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Nella tenuta confiscata alla mafia lo show delle cacciatrici e dei loro cani

Domenica mattina esibizione delle donne appassionate di cinofilia venatoria a Suvignano, la tenuta agricola sequestrata la prima volta dal giudice Falcone e oggi gestita dalla Regione

Podere di Suvignano (Siena), il bene confiscato alla mafia restituito alla Toscana

Cani da caccia e donne cacciatrici si esibiranno domenica 30 maggio, dalle 7.30,  nella tenuta confiscata alla mafia di Suvignano a Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena. Il ricavato andrà all’associazione Libera, sezione di Siena,  contro le mafie. Un’iniziativa che vede in campo la Regione Toscana con  il coordinamento nazionale  Federcacciatrici Siena e alla collaborazione di Federcaccia Toscana e di Siena. Coinvolta anche l’associazione Lilt, contro la lotta ai tumori. Previsto anche uno spettacolo di falconeria.

La tenuta di Suvignano, 640 ettari sottratti nel 2007 alla mafia e dal 2019 in gestione alla Regione Toscana, continua ad animarsi di iniziative che hanno nella legalità il comune denominatore.Se noi riusciamo ad essere protagonisti nel recupero delle nostre realtà e dei nostri diritti, siamo i giusti testimoni della legalità. Ancora una volta con iniziative di questo tipo riusciamo a fare insieme solidarietà”, ha detto l’assessore alle politiche per la Sicurezza e alla Cultura della legalità Stefano Ciuoffo nel corso della presentazione insieme alla vicepresidente, Stefania Saccardi. “Credo che sia un segnale molto bello da parte delle donne che domenica si esibiranno con i loro cani da ferma e da cerca.  Sarà un’occasione nella quale la tenuta di Suvignano risponderà pienamente alla sua vocazione di laboratorio permanente per la legalità  – ha aggiunto l’assessora – dimostrando che la gestione di questa bella struttura portata avanti da un ente pubblico nel pieno rispetto delle regole e della legalità, funziona e funziona bene”.

Tanti gli sponsor che hanno aderito, comprese le aziende agricole del territorio con i prodotti locali che saranno i premi per tutte le partecipanti. Accanto all’incasso delle iscrizioni ci sarà anche una lotteria il cui ricavato verrà interamente devoluto a Libera.

La storia di Suvignano: dalla mafia alla legalità

La tenuta, che si estende oggi per 640 ettari tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo, comprende anche una colonica di pregio, altri diciassette edifici e 21mila metri quadrati tra immobili e magazzini, con  una chiesetta annessa. La storia  inizia con il giudice Giovanni Falcone, che nel 1983 sequestra l’azienda all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore ne rientra successivamente in possesso. Tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007, la condanna e la confisca definitiva. Si è rischiato ad un certo momento, anni fa, che la tenuta fosse messa all’asta, con il pericolo che potesse tornare alla mafia attraverso prestanome. Poi nel 2019 è arrivata l’assegnazione alla Regione, che la gestisce adesso attraverso Ente Terre, che già si occupa di altre proprietà demaniali o in gestione, fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale.

 

 

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