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L’Opera di Santa Croce a Firenze ha inaugurato il restauro del Cenotafio di Dante Alighieri

In occasione del Dantedì una giornata nella chiesa fiorentina per ricordare la riconciliazione di Firenze con il Sommo Poeta dopo il sofferto esilio

È stata l’attrice Monica Guerritore che ha letto la Divina Commedia ad aprire la cerimonia di inaugurazione del cenotafio di Dante Alighieri nella Chiesa di Santa Croce a Firenze in occasione del Dantedì all’interno delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta.

Monica Guerritore ha dichiarato: “Dante racchiude la materia umana,  il suo spirito, la sua grandezza, il genio. Queste cose le teniamo in piedi noi attori, tutta la categoria che fa teatro. Il teatro è lo spettacolo dal vivo che nella forma perfetta vi riporta la materia umana dei grandi. Crea cittadinanza, crea coesione sociale, crea commozione cioè il movimento insieme agli altri. Io oggi sono qui nel mio piccolo solo come rappresentante di quel mondo che è fermo. Non mi domandate quando si riaprirà perchè aspetteremo che sia in sicurezza. Mi dovete chiedere come si riaprirà, perchè si dovrà riaprire in maniera completamente diversa da com’era prima”.

La storia del cenotafio

Il Cenotafio di Dante è una tomba vuota (il poeta è infatti sepolto a Ravenna), opera dello scultore Stefano Ricci, simbolo della riconciliazione di Firenze con il genio che aveva cacciato e costretto all’esilio. Il monumento voluto dal granduca Ferdinando III venne inaugurato il 24 marzo del 1830 e realizzato grazie a una sottoscrizione pubblica.

È di fatto il primo riconoscimento ufficiale di Firenze al poeta e l’iniziativa suscitò grande consenso tanto che Giacomo Leopardi nel 1818 compose la canzone “Sopra il monumento di Dante che si prepara in Firenze”.

Il sepolcro ha un valore simbolico straordinario, il volto pensoso e malinconico di Dante sembra scrutare in eterno i fiorentini che lo costrinsero a un esilio dolorosissimo, testimoniato dalla terzina della Divina Commedia in cui il poeta scrive: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.” Ai suoi piedi due figure allegoriche a sinistra l’Italia in piedi con la corona turrita, a destra la Poesia piangente.

Eugenio Giani presidente Regione Toscana ha dichiarato: “Quando voi leggete la Divina Commedia Dante non si fa mai citare come fiorentino ma sempre come ‘Tosco’, avviene nel decimo canto dell’Inferno quando il noto Farinata degli Uberti si alza dalla tomba e lo chiama  dicendo “O Tosco”, avviene quando Dante parla della sua nascita, delle sue origini, lui dice: ‘sono nato nell’aere tosco’. Per lui i fiorentini erano come dice nel 26esimo canto dell’Inferno quello di Ulisse: avari e superbi.  I fiorentini? 40 citazioni nella Divina Commedia, 32 sono nell’Inferno e solo 4 in Purgatorio e 4 in Paradiso. In Dante c’è un sentimento verso al sua città che è di rabbia a causa dell’esilio, ma anche di grande amore perchè le citazioni sono costanti”.

Al via la call #LeggiDante

L’Opera di santa Croce per il Dantedì ha lanciato anche la call #LeggiDante #ReadMeDante che invita tutti italiani e stranieri a leggere in 33 secondi una terzina dantesca e a pubblicare il video con il Tag consigliato. L’iniziativa è stata promossa in collaborazione con la Dante Society of America e la New York University. L’evento si aprirà proprio il 25 marzo con un saluto in streaming che unirà piazza Santa Croce a Firenze e il Dante Park a New York.

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