Cultura /TESORI D'ARTE

L’albero d’oro di Lucignano stupisce ancora: ritrovate parti trafugate un secolo fa. Al via il restauro

L’intervento finanziato dalla Regione ed eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure. Il recupero del Nucleo Carabinieri: quattro placche in rame dorato e argento, 16 ex voto in argento, una miniatura su pergamena e un cristallo di rocca molato

Un albero maestoso, d’oro, impreziosito da dettagli che l’hanno reso un capolovoro dell’are orafa: ora il tesoro di Lucignano svela altre parti di sé, grazie ad un clamoroso ritrovamento nell’aretino da parte del Nucleo Carabinieri per la Tutela dei Beni Culturali di Firenze. Clamoroso perché è avvenuto un secolo dopo il furto del 1914 e soprattutto grazie al racconto che un anziano ha fatto alla sindaca: si è così venuto a sapere che i preziosi pezzi ritrovati in una grotta erano custoditi inconsapevolmente dal parroco di Lucignano.

Al colossale e fiabesco reliquario si uniscono così alcuni elementi dati per perduti e ora svelati all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. “Ad essere rinvenute – ha dichiarato il Comandante Claudio Mauti – sono state quattro placche in rame dorato e argento smaltato, 16 ex voto in argento, un tempo collocati sulla base, una miniatura su pergamena e un cristallo di rocca molato”.

Albero d’oro Lucignano2- foto OPD Pino Zicarelli

L’Albero rappresenta il mistico Lignum Vitaesoggetto tipicamente francescano ispirato ad uno scritto di san Bonaventura e ha dimensioni monumentali: 2 metri e 70 centimetri di altezza. Destinata alla chiesa di san Francesco a Lucignano, l’opera venne iniziata nel 1350 e portata a termine nel 1471, grazie al generoso lascito di una Madonna Giacoma. Ignoto il maestro trecentesco che ideò e diede inizio all’opera, mentre è documentato che a completarla fu l’orafo senese Gabriello d’Antonio.

Davanti ad esso, per antichissima tradizione, gli abitanti di Lucignano continuano a scambiarsi le promesse di matrimonio, da qui il suo nome più popolare: Albero dell’Amore.

Albero d’oro Lucignano9

Tra il 1927 e il 1929 molti frammenti dell’Albero –  fatto a pezzi dai ladri per facilitarne il trasporto –  vennero ritrovati nelle campagne del comune di Sarteano, in provincia di Siena, dove erano stati nascosti dagli autori del furto, come ricorda il Soprintendente Gabriele Nannetti: “Non furono recuperati invece elementi di grande importanza come il crocifisso terminale, il pellicano, uno dei rami, quattro dei medaglioni circolari, cinque placche d’argento, almeno tre miniature e la parte superiore del nodo a tempietto. Andarono perduti anche quei pochi rametti di corallo che il reliquiario ancora presentava al momento del furto”.

All’epoca il restauro dell’opera fu affidato all’Opificio delle Pietre Dure. “Si trattò di un intervento complesso e delicato – icorda l’attuale Soprintendente dell’Opificio Emanuela Daffra – che vide la partecipazione di diverse figure professionali impegnate nella ricomposizione di oltre cento frammenti e nella reintegrazione di tutte le parti mancanti, crocifisso e pellicano compresi, mediante copie realizzate sulla base delle fotografie risalenti alla fine dell’Ottocento. Per ovviare alla perdita quasi totale dei coralli presso la ditta Ascione di Torre del Greco furono acquistate e messe in opera piccole branche, simili per colore ai frammenti dei rametti originali rinvenuti nei castoni. Per sostituire le miniature sottratte all’interno dei medaglioni circolari rimasti vuoti furono inseriti dischi di carta pecora dipinti per armonizzarsi con gli esemplari superstiti”.

Dopo tre anni di intenso lavoro, il restauro fu concluso il 9 settembre 1933 e riprese così forma un manufatto orafo unico al mondo.

Dopo il ritrovamento, un nuovo restauro finanziato dalla Regione

Il rinvenimento di queste nuove parti obbliga dunque ad una revisione della ricomposizione realizzata negli anni Trenta e sarà occasione di un restauro complessivo.

“L’Albero della vita di Lucignano – sottolinea il presidente della Regione, Eugenio Giani – è una di quelle opere la cui esistenza si intreccia in modo intimo e profondo con la vita e i sentimenti della comunità che la custodisce, contribuendo a definirne gli stessi tratti di identità. Anche per questo la Regione Toscana ha deciso di finanziare il lavoro di restauro di questo capolavoro, che, affidato all’Opificio delle Pietre Dure, autentica eccellenza toscana e nazionale, ne esalterà ancor più la preziosa unicità”.

lucignano reliquiario albero vita

L’Albero attualmente composto da una sessantina di parti sarà smontato a lotti, per non privare del tutto il Museo di Lucignano dell’opera, ricollocando di volta in volta le parti restaurate. L’intervento non sarà semplice, in primo luogo per la pluralità dei materiali costitutivi, metalli (rame dorato e argento), pergamene miniate, cristallo di rocca, corallo, smalti e legno, in secondo luogo perché presenta necessità, se non uniche, certo molto rare.

Albero d’oro Lucignano5

“Il momento culminante del restauro sarà rappresentato – come evidenzia Emanuela Daffra – dalla ricollocazione degli elementi recuperati. Lo studio della documentazione fotografica storica sarà di fondamentale aiuto nell’individuare l’originaria posizione di tali elementi. Ciò comporterà, chiaramente, la riformulazione del sistema di montaggio di alcune parti, la rimozione delle corrispondenti integrazioni eseguite dall’Opificio, una attenta verifica della statica e degli equilibri complessivi.”

Il restauro si prevede lungo e complesso, ma l’auspicio è che l’Albero possa tornare in tutte le sue parti a Lucignano alla fine della prossima primavera. Nel ringraziare la Regione Toscana per aver deciso di finanziare l’intervento di restauro, la sindaca di Lucignano Roberta Casini esterna una speranza comune: che possano riemergere le parti ancora mancanti dell’Albero d’oro ed in particolare il Cristo che domina il reliquario.

 

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