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Isola del Giglio, un viaggio nel gusto (e un tuffo nel blu)

Guida alle spiagge e alle calette più belle e ai piatti e ai vini della tradizione da non perdere, in questo piccolo paradiso a largo di Porto Santo Stefano, che una volta conosciuto rimane nel cuore

Gli amanti delle isolette lo sanno: una volta trovata quella giusta non si lascia più andare. Facile che quel luogo sia proprio l’Isola del Giglio, piccolo (ma non troppo) gioiello al largo della costa grossetana che si raggiunge con appena un’ora di traghetto da Porto Santo Stefano: qui il mare non teme confronti, ci sono spiagge di sabbia attrezzate per le famiglie e calette sperdute per chi cerca la solitudine, fondali perfetti per chi ama lo snorkeling, borghi caratteristici e una ricchezza enogastronomica unica.

Le spiagge e le calette più belle

Chi preferisce le spiagge sabbiose non ha che l’imbarazzo della scelta. La più grande è la spiaggia di Campese, attrezzata con lettini e ombrelloni, perfetta per i bambini: da qui inoltre si gode una splendida vista sulla baia, incorniciata dalla Torre del Campese a destra e dal Faraglione a destra, e si vedono i tramonti più spettacolari dell’isola.
Sull’altro versante del Giglio, vicino al Porto, c’è la stupenda Spiaggia delle Cannelle con la sua sabbia chiara e finissima e il mare color smeraldo: da qui parte un sentiero che in circa 20 minuti di trekking porta alla Spiaggia delle Caldane, più selvaggia e circondata dalla macchia mediterranea, caratterizzata da una sabbia dorata, che si può raggiungere anche in barca partendo sia da Campese che da Giglio Porto.

La Torre di Campese al Giglio

Chi invece cerca un fondale dove ammirare pesci, polpi, praterie di poseidonia e stelle marine può andare a fare snorkelling alla Spiaggia dell’Arenella, a nord del Porto, raggiungibile anche in macchina: questa piccola insenatura compresa tra un’antica cava di granito di epoca etrusco-romana e lo scoglio della Tartaruga, chiamato così per la sua forma particolare, è il paradiso dello snorkeling.

Tra le calette più nascoste invece da non perdere quella del Petruso, raggiungibile in dieci minuti a piedi da Campese con splendidi fondali, ma anche Cala del Gesso, a quindici minuti a piedi circa sempre da Campese, fatta di piccoli sassi di ghiaia. Per i più avventurosi infine c’è il piccolo paradiso di Cala Monella, che si raggiunge con un trekking un po’ più impegnativo lungo un sentiero che parte dalla strada sterrata che conduce alla Punta del Fenaio: qui tra grandi sassi di granito si può trovare anche l’ombra e scoprire un fondale incontaminato, ma meglio portarsi dietro acqua e viveri perché è davvero isolata.

Un bicchiere di Ansonaca al tramonto al Giglio © Ilaria Giannini

Il Giglio a tavola: dai totani all’Ansonaco

Il mare mette appetito: dal pranzo in spiaggia alla cena al ristorante, la cucina e i prodotti tipici del Giglio non deludono mai. Per uno spuntino veloce è immancabile la Pizza alla Gigliese, tipica schiacciata con acciughe, cipolle e pomodori, mentre chi ama il pesce non può non assaggiare il totano ripieno alla gigliese, che viene cucinato in umido con le cipolle, olive e patate.
Da assaggiare anche la palamita alla gigliese: questo pesce azzurro, chiamato anche il tonno dei poveri, sull’isola viene bollito con un limone e un’arancia, marinato nell’aceto e condito con un trito di erbe aromatiche e olio extravergine, una vera delizia dall’intenso profumo di agrumi.
Un altro piatto della tradizione dell’isola è il coniglio selvatico alla cacciatora, cucinato con pomodoro, spezie e olive: un secondo gustoso che si trova più facilmente nei ristoranti di Giglio Castello. È il momento del dolce e non si può non assaggiare il Panificato, un impasto di fichi essiccati al sole, noci, uva secca e miele che somiglia al Panforte senese, da cui sembra che derivi.

E cosa si beve? I vini meritano un discorso a parte, perché il Giglio conosce una tradizione vinicola che risale addirittura ai Romani e negli ultimi anni molti vigneti eroici – ovvero difficoltosi da raggiungere, perché a picco sul mare – sono stati riscoperti dalle nuove generazioni, che producono l’Ansonaco (o Ansonica) un ottimo (e forte) bianco che una volta bevuto rimane nel cuore a lungo.
Come questa piccola isola, mai troppo affollata proprio per la sua dimensione, con i suoi ritmi lenti, il profumo della macchia mediterranea che entra dalle finestre, il blu cristallino del mare, la vista dalla rocca di Castello al tramonto.

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