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La moda rialza la testa, cresce fatturato e export. Ma la vera ripresa sarà nel 2023

I numeri presentati in occasione di Pitti raccontano una crescita del settore dopo un 2020 disastroso. Bene il comparto maschile e junior. La previsione: tra due anni superati i livelli pre-pandemia

Un balzo in avanti e anche bello lungo: dal calo del 19,5% del 2020, ad un più 11,9% che vale ben 9,1 miliardi di euro. La moda maschile italiana rialza la la testa: a certificarlo le stime del centro studi di Confindustria moda che accompagnano come di consueto Pitti Uomo, ora nella sue edizione 101 in corso fino al 13 gennaio alla Fortezza da Basso di Firenze (580 i brand presenti, di 151 dall’estero, e 37 che partecipano sulla piattaforma online Connect). I livelli pre-Covid sono ancora lontani, ma non tantissimo: stando ad una ricerca dell’Ufficio Studi PwC Italia insieme alla Fondazione Edison, tutta la moda italiana dovrà aspettare il 2023.

Nel dettaglio,  i vari micro-comparti del segmento uomo – che in generale copre il 17,5% della filiera tessile-moda italiana – si conquistano tutti uno spazio sul terreno positivo. E cosa ancora più importante, cresce l’export dopo il brusco stop del 2020 (meno 16,7%), con le vendite estere del 2021 arrivate a segnare una crescita su base annua pari al 11,2%, circa 6,5 miliardi di euro. Più pacata la crescita dell’import, 1,7%, arrivando a 3,8 miliardi di euro, ma è comunque molto se confrontato con il crollo del 2020 pari al 20,2%.

Tra i mercati chiave per l’export ci sono Svizzera (perché principale hub logistico-commerciale del lusso), poi Francia, Germania, Usa e Cina. Male il Regno Unito con una flessione a due cifre, il 31,7%. Tornando in Italia, i numeri tornano positivi: la spesa destinata alla moda maschile sul mercato nazionale nei primi sei mesi 2021 raggiunge il più 17,5%.

Come per i senior, anche la moda junior saluta i 2021 con un segno più. Lasciatosi alle spalle il calo del 2020 (-14,7%), il comparto della moda bambino chiude l’anno appena trascorso  in recupero del 14%, pari a 3 miliardi di euro. Rispetto al pre-covid, la perdita sul 2019 sarebbe del  2,8%. Questi i primi numeri diffusi da Sistema Moda Italia per l’84esima edizione di Pitti Bimbo 94, in programma sempre a Firenze, alla Fortezza da Basso, fino al 13 gennaio con 170 marchi, di cui 81 esteri. Si stima anche un buon recupero per l’export al più 13,7% (1.251 milioni di euro), mentre per l’import è stimata una crescita del +6,8%, per un valore complessivo di quasi 1,9 miliardi. Bene anche il mercato nazionale, con una crescita del 16,1% rispetto al 2020.

La vera ripresa nel 2023, quando la moda supererà i livelli pre-pandemia

Se si volge lo sguardo oltre, senza nemmeno andare troppo lontano, le previsioni diventano ancora più rosee:  nel 2022 il mercato della moda italiana raggiungerà quota 78 miliardi di euro, ma il vero salto sarà nel 2023 quando si toccheranno gli 81,3 miliardi, superando i livelli pre-pandemia. Le stime sono dell’Ufficio Studi PwC Italia insieme alla Fondazione Edison che sottolinea anche come il sistema moda rappresenti circa il 12% dell’intero settore manifatturiero italiano in termini di valore aggiunto e circa il 14% in termini occupazionali.

Dopo un primo trimestre 2021 con un fatturato in linea con quello dello stesso periodo 2020 (-0,3%), nel secondo trimestre l’industria della moda italiana è cresciuta del 63,9% (-15% sul secondo trimestre 2019). Secondo i dati della Camera Nazionale della Moda, il comparto mostra nei primi 5 mesi del 2021 una crescita complessiva delle esportazioni del 27,6% e del 34,3% verso i soli paesi extra-Ue, con un incremento prossimo al raddoppio (+93,9%) verso la Cina. Bene anche la Francia (+35%), gli Usa (+31,9%), e la Corea (+27,8%).

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