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Le mense universitarie della Toscana sono tra le più sostenibili d’Italia

Dal report presentato oggi emerge che metà delle 12 mense italiane con un menù dal minor impatto ambientale si trovano in Toscana

Mensa

Le mense universitarie in Toscana sono ai vertici nazionali per la sostenibilità ambientale e il rispetto del pianeta. Il dato emerge da Mense per il Clima, report promosso e realizzato da MenoPerPiù, che in collaborazione con il gruppo di ricerca Demetra, ha redatto un ranking della ristorazione universitaria in Italia.

6 mense tra le 12 al top per sostenibilità sono toscane

Secondo l’indagine, che ha esaminato i menù di decine di servizi di ristorazione universitari misurando il minore impatto sull’ambiente grazie alla riduzione dell’offerta di pietanze a base di proteine animali, metà delle dodici mense che rientrano nelle fasce più alte sono in Toscana: Praticelli e Le Piagge a Pisa, Sant’Agata a Siena, quella del polo di Sesto fiorentino, San Miniato a Siena, Calamandrei/Caponnetto a Firenze.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Regione, che sottolinea come l’impegno verso il diritto allo studio resta uno dei pilastri dell’azione regionali e cerca di migliorare sempre di più, anche sul fronte dell’impronta ecologica dei servizi di ristorazione avendo a cuore un’alimentazione sana di studentesse e studenti.

Un menù più vegetale fa bene all’ambiente

L’indagine è stata presentata questa mattina in occasione di “Ma che cavolo! – la ristorazione universitaria che si (s)batte per l’ambiente”, il convegno nazionale organizzato a Firenze dall’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario della Toscana a cui hanno partecipato delegazioni degli enti per il diritto allo studio di tutta Italia.

Si sono confrontate esperienze per valutare l’impatto dei processi di produzione ed erogazione dei pasti nelle mense universitarie che vengono somministrati quotidianamente ad oltre due milioni di persone tra studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo.

Dagli interventi è emerso che l’introduzione di un’alternativa 100% vegetale tra i primi e i secondi piatti può portare ad un risparmio di 1.2 kg CO2 eq. per ogni utente: moltiplicato per circa 21 milioni di pasti a studenti universitari erogati ogni anno, significherebbe circa 25.000 tonnellate di CO2 in meno.

Nel corso di “Ma che cavolo!”, è stata annunciata anche la nascita di un board composto da 12 membri con il compito di redigere linee guida nazionali per una ristorazione universitaria in grado di ridurre la propria impronta ecologica.

 

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