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Operazione Tramonto: l’arresto di Messina Denaro e la poesia della piccola Nadia, vittima della strage dei Georgofili

Il nome dell’operazione che ha portato alla cattura del boss mafioso viene da una poesia scritta da una delle vittime della bomba che colpì al cuore Firenze il 27 maggio del 1993

Un’immagine della strage di Via dei Georgofili a Firenze, nel 1993.

C’è una poesia appesa nel quartier generale dei carabinieri del Ros che ieri hanno arrestato Matteo Messina Denaro, il capomafia trapanese condannato in via definitiva anche per la strage di via dei Georgofili a Firenze, che il 27 maggio del 1993 costò la vita a cinque persone.

Si intitola “Tramonto” e a scriverla, pochi giorni prima della bomba che le sarebbe costata la vita a soli 9 anni, era stata la piccola Nadia Nencioni. E proprio “Tramonto” è stato per tutti questi anni il nome in codice dell’operazione Messina Denaro, che finalmente si è conclusa con la cattura di ieri.
La poesia venne ritrovata tra i suoi quaderni di scuola, in mezzo alle macerie, e suona tristemente profetica. “Tramonto” infatti recita così: “Il pomeriggio se ne va, il tramonto si avvicina, un momento stupendo, il sole sta andando via a letto, è già sera, tutto è finito.”

“L’abbiamo saputo stamani anche noi. Aver usato la poesia di Nadia come titolo dell’operazione che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro è un simbolo, un bel segnale che viene dato a tutti, non è solo una carezza alle due bambine, nostre nipoti” ha commentato Luigi Dainelli, lo zio di Nadia.

Via dei Georgofili: cinque vite spezzate

Era l’1.04 di giovedì 27 maggio 1993 quando un violento boato scosse la calma notturna del centro di Firenze. In via dei Georgofili, sotto l’antica Torre del Pulci, era deflagrata un’autobomba. Era espolosa una Fiat Fiorino, carica con oltre duecento chili di tritolo e parcheggiata quasi all’angolo con Via Lambertesca. In seguito un testimone che si trovava a Piazzale Michelangelo disse di avere visto la fiammata alzarsi alta nel cielo, preceduta da due lampi bianchi.

Via dei Georgofili era come bombardata: quello che si aprì di fronte agli occhi dei primi soccorritori sembrava uno scenario di guerra. La strada era un cumulo di rovine, la torre alta tre piani era crollata, portando con sé un’intera famiglia, colta nel momento del sonno.
Qui infatti al terzo piano abitava l’ispettore dei vigili urbani Fabrizio Nencioni, 39 anni, con la moglie Angela Fiume, di 36 anni, che era la custode e la segretaria dell’Accademia dei Georgofili, e le loro figlie. Nadia, l’autrice della poesia, aveva nove anni, mentre sua sorella Caterina aveva appena cinquanta giorni di vita. I loro corpi, schiacciati dalle macerie, vennero recuperati intorno alle 4.30 dai vigili del fuoco.

L’esplosione aveva colpito anche il palazzo davanti all’Accademia. Qui al terzo piano viveva una coppia di giovani fidanzati, Francesca Chelli e Dario Capolicchio, entrambi ventiduenni, che studiavano architettura all’Università di Firenze. Quando l’incendio divampò nel loro appartamento erano ancora svegli: Francesca riuscì a a fuggire, grazie all’aiuto di una donna che sentendola urlare appoggiò una scala sul muro del palazzo, mentre Dario rimase intrappolato e per lui non ci fu scampo.

L’Associazione Familiari delle Vittime chiede piena verità e giustizia sulla strage

L’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili a Firenze ha espresso “la propria soddisfazione e il proprio plauso alle Forze dell’Ordine e in particolare al Ros” per l’arresto del boss mafioso latitante da 30 anni.
L’associazione si augura, proprio nell’anno che vedrà il ricordo e la commemorazione del trentennale della Strage di Via dei Georgofili, che “l’autorità giudiziaria faccia un ulteriore passo in avanti nell’accertamento penale dei mandanti e dei concorrenti morali delle stragi eversive di quegli anni”.

“Sono evidentemente venute meno le coperture di cui godeva ormai da 30 anni il superlatitante mafioso Matteo Messina Denaro, condannato all’ergastolo anche per l’omicidio dei nostri familiari – ha commentato il presidente dell’associazione, Luigi Dainelli – e questo ci lascia ben sperare che a questo punto possano emergere nuove informazioni utili per arrivare alla piena verità e giustizia sulla strage di Firenze”.

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