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Covid: ‘Forte legame tra mobilità e contagio’, lo studio di Cnr, Isti ed Unipi

La ricerca del gruppo di scienziati ha evidenziato che gli spostamenti in entrata, in uscita o interni in una stessa Regione sono stati la causa principale della diffusione del virus

La mobilità urbana è stata limitata in una settimana. Lo stesso arco temporale è servito per portare l’indice di trasmissibilità al di sotto di 1. È quanto emerge da uno studio condotto da KDD-Lab, laboratorio congiunto tra Cnr e Università di Pisa, insieme con WINDTRE, l’Istituto Superiore di Sanità, la Fondazione Bruno Kessler e altri centri di ricerca italiani ed internazionali. La ricerca ha analizzato la relazione tra la mobilità dei cittadini e la diffusione del COVID-19, nel periodo da gennaio a maggio 2020, in tutte le regioni italiane basandosi sul tracciamento anonimo dei dati telefonici.

Che il lockdown sia stata l’arma vincente per limitare la diffusione del virus, è una convinzione che tutti abbiamo e che anche l’Europa e il mondo riconoscono al nostro Paese (“Il governo italiano ha adottato misure straordinarie per il contenimento dell’epidemia #COVID19 e per mitigarne l’impatto sociale ed economico” ha twittato il 6 marzo scorso il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus).

Questa nuova ricerca, condotta nell’ambito delle attività della task force COVID-19 “data-driven” del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, lo conferma grazie ai dati (o meglio dall’andamento dei flussi) elaborati dal gruppo di scienziati che evidenziano chiaramente come siano stati proprio gli spostamenti in entrata, in uscita o quelli interni in una stessa Regione la causa principale della trasmissibilità del Covid.

Ciò che l’analisi mette in luce è che nel periodo precedente al blocco, avvenuto con circa 30 giorni di ritardo rispetto al primo contagio, il numero di infezioni da Coronavirus ha avuto ovunque una crescita significativa. Crescita che ha invertito la propria tendenza con l’introduzione delle limitazioni, via via più stringenti, degli spostamenti tra regione e tra comuni, così come si vede dal grafico sotto.

mobilità e contagioL’analisi di questi dati – ha detto Fosca Giannotti dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’ Informazione (Cnr-Isti)consente di ragionare sull’efficacia delle scelte politiche circa gli interventi di contenimento, aiutando le autorità sanitarie regionali e centrali a monitorare l’epidemia man mano che la situazione evolverà, nei prossimi mesi”.

La mobilità, insomma, sarebbe stata la causa principale del contagio. Spostandoci da una regione all’altra, da una città all’altra, abbiamo inconsapevolmente accelerato il diffondersi del Covid. Scattate le misure di lockdown anche il virus ha fermato la propria corsa.

Ovviamente la riduzione del contagio è merito anche delle misure sanitarie introdotte: sorveglianza epidemica, campagne di test e tracciamento, la prontezza nell’isolamento dei focolai e ovviamente l’incidenza del virus diversa da regione a regione. Ma la mobilità è stata un fattore chiave.

Lo dimostra anche il fatto che i ricercatori hanno individuato una stretta correlazione tra il numero di giorni al di sopra della soglia epidemica prima della riduzione della mobilità (il “ritardo” del lockdown rispetto all’inizio del contagio) e il numero totale di infezioni SARS-CoV-2 confermate per 100k abitanti. In Regioni come la Liguria, l’Emilia-Romagna e il Piemonte, la riduzione della mobilità è iniziata -rispettivamente – 32 e 38 giorni dopo il primo giorno in cui l’indice Rt, che ormai tutti sappiamo essere il numero medio di infezioni generate da un individuo infetto, è salito sopra 1. E in queste aree la situazione stata particolarmente difficile. Per non parlare della Lombardia dove la riduzione della mobilità è iniziata circa 32 giorni dopo il primo giorno in cui Rt >1 , portando al maggior numero di casi positivi per abitante in Italia.

La Toscana ha avuto un “ritardo” di circa 30 giorni dal primo contagio ma alcune misure restrittive introdotte nella nostra regione sembrano essere riuscite a limitare gli effetti del contagio.

La Toscana è decima in Italia come numerosità di casi, Massa, Carrara e Lucca le aree più colpite, ed è proprio in queste zone più vicine alle regioni del nord, che si è registrato fin da subito un andamento anomalo del contagio, che non possiamo escludere sia dipeso anche dal flusso di arrivi dal nord Italia a inizio marzo, che indussero il presidente della Regione, Enrico Rossi, a firmare la decima ordinanza chiedendo a chi era entrato in Toscana per motivi diversi da quelli previsti nel dpcm di far immediato rientro alla propria residenza o al proprio domicilio.

Leggendo l’andamento in queste zone alla luce dei risultati della ricerca del KDD-Lab potremmo anche sostenere, a ragione, che siano stati proprio i flussi in entrata e in uscita a determinare una maggior incidenza del Covid in alcune aree della Toscana.

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