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In Toscana l’export “regge” (nonostante il Covid): +33,2% per la farmaceutica

A fronte di una diminuzione generale dell’export, la Toscana ha retto più e meglio delle altre regioni di fronte agli effetti della pandemia. Addirittura si registra un netto aumento per i prodotti farmaceutici

Export - © CHUTTERSNAP / Unsplash

La Toscana ha sostenuto l’impatto del Covid meglio di altre regioni. Nel 2020 ha infatti registrato una diminuzione del 6,2% delle esportazioni rispetto al 2019, con una performance meno negativa rispetto a Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe). È quanto emerge dall’analisi elaborata da EY (leader dei servizi professionali per le aziende), e Luiss Business school e presentata in occasione dell’apertura dei lavori della prima tappa del roadshow “Imprenditori d’Italia”.

Reggono moda e farmaceutica

Tra i principali distretti toscani emerge quello della moda insieme alla farmaceutica. Nel 2020 le esportazioni di prodotti tessili e della pelle hanno subito una contrazione pari al -25,5%. Tuttavia, secondo l’analisi, la Toscana ha registrato un risultato migliore rispetto ai territori di riferimento: a fronte del 25% delle esportazioni della Toscana, si registra il 18% dell’Umbria, il 15% delle Marche e il 10% dell’Emilia-Romagna.

L’indice di specializzazione produttiva per la Toscana è pari a 5,5%, dato in linea con le Marche (5,3%), e superiore di Emilia-Romagna e Umbria (1,5% e 2,4%). L’indice di presenza di grandi player nella filiera è pari a 0,19% per la Toscana, in linea con le Marche ma inferiore all’Emilia-Romagna (0,62%) e all’Umbria (0,42%).

“Sono numeri che parlano chiaro. Numeri che raccontano della buona performance della Toscana, che resiste meglio di altre regioni nei valori complessivi, e ha addirittura un risultato straordinario nel settore farmaceutico” commenta il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. “Questo dice una cosa importante: il tessuto produttivo toscano è sano, grazie alla qualità dell’impresa e del lavoro e al ruolo di sostegno da parte delle istituzioni, che mai è venuto meno. Questi sono dati significativi anche per un altro motivo: il lavoro di ripartenza che ci attende con il Pnrr può contare su una base solida e l’obiettivo di creare nuovo e buon lavoro sulla presenza di settori produttivi ricchi di know-how e di capacità di espansione e di attrazione. È un lavoro che dovremo accompagnare con un grande impegno al dialogo fra tutte le forze sociali in campo e dando finalmente risposta al bisogno di modernizzazione infrastrutturale della Toscana”.

Occupazione e produttività

Sebbene le grandi aziende siano numericamente inferiori in proporzione al totale delle imprese, hanno un peso importante in termini di volumi, fatturato e occupazione. L’indice di occupazionale per il settore in Toscana è del 27%, contro il 7,8% delle Marche, il 4% dell’Umbria e il 2% dell’Emilia-Romagna.

L’analisi evidenzia inoltre che in Toscana “esistono piccole realtà integrate in reti di filiera con livelli di digitalizzazione importanti” anche se tra i punti di debolezza del comparto sono indicate “la ridotta dimensione produttiva e il ritardo nell’innovazione”. L’offerta formativa del settore prevede “alcune iniziative legate al concetto di eccellenza artigiana e che sono sostenute dai brand del lusso”, mentre sul fronte della sostenibilità la Toscana “partendo dall’esperienza di Prato, può diventare una best practice a livello mondiale della moda green”.

Toscana, terzo polo nazionale

Per quel che riguarda i prodotti farmaceutici, nel 2020 le esportazioni di prodotti in Toscana hanno registrato un aumento del 33,2%, contro il -14% della regione Lazio, +7,6% della Lombardia e -20% della Puglia. Il comparto farmaceutico e life science della Toscana, ricorda lo studio, costituisce il terzo polo nazionale dopo Lombardia e Lazio, con un totale di oltre 400 imprese attive e con un valore complessivo della produzione pari a circa 6 miliardi di euro.

Secondo lo studio, l’indice di capacità esportativa della regione Toscana (10%) è più basso del Lazio (38%) e lievemente superiore della Puglia (9%) e della Lombardia (7%). L’indice di specializzazione produttiva della Toscana è pari allo 0,04%, a fronte dello 0,08% della Lombardia, dello 0,05% del Lazio, dello 0,02% della Puglia. Il valore degli indici, precisa l’analisi, è dovuto principalmente al fatto che il settore farmaceutico per sua natura non è compatibile con dimensioni aziendali di tipo micro e piccolo, che invece caratterizzano il tessuto aziendale prevalente nel territorio italiano. L’indice della presenza di grandi player del settore farmaceutico della regione Toscana è pari al 16% contro il 10% della regione Lazio e il 9,6% della regione Lombardia, percentuale che indica una maggiore attrattività della Toscana per grandi investitori.

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