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Ars Toscana: le aperture del 26 aprile sono troppo anticipate

Secondo l’Agenzia regionale di sanità “si doveva aspettare un mese, così rischiamo nuove chiusure”

Un tampone per rilevare il Covid-19 - © Nenad Cavoski

Le aperture previste per il 26 aprile sono “un po’ troppo anticipate rispetto al momento epidemico e al carico sanitario” che si stanno registrando in Toscana. È quanto sostenuto nelle conclusioni di un report pubblicato dell’Agenzia regionale di sanità (Ars).

Sempre secondo gli esperti dell’Ars, “aver potuto contare ancora su di un mese per aumentare la copertura vaccinale e andare incontro alle temperature più alte (che sappiamo essere un aiuto rispetto al virus), ci avrebbe permesso di affacciarci al periodo estivo senza alcuna paura di introdurre nuovamente limitazioni e misure di contenimento del contagio”.

“Questo – viene precisato – non sappiamo se potrà essere garantito con le aperture di molte altre attività e con il ritorno a scuola, perché abbiamo imparato che il virus si muove con le nostre gambe”.

Il tasso di infezione in Toscana è sotto i 200 casi per 100mila abitanti

“Il tasso di infezione della nostra regione – si legge ancora nel report – è da pochi giorni stabilmente sotto i 200 casi per 100mila abitanti: ricordiamo che il sistema di monitoraggio ministeriale pone una regione direttamente in zona rossa se supera i 250 nuovi positivi settimanali per 100mila abitanti (che corrispondono a circa 9.300 nuovi casi settimanali in Toscana, poco più di 1.300 al giorno)”.

“Un richiamo ai comportamenti corretti della popolazione – prosegue il documento – quindi va fatto ancora una volta, evitando inutili assembramenti od occasioni sociali troppo affollate”. “Inoltre – aggiungono ancora gli esperti – ci aspettavamo che il decreto prendesse decisamente in considerazione non solo la questione della circolazione delle persone all’interno del paese, ma soprattutto decisioni chiare sul movimento con l’estero, che potrebbe agevolare l’arrivo nel nostro paese di varianti del virus, conosciute o totalmente nuove, mettendo così in pericolo il lavoro fatto con le vaccinazioni”.

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