Si arricchisce con tre nuove opere la vastissima collezione di autoritratti inaugurata da Leopoldo de’ Medici nel ‘600 e conservata alle Gallerie degli Uffizi.
Gli autoritratti spostati dal Corridoio Vasariano hanno da poco trovato spazio nelle 12 nuove sale degli Uffizi che contengono oltre 250 opere che vanno da Trecento all’epoca contemporanea, un tutto 6 secoli di storia dell’arte.
Un percorso unico al mondo con dipinti, sculture, disegni e videoarte e che si arricchisce delle donazioni straordinarie di tre degli artisti contemporanei più influenti al mondo: il poeta dell’Arte Povera Giuseppe Penone, il maestro del camouflage Liu Bolin e la fotografa del femminile Ilaria Sagaria. Tre autoritratti fotografici, ognuno con la propria particolarità.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Nel 2021, gli Uffizi hanno dedicato a Giuseppe Penone una mostra che ripercorreva i temi centrali dell’opera dell’artista. In concomitanza con la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, gli scatti fotografici di Ilaria Sagaria dal ciclo ‘Il dolore non è un privilegio’ sono stati messi a confronto con il busto di Costanza Bonarelli del Bernini, anch’essa vittima di violenza da parte dello scultore suo amante. In linea con la tradizione delle Gallerie degli Uffizi, ho chiesto a entrambi gli artisti di donare un loro autoritratto. Sono lieto che al loro gesto generoso si sia unito quello di Liu Bolin, che, giunto a Firenze per la prima volta nell’autunno del 2022, e sopraffatto dalla loro bellezza e ricchezza i nostri musei, ha deciso di realizzare ben tre diversi autoritratti. Penone, Sagaria e Bolin vanno ora ad aggiungersi al nucleo di autori viventi della nostra prestigiosa collezione di autoritratti che, dal XVII secolo, continua, mese dopo mese, a crescere”.
Le opere
L’autoritratto di Giuseppe Penone è un viaggio introspettivo che separa l’autore dal proprio io e lo connette, allo stesso tempo, con la sua sensibilità di poeta. Sostituendo un paio di lenti specchianti alle sue pupille l’artista tenta di restituire all’osservatore quello che i suoi occhi assorbono dall’ambiente esterno, compreso il fotografo che lo sta documentando.
Le lenti però, lo rendono cieco recidendo così il canale tra mente e pupilla, Penone impedisce alla mente di rielaborare ciò che i suoi occhi hanno percepito.
Al tempo stesso, è l’artista che guida e controlla l’intero processo, in questo senso, Penone si cala nel ruolo del veggente: astraendosi momentaneamente dalla realtà, ma tenendone comunque le redini.
Giuseppe Penone ha detto: “Nel mese di luglio del 2021 delle mie opere sono entrate in alcune sale degli Uffizi e per alcuni mesi hanno dialogato con i capolavori presenti. E’ stata un’appartenenza temporanea che è continuata nel tempo solo nella mia mente. Ho colto con grande piacere l’opportunità di dare, ad una mia opera, la possibilità di essere presente nella collezione degli autoritratti del museo. E’ una fotografia del 1970 che documenta il mio volto mentre indosso delle lenti a contatto specchianti che accecano il mio sguardo e riflettono cosa dovrei vedere, separando il mio corpo dal mondo delle immagini che mi circondano e che nutrono la mia immaginazione”.
Anche Ilaria Sagaria sceglie di non mostrare i propri occhi. In Dismorfofobia, l’autrice appare distorta: il collo è allungato, lo sguardo risucchiato da una modificazione grafica che inghiotte la parte centrale del viso.
In ambito psichiatrico la dismorfofobia è un disturbo ossessivo-compulsivo che ingigantisce la percezione di alcuni tratti del proprio corpo, spesso lievi o inesistenti, generando ansia e disagio; in altri termini, la dismorfofobia è la paura di essere brutti.
Nella società contemporanea, in un’era in cui ogni fotografia viene manipolata e modificata per essere pubblicata sui social network, ogni piccola insicurezza può diventare un’ossessione.
L’opera di Ilaria Sagaria nasce dalla necessità di evidenziare gli effetti che la percezione distorta della propria immagine può generare: l’uso incontrollato di filtri per eliminare ogni difetto ci allontana dalla nostra realtà, dalla verità di noi stessi. Il rischio è quello di venire trascinati nel vortice che ha inglobato gli occhi della protagonista dell’autoscatto, di non riconoscersi al punto tale da non volersi più guardare.
Ilaria Sagaria ha dichiarato: “Questo lavoro nasce da una personale necessità di porre l’attenzione sugli effetti che una percezione distorta della propria immagine corporea può causare. Ma la mia è una riflessione che non cerca gli effetti negativi negli strumenti in sé o almeno non in tutti: il mondo digitale e persino i social network possono rappresentare una preziosa risorsa se utilizzati con un atteggiamento positivo e critico, ma per far sì che ciò avvenga è necessario non ignorare le preoccupazioni e le ansie di una generazione estremamente fragile e soprattutto riconoscere le responsabilità e il ruolo che si hanno in questo preoccupante scenario”.
Liu Bolin è celebre per essere “l’artista invisibile”, nelle sue opere riesce infatti a cancellare totalmente il proprio corpo.
Attraverso una sintesi di body painting, fotografia e performance le opere del “camaleonte” dell’arte contemporanea sfidano la percezione visiva stessa, confondendo la mente dell’osservatore e stregandone lo sguardo.
Per il progetto di prossima apertura nella sala d’Arme di palazzo Vecchio “Hiding in Florence” l’artista ha scelto di scomparire nella Sala della Niobe, di confondersi tra le sculture della Sala di Venere nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti e di diventare parte della Sala Bianca.
Liu Bolin ha dichiarato: “Lavorare al progetto ‘Hiding in Florence’ è stata un’esperienza unica che mi ha permesso di vivere tutta la potenza e la forza dell’arte rinascimentale. A Firenze, la cultura e l’arte sono rimaste preziose ed essenziali per secoli. Questo progetto ha rappresentato una grande opportunità soprattutto per entrare in contatto con grandi artisti del passato come Giorgio Vasari, Antonio Canova, Pieter Paul Rubens e altri maestri che hanno reso Firenze una delle città più affascinanti del mondo”.