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La Street Art in Toscana: la rinascita dei centri urbani tra bellezza e ribellione

Viaggio nei colori, nell’immaginazione e nella creatività dei giovani writer che muro dopo muro stanno ridisegnano i borghi e le città della Toscana in una sorta di rinascita della bellezza

Il primo esempio di street art in Toscana è il murales Tuttomondo realizzato da Keith Haring. L’artista, già famoso a livello internazionale, andò a Pisa nel 1990 su invito del gallerista e collezionista Piergiorgio Castellani.

Nella città toscana, trovò una situazione molto diversa da quella a cui era abituato quando tracciava i suoi simboli nella metropolitana di New York, sempre pronto a scappare all’arrivo della polizia. Disegnò sul muro della chiesa di Sant’Antonio Abate lavorando sotto lo sguardo attentissimo dei bambini dell’oratorio e del parroco. Il risultato è una delle opere più intense dell’artista, una riflessione sui problemi che affliggono il mondo contemporaneo, dalla violenza all’ambiente, fino alla morte che l’artista malato di Aids vedeva ormai avvicinarsi. Quest’opera ha cambiato per sempre il volto della città e ogni anno attira tantissimi turisti da ogni parte del mondo.

Nessun altra opera di Street Art ha avuto un impatto così forte sul territorio toscano ma ce n’è una che da qualche anno sta facendo molto parlare di sé. Si tratta del grande murale di Kobra, street artist internazionale di orgini brasiliane, che nel 2017 ha scelto le celebri cave di marmo pregiato per celebrare uno dei più grandi artisti al mondo: Michelangelo. Il suo gigantesco David sulle Apuane è ormai diventato meta di viaggi e visite guidate.

L’arte urbana o Street Art è ormai sdoganata e anche in Toscana sono moltissimi gli artisti invitati dalle amministrazioni ad abbellire le città e i borghi che come grandi tele bianche sono pronti ad accogliere i loro colori, le loro idee, la loro creatività in una sorta di rigenerazione che vuole ripartire dalla bellezza.

Il David di Eduardo Kobra a Carrara – © Matteo Dunchi

La Street Art ribelle: gli artisti ridisegnano la città

Non tutti i writer “chiedono il permesso” per realizzare i propri lavori, nell’originario spirito ribelle della Street Art caratterizzato dalla gratuità dell’opera d’arte che tutti devono avere la possibilità di ammirare sui muri della loro città.

A Firenze, anche a Pisa e in altre città c’è un fitto gruppo di street artist che ridisegnano la città come la vorrebbero, tracciando il loro personale segno sul paesaggio urbano.

Tra i più famosi e amati troviamo Clet Abraham che con i suoi cartelli stradali modificati ha rischiato anche la galera, con l’unico scopo di strappare un sorriso ai passanti che corrono da una parte all’altra della città assorbiti dal ritimi frenetici della vita quotidiana.

Ma ci sono anche i curiosi “omini” di Exit/Enter oppure il poetico Blub che porta i suoi personaggio famosi (da Galileo Galilei alla Venere di Botticelli) in fondo al mare e i burattini surreali e poetici di Marco Burresi ovvero Zed1 tra gli street artist più conosciuti e apprezzati anche all’estero.

A Firenze la Street Levels Gallery si occupa da anni, unico caso in Italia, di instaurare rapporti con questi “ribelli della bomboletta” invitandoli ad esporre anche tra le mura ‘ufficiali’ della galleria.

Clet

Quando la Street Art è denuncia sociale

Ci sono street artist che usano i muri per essere portavoce di un messaggio sociale. È il caso del collettivo femminista Lediesis che ha tappezzato Firenze e molte altre città con le sue “Superdonne”.

Da Frida Kahlo a Giovanna Botteri, da Margherita Hack a Rita Levi Moltalcini questa donne straordinarie guardano lo spettatore dritto in faccia e gli fanno l’occhiolino.

“Le nostre Superwomen sono realizzate in acrilico su carta velina e abbiamo scelto di attaccarle utilizzando le finestre cieche, sono una cornice naturale grazie a cui le nostre opere interagiscono con chi le guarda come se fossero persone affacciate. – ci ha raccontato il collettivo Lediesis  Tutte, con fare sbarazzino, strizzano l’occhio al passante che si ferma ad osservarle, instaurando con loro un legame intimo, amichevole e complice, come a dirgli “anche tu sei Super, scopri qual è il tuo Superpotere!” Questo occhiolino è diventato un po’ il nostro marchio ma non c’è stato niente di pensato, tutto è stato realizzato istintivamente …con la leggerezza parliamo di risveglio della consapevolezza delle potenzialità femminili e non solo”.

Un altro artista che ha fatto dell’impegno sociale una bandiera è Francesco Forconi in arte SKIM. I suo coloratissimi graffiti “skimmati” sono stati esposti in tutta Europa e l’artista è stato protagonista anche di una grande mostra personale nella Galleria delle Carrozze di palazzo Medici Riccardi.

Una delle suo opere più importanti è ospitata nel Parco di San Donato. Il grande “pesce” pieno di rifiuti è stato realizzato in occasione della Marcia dei Diritti Umani 2020 e vuole sensibilizzare sull’importanza del rispetto dell’ambiente.

SKIM da anni è impegnato in una vera opera di rigenerazione che graffito dopo graffito ha coinvolto numerosi circoli di Scandicci, città in cui è nato, all’insegna del suo motto “In Color We Trust”.

Lediesis

Murales e mitologia urbana: sui muri le icone contemporanee

Una delle tendenze della Street Art che negli ultimi anni si sta affermando sempre di più a partire da artisti famosi in tutto il mondo come Jorit Agoch, è quella di usare i graffiti per celebrare uomini e donne che con la loro vita e le loro azioni hanno inciso profondamente nella storia di un luogo o di un territorio.

Sono persone che come Antonio Gramsci, Nelson Mandela, Margherita Hack, ma anche Galileo Galilei, il calciatore Davide Astori o Silvano Sarti il partigiano Pillo sono capaci ancora oggi di ispirare un popolo. I wirter li raffigurano sui muri delle loro città trasformando i murales in ricordo dei loro miti.

Così i murales creano una nuova mitologia urbana, in una  ri-narrazione di eventi e icone del passato, ormai i muri delle nostre città sono i nuovi libri di storia.

Il Galileo di Kobra
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