Enogastronomia/

Enoturismo, l’exploit delle città del vino con esperienze in cantina e wine hospitality

I produttori puntano sempre di più sulla digitalizzazione per promuovere le attività in azienda. L’analisi dell’imprenditrice Donatella Cinelli Colombini: “Bisogna prendere gli stranieri per la gola in modo da farli tornare in Toscana e far ripartire l’economia in questa fase post pandemia”

In bici sulle strade bianche della Maremma con Morellino Gravel - © Saturnia.Bike

Il turista è come un esploratore curioso e soprattutto affamato di novità e di esperienze da fare in aziende agricole, meglio ancora se vinicole. La Toscana lo sa bene visto che per un turista su due, sia italiano che straniero, è la meta per eccellenza, la wine destination dei sogni. Una regione ad alto gradimento da visitare per apprezzarne le bellezze naturali e artistiche e le eccellenze enogastronomiche con un occhio di riguardo ai temi della sostenibilità.

Donatella Cinelli Colombini – © Consorzio Vino Orcia

Ora i turisti vanno presi per la gola

“Il boom di richieste di esperienze in cantina e la diffusione di una wine hospitality premium che in Italia sfiora i 100 euro a persona e negli Stati Uniti arriva a 500 dollari – racconta Donatella Cinelli Colombini, imprenditrice vinicola e presidente dell’associazione Le Donne del Vino – la dice lunga. Già l’anno scorso, in tarda primavera, abbiamo visto come le città d’arte fossero vuote e quelle del vino piene di visitatori. Per cui non c’è tempo da perdere: riportiamo i turisti in Italia, usiamo l’agroalimentare per farli tornare e per far ripartire l’economia ”. I borghi del vino, arroccati sulle colline in mezzo ai vigneti, battono quindi Firenze, Siena e tutte le città che da sempre puntano su un turismo nel nome di arte e cultura e in questa fase post-Covid hanno il fiato grosso.

Degustazione con visita al vigneto e alla cantina – © Strade del Vino di Toscana

Il fenomeno dei repeater

Per Cinelli Colombini che sul turismo del vino ha scritto anche un libro a quattro mani con il senatore Dario Stefàno, è innegabile che le presenze legate all’enogastronomia sono aumentate. E’ il fenomeno dei repeater, coloro che tornano in vacanza dove sono già stati perché hanno apprezzato i servizi che quest’anno ha interessato anche gli stranieri. “La cosa più evidente è che il dove vengono prodotti vino, cibi e prodotti agricoli crea maggiore interesse del come. Il turista ha più voglia di entrare nella comunità locale e meno di sapere come avvengono i processi produttivi – sottolinea – È cambiato il target, abbiamo più vacanzieri in cerca di intrattenimento che winelover, e più donne. Nel 2021 il 61% degli italiani ha acquistato in cantina almeno una volta. E anche se il budget di spesa dedicato al vino è in calo, sale quello destinato ad acquistare esperienze in scuole di cucina, in vigna e in tutta un’altra serie di attività che di solito vengono prenotate quando si è già sul posto. “Basti pensare che le prenotazioni vengono fatte per lo più all’ultimo minuto, magari tramite smartphone. Motivo per cui è importante predisporre una buona connettività anche in campagna, e per quanto riguarda noi aziende agricole, è importante farci trovare facilmente online e tramite geolocalizzazione. Cosa non scontata, visto che al momento mancano perfino i cartelli stradali” fa notare.

Un filo diretto via email

La tecnologia offre un supporto fondamentale alle aziende vinicole. Basti pensare al fenomeno del never-ending, il tenersi in contatto con le aziende del vino anche dopo la visita, ormai è la quotidianità. Uno studio americano mostra ha calcolato che le wineletter vengono aperte dagli utenti il 30% in più rispetto ad analoghi invii con offerte commerciali. Ecco perché la digitalizzazione è un fenomeno tutt’altro che trascurabile e per l’enoturismo può essere la chiave del successo. “Le cantine italiane – conclude Cinelli Colombini – hanno imparato a censire e profilare i loro visitatori e i loro followers mettendo le basi dell’e-commerce aziendale. Se consideriamo che il prezzo medio cui vendono via Internet i produttori di Napa è 66,5 dollari a bottiglia per un totale, nell’intera regione, di 1,7 miliardi, è evidente che gli spazi di espansione per le cantine italiane sono immensi.

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