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Come 57 anni fa, l’alluvione devasta la Toscana alla vigilia di quella del ’66

Sono passati 57 anni dall’alluvione del 1966 che colpì Firenze al cuore. Era novembre anche allora. Nel ’66 le comunicazioni passavano dalla radio, oggi via social. E nel 2023 abbiamo un sistema di protezione civile e allerta regionale che ha funzionato

maltempo in toscana

Sono passati 57 anni da quando i fiorentini si svegliarono con l’Arno che aveva invaso la città. L’alluvione del ’66 colpì al cuore Firenze, il suo patrimonio artistico, la sua storia. Una furia di acqua e fango che si portò via tutto. Alla vigilia di quella ricorrenza, era il 4 novembre, Firenze oggi esprime solidarietà per i territori vicini colpiti nelle ore scorse dalla stessa tragedia. Che a molti ha fatto tornare alla mente proprio le immagini, la paura, il terrore vissuto il 4 novembre 1966 .

Firenze, questa volta, è stata risparmiata dalla potenza delle piogge che la notte scorsa hanno invaso strade e case, rotto argini, fatto franare vie soprattutto nelle province di Prato (città inclusa), Pistoia e Pisa così come a Campi Bisenzio e in altre zone dell’hinterland fiorentino. L’acqua con la sua forza ha allagato alcuni ospedali, come quello di Prato, le fabbriche, i centri commerciali. Un’intensità inaudita. Il tutto in pochi minuti. Come ci sta abituando il cambiamento climatico, anno dopo anno. Ondata dopo ondata.

Saranno probabilmente ricordate insieme, da oggi in poi: l’alluvione del 1966 e quella del 2023 ma molto è cambiato rispetto a 57 anni fa (fortunatamente).

Il bilancio delle vittime e dei danni

57 anni fa la piena raggiunse il punto più alto nel quartiere di Santa Croce: 4 metri e 92 centimetri . Oggi lì c’è una targa. Furono  35 le vittime, 17 a Firenze, 18 in provincia. Quasi 20mila le famiglie alluvionate e 4mila quelle rimaste senza casa. E come è noto andò danneggiato molto del patrimonio artistico fiorentino, con l’acqua che entrò in Duomo, nelle botteghe, causando danni a opere e quadri, anche il Corridoio Vasariano rimase vittima della forza motrice dell’acqua, molti volumi della Biblioteca nazionale andarono perduti.

Le vittime dell’alluvione del 3 novembre sono sette.

Ancora presto per fare la conta dei danni causati dal maltempo delle scorse ore, molte strade sono ancora impraticabili, molte abitazioni allagate, la macchina dei soccorsi è ancora in moto. Dalle immagini che corrono sul web e dalle testimonianze dei cittadini inquantificabile è stata la paura a seguito degli annunci di salire ai piani alti, di non uscire di casa, per il rumore della pioggia battente e per l’impeto di fango e acqua.

Dalla radio al web: i messaggi durante l’alluvione

Fiorentini! In questo momento mi giunge la triste notizia che l’acqua dell’Arno è arrivata in piazza del Duomo. In alcuni quartieri” è “al primo piano. È lì che deve giungere anche l’aiuto più urgente. Invito tutti alla calma e a ridurre al minimo la circolazione, mentre prego i possessori di battelli di gomma e di mezzi anfibi, anche in plastica, di farli affluire in Palazzo Vecchio, per gli immediati soccorsi sanitari, alimentari e di salvataggio”. Questo il messaggio che la mattina del 4 novembre 1966 riuscì a mandare alla cittadinanza il “sindaco dell’alluvione”, Piero Bargellini. Lo fece via radio, erano saltate le comunicazioni telefoniche, non c’era luce.

Rispetto ad allora oggi, la notte scorsa, le popolazioni die territori colpiti dal maltempo hanno ricevuto aggiornamenti costanti soprattutto tramite social. Dal presidente della Regione Toscana ai sindaci delle città, tutti hanno aggiornato i propri cittadini minuto minuto sull’evolversi della situazione. Tramite social sono stati incoraggiati a salire ai piani alti, a non uscire di casa. Tramite Facebook e Instagram sono stati dati aggiornamenti sulla viabilità, sui ponti chiusi e poi riaperti .

Per tutta la notte i cellulari hanno vibrato e si sono illuminati, le chat sono esplose dalle foto e i video, messaggi in cerca di rassicurazione, richieste di aiuto: “Restare a casa”, “Non trovo l’auto”, “Ho il garage allagato”, “Il Bisenzio è uscito dagli argini”, “State tutti bene?”; “Siamo senza luce e acqua“.

Il sistema di allerta

E poi oggi abbiamo il sistema di Allerta regionale. Sia informatico che della protezione civile. Nel 66′ i fiorentini non si aspettavano una tragedia del genere, nulla aveva fatto supporre la sera del 3 novembre che al risveglio avrebbero vissuto uno dei giorni più drammatici della storia di Firenze.

Secondo molti l’alluvione del ’66 fece “meno” vittime di quelle che avrebbe rischiato di fare perchè era un venerdì di festa nazionale, il 4 novembre 1966 (anniversario della vittoria nella prima guerra mondiale, allora festa nazionale). Ieri sulla Toscana era stata emessa un’allerta meteo arancione per rischio idraulico e molti comuni avevano, precauzionalmente, chiuso le scuole.

Il risveglio questa mattina non ha colto di sorpresa o impreparata la popolazione. “Benedetta iperconnessione“, verrebbe quasi da dire. E poi oggi c’è il sole. L’acqua già dalle prime ore dal giorno ha iniziato a ritirarsi, svelando le strade e il volto di molte cantine e seminterrati, ma la pioggia ha smesso di scendere, le casse d’espansione hanno fatto il proprio dovere, gli interventi a sostegno dei nostri fiumi lo stesso, anche la piena dell’Arno è passata intorno alle 10 senza criticità. 57 anni fa andò diversamente. 

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