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Isole sostenibili: Capraia e Il Giglio fanno meglio dell’Elba (e della media nazionale)

Uscito oggi il V rapporto “Isole Sostenibili” di Legambiente e Consiglio Nazionale delle Ricerche che per la prima volta calcola l’indice di sostenibilità di ciascuna isola

Isola di Capraia - © Foto Roberto Ridi per il PNAT

“In Italia sulle isole minori la piena sostenibilità è ancora un traguardo lontano. Sono tanti i ritardi da colmare, molti gli obiettivi da raggiungere rispetto alla gestione dei rifiuti, della mobilità a zero emissioni, del ciclo delle acque, dell’energia da fonti rinnovabili e della lotta al consumo di suolo”, questo è quanto emerge dal V rapporto “Isole Sostenibili -Le sfide della transizione ecologica nelle isole minori” curato dall’Osservatorio sulle isole minori di Legambiente e Consiglio Nazionale delle Ricerche .

In un quadro nazionale che apre a importanti e necessari sviluppi di miglioramento, la Toscana si prende comunque una pacca sulle spalle grazie alle buone prestazione delle isole di Capraia e del Giglio. Decisamente sotto soglia invece l’isola d’Elba.

Ma prima di analizzare i risultati, spieghiamo meglio cos’è l’indice di sostenibilità, analizzato per la prima volta nel rapporto di Legambiente dedicato alle isole sostenibili .

Indice di sostenibilità: come si calcola

In questa edizione 2023, per la prima volta, Legambiente e Cnr hanno calcolato l’indice di sostenibilità delle isole incentrato su consumo di suolo, rifiuti, acqua, energia, aree protette, mobilità e regolamenti edilizi.

Ma a quale scopo è stato calcolato quest’indice? “Per provare a spronare le amministrazioni e le popolazioni locali a superare una fase di stallo ormai cronica, mettendo in moto un percorso dinamico e proattivo che parta da alcuni obiettivi chiari e misurabili su alcuni temi specifici, ma che dia anche la possibilità di migliorare le politiche locali di più ampio respiro”, spiega la nota metodologica.

A livello nazionale l’indice di sostenibilità medio delle isole è pari al 40% il che significa che ci sono ampi margini di miglioramento per poter attrarre i benefici della transizione ecologica e rendersi resilienti per affrontare (e magari anticipare) le sfide future.

Tra le isole più “sostenibili” anche Capraia e Il Giglio

Tra le isole più avanzate nel percorso di sostenibilità ci sono le Tremiti con un indice di sostenibilità pari al 53%, seguite dalle Egadi (Favignana, Marettimo, Levanzo), le Eolie (Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi e Alicudi), le Pelagie (Lampedusa e Linosa) che raggiungono il 49% e subito dietro e Capraia che si attesta al 47%.

A questo buon piazzamento per la piccola isola toscana hanno concorso le iniziative relative ai regolamenti edilizi che coprono settori strategici per l’adattamento e la mitigazione climatica e che vanno dal risparmio idrico all’istallazione del fotovoltaico, al recupero delle acque piovane. Ma anche la presenza di aree protette per il  77% della superficie dell’isola. La dispersione idrica sull’isola è ancora troppo alta sono però apprezzate le misure introdotte per monitorare le pressioni delle reti e ridurre i flussi. Discorso analogo per il fotovoltaico: nonostante il tasso per abitante sia sotto la media nazionale, il report evidenzia però che Capraia è comunque l’unica isola minore ad aver investito in modo consistente sulle fonti di energia non fossili. Sull’isola del Giglio, che segue con un indice di sostenibilità pari al 45% – da quanto emerge dal report (che per analizzare la situazione dell’isola toscana si è avvalso di dati disponibili online non avendo avuto feedback ufficiali) – c’è molto da migliorare in tema di raccolta rifiuti ma sono virtuose le politiche per evitare la dispersione idrica.

E se il nemico fosse il “sovraffollamento turistico”?

A sostenere che il sovraffollamento turistico, cui gli addetti ai lavori si riferiscono con il termine inglese “overtourism” è Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana guardando proprio alle prestazioni delle nostre isole, in particolare dell’isola d’Elba, molto lontana da quanto sembrerebbe dal rapporto, dal raggiungere la piena sostenibilità: “Su 27 piccole isole marittime in Italia, l’indice di sostenibilità medio è pari al 40%, calcolato su temi come consumo di suolo, rifiuti, acqua, energia, aree protette, mobilità e regolamenti edilizi – spiega Ferruzza – Tra i fanalini di coda c’è l’isola d’Elba (26%) con un punteggio simile a La Maddalena e Ischia. Il rapporto Isole sostenibili di quest’anno dimostra ancora una volta che l’overtourism balneare non aiuta le nostre campagne per una vivibilità sempre più qualificata delle nostre isole minori ed è proprio con questa chiave di lettura che si spiega il risultato mediocre dell’Elba e i risultati assolutamente lusinghieri del Giglio e, soprattutto di Capraia, ormai impegnata da anni nel suo bellissimo percorso di Smart island”.

Isola d’Elba: troppe auto e troppe perdite

“Troppe perdite di acqua potabile dalla rete e troppo alto il tasso di motorizzazione – commenta ancora Ferruzza entrando nel merito del report sulla più grande delle isole toscane – Bene per la raccolta differenziata e per il consumo di suolo, contenuto ma con criticità in quanto quasi il 30 % è in aree a rischio idrogeologico. Da evidenziare sono le iniziative legate alla realizzazione di una Comunità energetica rinnovabile nel comune di Marciana Marina. Inoltre, nel 2021 ha presentato dopo un processo partecipato, il Manifesto di sostenibilità dell’Isola d’Elba, una road map incentrata su turismo delocalizzato e attento all’ambiente, la valorizzazione del paesaggio e una rivoluzione sostenibile dei sistemi energetici, idrici e di raccolta dei rifiuti”.

Scarica il report di Legambiente e Cnr

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