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Cultura /Il libro

Dalla Toscana arriva la Biomuseologia, per un museo del futuro più green e inclusivo

Il libro del museologo e docente dell’Università di Pisa Maurizio Vanni, presentato ieri in Regione, offre un vademecum per la sostenibilità ambientale, economica e sociale

Rilanciare i musei rendendoli più sostenibili a livello non solo ambientale ed economico ma anche sociale, trasformandoli in un punto di riferimento per tutto il territorio. È questo l’obiettivo del vademecum per guidare i musei nel futuro presentato da Maurizio Vanni, museologo, storico dell’arte e docente dell’Università di Pisa, nel suo nuovo libro “Biomuseologia. Il museo e la cultura della sostenibilità”, che è stato presentato ieri in Regione alla presenza del presidente Eugenio Giani e del Capo di Gabinetto Cristina Manetti.

Soluzioni high-tech per ridurre l’impatto ambientale

Maurizio Vanni, che lavora anche per la Soprintendenza delle province di Lucca e Massa Carrara, con la Biomuseologia propone una scienza museale che vuole rinnovare il settore, iniziando dal ridurne l’impatto ambientale. L’85% dei musei italiani si trova all’interno di un edificio di rilevanza storica e pertanto vincolato: la Biomuseologia ha come priorità intervenire su queste strutture con soluzioni efficaci ma non impattanti, che vanno dai pannelli fotovoltaici trasparenti alle vernici green.

“La Biomuseologia interviene negli elementi interni al museo – spiega il professor Vanni – si possono ottenere ottimi risultati in termini di efficentamento energetico senza sfiorare le pareti del museo, migliorando la climatizzazione e l’impianto illuminotecnico, per esempio con l’utilizzo sistematico della luce Led ma anche con le vernici nanotecnologiche, termoisolanti e termoriflettenti, che danno risultati incredibili senza essere invasive.”

“Biomuseologia. Il museo e la cultura della sostenibilità” di Maurizio Vanni

Il museo del futuro è sostenibile anche economicamente

Per far sì che i musei possano davvero mettersi al servizio della società ed essere protagonisti di uno sviluppo sostenibile, la sostenibilità dovrà essere anche economica. Per questo i luoghi dell’arte e della cultura dovranno cambiare pelle e  aprirsi a nuove forme di finanziamento, partendo proprio dalla nuova definizione di museo, ufficializzata lo scorso agosto a Praga dall’ICOM, la principale organizzazione internazionale del settore.

“Senza sostenibilità economica un museo non può adempiere alla sua funzione di servizio pubblico – sottolinea Maurizio Vanni – sostenibilità economica significa anche trovare modalità che vadano oltre i finanziamenti pubblici, creando progetti di fundraising e di partnership con le aziende private del territorio.”

Ma non solo. I musei sono anche presidi sociali e per questo, sottolinea Vanni, “devono rimettere i visitatori al centro, tornare punti di riferimento esistenziali e identitari delle persone”, anche promuovendo laboratori di sensibilizzazione della coscienza ambientale e della consapevolezza ecologica, e progetti inclusivi che possano coinvolgere tutti, attraverso offerte culturali su misura.

Il museo come punto di riferimento per tutta la società

“La nuova parola d’ordine non è coinvolgere ma fidelizzare le persone, portando la cultura nella loro quotidianità. I beni immateriali che un museo è in grado di offrirci, ovvero il fatto che possiamo il accrescere il nostro capitale umano, divertirci, socializzare, possono diventare più importanti delle collezioni o delle mostre” spiega Vanni. Un’opportunità da cogliere soprattutto per le strutture più piccole, che attraverso un legame forte con il territorio, con le scuole, le associazioni di volontariato e terzo settore, possono essere più frequentate. Il museo così diventa un punto di riferimento che va oltre essere un meraviglioso contenitore di cultura” aggiunge Vanni.

In Toscana la Galleria degli Uffizi sta cercando forme di strategia e di coinvolgimento più ampie rispetto all’offerta prettamente turistica, ma c’è ancora molta strada da fare. “La Toscana ha il 25% del patrimonio paesaggistico, archeologico e culturale del nostro Paese, forse avvantaggiati da questo balsone non c’è stato un gran bisogno di innovarsi, ma dobbiamo iniziare a pensare che non basta più aspettare le persone che vengono nei musei” conclude Vanni.

La sfida della Biomuseologia è proprio questa: offrire soluzioni innovative e progettualità etiche e responsabili per portare il nostro patrimonio nel futuro.

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