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Coronavirus: in Toscana casi ridotti del 70%, al Giglio un solo positivo

Tutti i dati dello studio dell’Agenzia regionale di sanità, conclusa anche l’indagine sierologica sull’Isola del Giglio

Coronavirus: in Toscana casi ridotti del 70%, al Giglio un solo positivo - © Antonio Rico

A quasi due mesi dai primi provvedimenti di restrizione, il contagio da Coronavirus in Toscana pur proseguendo ha imboccato un evidente trend in discesa: rispetto a un mese fa i nuovi casi si sono ridotti del 70% a fronte di una riduzione in Italia del 50%. A dirlo è lo studio dell’Agenzia regionale di sanità (Ars) che ha analizzato la situazione toscana in vista dell’inizio della fase 2. Il trend dei nuovi casi degli ultimi 10 giorni, spiega lo studio, ha mostrato una concentrazione territoriale verso la provincia di Firenze, dove è emersa oltre la metà dei malati totali. Nell’ultimo mese il numero dei guariti è salito di 8 volte e quello dei ricoveri nei reparti Covid è sceso a 625 malati dai 1427 del 3 aprile.

Per quanto riguarda i posti letto di terapia intensiva, la percentuale dei letti occupati rispetto alla capienza massima è attualmente del 25%. L’età mediana dei casi è 60 anni, ma la fascia di età con la maggior parte dei casi è quella dei 50-59enni e i tempi di guarigione sono 28 giorni in media dalla comparsa dei sintomi. Riguardo ai decessi – 872 i morti in Toscana a ieri – la letalità dei maschi è quasi doppia rispetto alle femmine (9,8% contro 5,4%).

L’Ars sottolinea poi l’emersione dei casi in Rsa e tra gli ospedali sanitari in conseguenza, si spiega, “della campagna organizzata da Regione Toscana proprio in quei luoghi maggiormente colpiti dal virus. L’estensione progressiva dei tamponi, ed ultimamente dei test sierologici, quindi sembra aver influenzato sicuramente la numerosità e le caratteristiche cliniche dei casi positivi”. “Nella fase 2 – osserva Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia – dovremo fare tesoro delle informazioni che sono state raccolte fino ad oggi ed implementare sistemi che favoriscano la raccolta puntuale delle caratteristiche individuali, famigliari e di contesto dei nuovi casi”.

Nel frattempo si è concluso lo screening sierologico sull’isola del Giglio con il risultato di un solo positivo asintomatico su 723 test.  La popolazione dell’isola del Giglio risulta dunque essere resistente al Covid-19. Da qui lo studio dei possibili fattori determinanti, condotto da un team di ricercatori, coordinati da Paola Cornelia Maria Muti dell’Università di Milano.

“All’inizio non sapevamo come interpretare questa apparente resistenza al virus -spiega Muti -. La popolazione era stata già esposta al virus? Aveva, dunque, già sviluppato una propri difesa immunitaria? Con lo screening di massa abbiamo compreso che l’assenza di casi conclamati di Covid-19, successiva all’introduzione del virus nel contesto isolano, non sia verosimilmente attribuibile a un fenomeno di siero-protezione, ma ad altri fattori come il ridotto tasso di inquinamento atmosferico, le peculiari condizioni geoclimatiche e micro-ambientali, che potrebbero ridurre la carica virale del Sars-CoV-2 in fase aerea o limitarne l’infettività una volta avvenuta l’esposizione. Tra le varie ipotesi non sono da escludere neppure la genetica stessa della popolazione gigliese o il fatto che ad interessare l’isola sia stato un ceppo virale, caratterizzato da una ridotta virulenza. Si tratta di prime osservazioni scientifiche, che dovranno essere testate con nuovi studi”.

La ricerca ha coinvolto in tutto 723 persone presenti sull’isola durante i giorni dello screening (dal 29 aprile al 3 maggio), includendo residenti e non. Sul totale della popolazione residente e presente al momento dello studio (748 persone), 634 hanno partecipato allo screening (l’85% della popolazione). Nelle tre località isolane si sono registrate le seguenti percentuali: Giglio Castello 80% (268 persone su 336); Giglio Campese 75% (67 persone su 89); Giglio Porto 92% (299 persone su 323). Il test ha identificato un solo soggetto positivo, privo di sintomatologia, confermando la presenza di anticorpi anti-Sars-Cov-2 nei pazienti precedentemente riconosciuti come positivi tramite tampone.

Questo studio potrà aiutarci a comprendere meglio le caratteristiche e le dinamiche epidemiologiche, cliniche e biologiche, determinate dall’infezione Covid 19. Ecco perché abbiamo accolto la richiesta dell’Università di Milano, inviando sull’isola 1500 kit di test sierologici – afferma il presidente Enrico Rossi -. Si tratta di un primo importante contributo alla ricerca, reso possibile grazie alla fattiva collaborazione dell’intera comunità gigliese, del sindaco e dell’amministrazione comunale che hanno informato i cittadini e sostenuto l’iniziativa, e della Asl sud est, che ha assistito lo studio con specifici dispositivi di protezione individuale”.

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