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Vino salvo dal bollino nero, bocciato il Nutriscore. Saccardi: “In Europa passa la nostra linea”

Riconosciuta la differenza tra consumo moderato e nocivo: stop alla minaccia di etichette con avvertenze sanitarie sui fattori di rischio legati al cancro

Un calice di Vino Chianti - © Consorzio Vino Chianti

Una decisione attesa e soprattutto sperata: il Parlamento europeo boccia il bollino nero per il vino. E’ stata riconosciuta infatti la differenza tra consumo moderato di alcol e consumo nocivo, tra ciò che costituisce un vero fattore di rischio per il cancro e ciò che neccessita di una raccomandazione ad un uso responsabile e consapevole.

Ha vinto il buon senso, si sente dire da più parti, dopo il voto dell’Europarlamento che ha accolto a maggioranza gli emendamenti italiani e francesi al piano europeo anticancro. E’ il colpo finale al modello Nutriscore di Serge Hercberg, che prevedeva un sistema di etichettature nutrizionali a semaforo – dalla A verde fino alla F nera –  e che voleva bollare come pericolose per la salute tutte le bevande alcoliche, senza alcun distinguo. La Regione Toscana si è sempre opposta fermamente, come ribadito più volte dal presidente Eugenio Giani e dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi.

“Respingiamo con forza ogni forma con cui la produzione, l’esportazione e la conoscenza del vino toscano nel mondo possano esser in qualche modo limitate”, aveva detto Giani. Uno scongiurato allarme per tutta la lunga filiera produttiva del vino,  che poteva subire i contraccolpi di una decisione diversa. “Il vino non è nocivo. In Europa passa la nostra linea. Il Parlamento europeo ha bocciato, dandoci di fatto ragione, la demonizzazione, che senza distinzione tra consumo e abuso, voleva colpire il nostro prodotto agroalimentare per eccellenza”, ha commentato soddisfatta l’assessora Saccardi.

Un settore che vale 12 miliardi e occupa 1,3 milioni di persone

Una battaglia portata avanti in maniera trasversale, senza colori o appartenenze politiche, a cui tutti hanno contribuito. Si alzano voci di vittoria anche da tutte le associazioni che raccolgono le istanze dei produttori vitivinicoli. “Mettere in discussione i cibi e i vini italiani ed europei non capendo che tra l’uso e l’abuso c’è  una grossa differenza, non avrebbe fatto solamente male alla produzione agricola nazionale, ma avrebbe fatto male alla comunità europea – ha detto Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura –  L‘impatto sarebbe stato devastante. Tra l’altro, per il vino il 2021 è stato un anno importante, di crescita, in cui le aziende hanno continuato a crescere nelle esportazioni”.

I numeri del settore  li dà la Coldiretti: 12 miliardi di fatturato dei quali 7,1 miliardi di export e 1,3 milioni di persone occupate.E’ stato respinto il tentativo di demonizzare il consumo di vino e birra attraverso allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione e l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea, nell’ambito del Cancer plan proposto dalla Commissione Europea”, commenta il presidente Ettore Prandini. L’Italia, secondo i calcoli Coldiretti, destina per circa il 70% delle bottiglie prodotte a Docg, Doc e Igt. In particolare,  332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg),  118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno.

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