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Attualità /legalità

Brucia Suvignano. Incendio nella tenuta “libera” dalle mafie, danni per 800 mila euro

Nella notte è andato in fumo un capannone di 2000 metri quadri insieme a mezzi agricoli, 250 quintali di semi e 700 rotoballe di fieno. La procura apre un’inchiesta e non esclude la causa dolosa. Regione Toscana: “Il nostro impegno non si scalfisce”

Non sono trascorse neppure tre settimane dall’inaugurazione del “Percorso della legalità”. Un evento che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i cittadini e che invece, complice l’emergenza sanitaria, si è limitato a una piccola e contingentata celebrazione segnata dalla presenza di mascherine, dal distanziamento sociale e da un valore comune condiviso: quello della legalità. Eppure oggi Suvignano si scopre improvvisamente vulnerabile e quel 26 luglio sembra lontanissimo.

Incendio nella notte

Nella notte è infatti scoppiato un incendio che ha distrutto un capannone di 2000 metri quadri, ora annerito e ancora fumante. All’interno non c’erano solo mezzi utili all’attività agricola (un trattore, un rimorchio e un pick-up) ma anche 250 quintali di semi (erba medica, trifoglio, granaglie) e ben 700 rotoballe di fieno che, com’era ovvio che fosse, hanno favorito la propagazione del fuoco. A vedere le immagini, con le fiamme che si alzavano dalle balle di fieno fino a raggiungere il tetto – in parte collassato – sembra di assistere a una scena apocalittica.

Incendio nella tenuta aperta di Suvignano (Siena), confiscata alla mafia e convertita in azienda agricola

Si calcolano i danni

L’allarme è scattato nella notte. I vigili del fuoco del comando di Siena e del distaccamento di Montalcino hanno raggiunto l’azienda agricola – che si estende per 640 nei comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo – pochi minuti prima delle quattro del mattino. Le fiamme sono state sedate ore dopo, quando ormai era già iniziata la conta dei danni. Difficile al momento stimare con esattezza la loro entità, che comunque è ingente, così come l’incendio ormai domato. Secondo i primi calcoli i danni dovrebbero variare da 700 mila a 800 mila euro. Una cifra alta, anzi altissima. Soprattutto per un’azienda agricola appena avviata e che già preso la decisione di convertire al biologico tutta la produzione.

Tenuta sequestrata da Falcone, simbolo di legalità

Della tenuta “aperta” di Suvignano abbiamo parlato più e più volte. Non solo perché l’azienda si trova nel bel mezzo della Toscana più bella, ma anche per il valore di cui si è fatta portatrice negli ultimi due anni. Questo, lo ricordiamo, è un bene confiscato alla mafia. Il più grande ed esteso di tutto il centro-nord. Apparteneva all’imprenditore siciliano Vincenzo Piazza, prima sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra e poi condannato in via definitiva nel 2007. Dopo il primo sequestro disposto dal giudice Giovanni Falcone – erano gli anno Ottanta – immobili e terreni sono rimasti congelati per anni. Tutto pareva destinato alla rovina e all’incuria. Infine l’assegnazione del bene alla Regione Toscana, che ha eletto questo spazio come simbolo della lotta alla mafia e che, attraverso Ente terre, l’ha reso realmente fruibile e produttivo.

Incendio nella tenuta aperta di Suvignano (Siena), confiscata alla mafia e convertita in azienda agricola

Indagini sulle origini del rogo

“Suvignano, per noi, è un luogo prezioso. Il nostro impegno non si scalfisce. Non abbassiamo la guardia”

Premesse, queste, che a molti hanno fatto pensare al dolo. La procura di Siena ha subito aperto un’inchiesta e posto sotto sequestro l’intera area interessata dall’incendio. Ogni giudizio resta però sospeso. “Non abbiamo mai ricevuto né messaggi minatori né minacce”, assicurano gli agronomi dell’azienda. Nonostante questo, tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti non si esclude l’ipotesi di una causa dolosa. “Guai se questo episodio fosse avvenuto per contrastare la nostra attività per ridare una nuova vita alla tenuta che ci è stata affidata dopo la confisca alla mafia” ha fatto sapere Regione Toscana attraverso l’assessorato alla presidenza e alla cultura della legalità. “Ci sono degli elementi per ritenere che si tratti di azioni dolose, ma sarebbe superficiale esprimersi in questa fase in cui mancano ancora i dati tecnici. Seguiremo il lavoro dei carabinieri, dei vigili del fuoco e degli inquirenti. Suvignano, per noi, è un luogo prezioso. Il nostro impegno non si scalfisce. Non abbassiamo la guardia”.

Valutazioni sull’impatto ambientale

Infine restano da valutare il danno ambientale e gli aspetti legati alla sicurezza. Il tetto, distrutto dalle fiamme, era in eternit. Asl e Arpat sono infatti impegnate nelle verifiche di rito. Anche perché questo materiale di fibrocemento, in sé, non è particolarmente nocivo. Ma pericoloso per l’uomo – quando si degrada, liberando nell’aria piccole particelle d’amianto – lo diventa davvero. A fine agosto, tra l’altro, proprio a Suvignano sono in programma i campi della legalità. Al momento è difficile prevedere se saranno confermati o meno.

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