel nostro paese sono avvenuti già 45 femminicidi, ha ricordato la capo di gabinetto Cristina Manetti, ideatrice del progetto “La Toscana delle donne”. “La via di risoluzione purtroppo è ancora lontana. Noi possiamo lavorare sicuramente dal punto di vista culturale, perché serve uno scatto, e dobbiamo stare ancora più vicini alle donne vittime di violenza”. Secondo Manetti “è importante cercare di creare percorsi che rendano libere le donne che hanno subito violenza all’interno del proprio nucleo familiare” e le Regioni possono comunque “indirizzare le politiche di propria competenza verso un aiuto concreto alle donne, come nel caso delle politiche attive per stare al loro fianco per reinserirle nel mondo lavorativo dopo che hanno subito violenza, cosa che Arti fa da anni”.

Le cose da fare sono ancora molte: “Per esempio in Toscana è attivo da anni il codice rosa, ovvero un percorso che aiuta le donne una volta che entrano in ospedale non solo da un punto vista sanitario ma anche legale”.

Cristina Manetti

Il ruolo delle Regioni in Europa

Allargando i temi della Conferenza europe delle regioni periferiche e marittime, il presidente Giani –  che della Conferenza è anche vicepresidente con delega alle politiche di coesione – ha annunciato che porrà “con forza il problema del ruolo delle Regioni, perché sempre più assistiamo nei paesi membri dell’Unione europea a una centralizzazione dei poteri degli Stati”.

Come per le questioni emerse con la realizzazione dei progetti Pnrr: “Un’esperienza che ha dimostrato di essere eccessivamente centralizzata che ha portato a far sì che la Regione Toscana e i Comuni hanno risposto ai bandi nazionali, ma magari ci siamo trovati di fronte a finanziamenti su progetti che a livello territoriale erano stati ritenuti meno prioritari rispetto ad altri”. “La centralizzazione è sempre stato un elemento negativo nel governo di uno Stato, perché poi favorisce rallentamenti burocratici e un certo immobilismo”, conclude Giani.

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