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Catena del freddo per il vaccino anti-Covid: la soluzione arriva dalla Toscana

L’azienda Locatelli di Subbiano (Arezzo) è l’unica in Italia a produrre macchinari per il ghiaccio secco, in grado di mantenere il vaccino a -78 gradi durante il trasporto e ha già ricevuto le prime richieste per gennaio

Il vaccino contro il Covid-19 di Pfizer-Biontech dovrebbe arrivare già a metà gennaio: in Italia a ricevere subito le dosi dovrebbero essere un milione e 700mila cittadini, che saranno scelti in base ad una serie di categorie individuate in funzione della loro “fragilità e potenziale esposizione al virus”.
Prima però c’è una nuova sfida da affrontare: mantenere la catena del freddo durante il trasporto. Il vaccino infatti dovrà essere conservato a una temperatura compresa tra i 70 e gli 80 gradi sotto zero per tutta la catena, dalla produzione al trasporto fino alla somministrazione.

Le macchine per il ghiaccio secco dell’azienda Locatelli

La soluzione logistica arriva dalla Toscana. L’azienda “Locatelli meccanica” di Subbiano (Arezzo) è l’unica in Italia (e una delle poche al mondo) a realizzare una macchina che produce ghiaccio secco, in grado di mantenere il vaccino a una temperatura di -78 gradi.

“Il ghiaccio freddo servirà a mantenere la catena del freddo dal momento in cui il vaccino esce dalla casa di produzione a quando arriva in ospedale – spiega Giulio Locatelli, uno dei titolari dell’azienda casentinesi – è sicuramente il sistema più economico di trasporto, perché a differenza di un frigorifero non ha bisogno di elettricità, basta stoccare il ghiaccio secco in contenitori criogenici che mantengono la temperatura costante.”
La macchina di Locatelli “produce il ghiaccio detto secco ovvero anidride carbonica allo stato solido, che si ottiene quando la temperatura raggiunge i -78. Quando si scioglie torna gas e non bagna.

Un’eccellenza unica in Italia

Sono macchinari di nicchia, difficili da reperire: per questo le grandi aziende di traporti, che si stanno attrezzando per la distribuzione del vaccino, hanno già contattato i Locatelli.

“Siamo solo noi in Italia a produrle e poi c’è una ditta in Germania e una in Svizzera – spiega Giulio Locatelli – per questo negli ultimi dieci giorni abbiamo ricevuto già cinque richieste molto importanti dalle aziende di trasporti, che ci hanno chiesto le macchine per gennaio e febbraio. Noi oltre a prendere gli ordini ci stiamo muovendo autonomamente per produrne di più, in modo da avere un magazzino per rispondere a richieste che arrivassero all’ultimo momento.”

 

La macchina per produrre ghiaccio secco dell'azienda Locatelli
La macchina per produrre ghiaccio secco dell’azienda Locatelli


Pronti a incrementare la produzione: il vaccino è la priorità

Ma una sola azienda di venti dipendenti potrà coprire il fabbisogno italiano e garantire così la catena del freddo indispensabile per distribuire il vaccino? Locatelli assicura di sì.
“Molte aziende hanno già le nostre macchine perché altri vaccini hanno bisogno del ghiaccio secco, la rete di distribuzione quindi va solo incrementata. Se sarà necessario noi daremo la priorità al vaccino, concentrando la  produzione solo su questo settore. Se servisse un’aumento ulteriore della produttività possiamo coinvolgere l’azienda Ompsa, sempre di Subbiano, che si occupa di meccanica e ha personale in grado di montare anche le nostre macchine, che sono molto complesse.”

Al momento infatti i macchinari per il ghiaccio secco coprono solo il 20% della produzione della Locatelli, che si occupa principalmente di presse idrauliche per lo stampaggio del metallo.
La macchina che si potrebbe rivelare cruciale per la lotta alla pandemia è però il fiore all’occhiello di questa azienda a conduzione familiare, aperta nel 1924 dai fratelli Locatelli, che ha inventato questa tecnologia negli anni Novanta.

Mio padre ha disegnato la prima macchina nel 1998 – racconta Giulio Locatelli – in collaborazione con gli ingegneri della Air liquide, che aveva una sede a Pergine Valdarno. Avevano macchinari antiquati per produrre il ghiaccio secco, occupavano fino a 300 metri quadrati, mio padre ha sviluppato una macchina più compatta, che occupa appena 2 metri quadrati.”

Una macchina che adesso potrebbe essere uno degli assi nella manica nel portare il vaccino contro il Covid-19 a tutti gli italiani.

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