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Dantedì: la Galleria dell’Accademia racconta ‘L’albero della vita’ di Pacino di Bonaguida

Giovedì 25 marzo 2021 sarà online sul canale YouTube e sulle pagine Facebook della Galleria dell’Accademia e dei Musei del Bargello un video che racconta l’opera

Pacino di Buonaguida. Albero della Vita

La Galleria dell’Accademia di Firenze in occasione del Dantedì che si celebra il 25 marzo ha realizzato un video in cui la direttrice Cecilie Hollberg e Paola D’Agostino, direttrice dei Musei del Bargello raccontano L’Albero della Vita di Pacino di Buonaguida. L’opera conservata nelle collezioni della Galleria sarà esposta all’interno della mostra “Onorevole E Antico Cittadino Di Firenze” che aprirà al pubblico il prossimo 21 aprile 2021, per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante. Il video sarà online il 25 marzo sia sul canale YouTube che sulla pagina FB della Galleria dell’Accademia e dei Musei del Bargello.

Pacino da Buonaguida, pittore e miniaturista, che è stato uno dei primissimi illustratori a Firenze della Divina Commedia, nella prima metà del Trecento, con l’aiuto della bottega realizzò ben venticinque copie del poema, fondamentali per la diffusione del testo.

La storia dell’opera

L’Albero della Vita è una tavola, tempera e oro, datata intorno al 1310-1315, che traduce per immagini, in modo insolitamente dettagliato, i temi del testo letterario Lignum vitae, trattato scritto da san Bonaventura da Bagnoreggio nel 1274. Al centro dell’opera si trova la figura di Cristo, crocifissa a un albero con dodici rami, ad ognuno sono appesi, come dei frutti, quattro medaglioni, con episodi della vita di Gesù. L’ultimo, in alto a destra, ne ha solo tre perché la scena finale è rappresentata nella sommità cuspidata del dipinto, dove il Redentore e La Vergine in trono sovrastano la schiera di santi, angeli e beati, disposti su quattro file.

In basso troviamo le storie della Genesi, mentre, sul registro appena superiore, a sinistra, le storie di Mosè e San Francesco, e, a destra, quelle di Santa Chiara e San Giovanni Evangelista. L’albero si erge sopra una roccia, al cui interno si apre una caverna nella quale scorgiamo un francescano con un libro aperto in mano, si tratta con buona probabilità dell’autore del testo, san Bonaventura. È considerata una delle raffigurazioni più antiche dei temi teologico-filosofici della corrente spirituale dell’ordine.

L’opera fu creata per il Monastero delle Clarisse di Monticelli, da qui passò nella comunità di via dei Malcontenti a Firenze, dove le suore francescane si traferirono nel 1531 dalla sede fuori Porta Romana. E qui rimase fino alle soppressioni napoleoniche del 1808. Successivamente fu portata a Montedomini, dove fu trovata nell’ottobre del 1849. Nel 1850 risulta già presente nel Salone delle Esposizioni della Galleria dell’Accademia.

L’attribuzione a Pacino si deve allo storico dell’arte tedesco Henry Thode, nel 1885. La tavola testimonia inoltre l’attenzione dell’artista verso Giotto, il Crocifisso, con la sua superficie così delicatamente modulata e ricca di passaggi cromatici, sembra ispirarsi al Crocifisso nella Chiesa di San Felice in Piazza a Firenze, realizzato da Giotto appena dopo il ritorno da Padova.

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