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Lotta alla criminalità, il pericolo della “variante toscana”. Ciuoffo: “Strategici i beni confiscati alle mafie”

Presentato il sesto rapporto: aumenta il rischio di infiltrazioni mafiose, prevale la ‘ndrangheta seguita dalla camorra. La Toscana è ottava in Italia per riciclaggio, mentre il settore degli appalti è più soggetto alla corruzione

Suvignano, la Tenuta della Regione Toscana confiscata alla mafia

La chiamano “variante toscana” e definisce le caratteristiche territoriali della criminalità organizzata in regione, come agisce e influenza il suo tessuto economico e sociale. Dall’ultimo rapporto, relativo al 2021, sui fenomeni legati alle mafie e alla corruzione in Toscana –  realizzato dai ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa –  si evince un pericolo di radicamento dell’illegalità, con una matrice legata all”ndrangheta e alla mafia straniera.

Il rapporto parla anche di un elevato rischio di “trapianto organizzativo” di gruppi di origine camorristica e l’alta presenza di forme di criminalità economica, con prevalenza degli investimenti nel settore privato rispetto al mercato dei contratti pubblici. I settori più colpiti sono il tessile, il conciario e i rifiuti.

“Il pericolo cresce –  commenta l’assessore regionale alla cultura della legalità, Stefano Ciuoffo, nel corso della presentazione a Firenze – “ma cresce anche la nostra attenzione a tenere sempre alta la guardia. La collaborazione e l’unità tra tutte le istituzioni sono fondamentali e qui da noi non sono mai venute meno. Ciò ci induce a continuare ad essere vigili, ma anche all’ottimismo rispetto alla capacità di contenere i fenomeni criminali e di contrastarne il radicamento. Lo stiamo facendo utilizzando a fini istituzionali e sociali i beni sottratti alle mafie, azione che consideriamo strategica per riaffermare la presenza e la preminenza dello Stato rispetto a qualunque deviazione criminale. E abbiamo destinato a questo scopo importanti finanziamenti pluriennali”.

I dati della criminalità in Toscana

Sono state 8.206 le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio (+22,6% rispetto al 2020), con la Toscana che diventa l’ottava regione italiana per il loro numero e Firenze che è la prima realtà in Toscana. Le società interdette per mafia sono state 29 con una leggera diminuzione rispetto al 2020.

“La Toscana – spiegano Donatella Della Porta e Salvatore Sberna della Scuola Normale Superiore di Pisa – si è scoperta vulnerabile in questo trentennio di ricorrenti crisi che si sono succedute colpendo in fasi distinte i diversi settori dell’economia e della società toscana. Nessun territorio è stato risparmiato dall’impatto di questi cambiamenti, ma in alcuni di questi alle crisi è corrisposto un complessivo declino dei sistemi produttivi locali e del loro tessuto sociale, mettendo in discussione modelli, apparentemente resilienti, perché capaci un tempo di coniugare sviluppo locale e capitale sociale. Il rapporto di quest’anno mostra come le mafie e la corruzione sfruttano queste vulnerabilità, accelerando e aggravando gli effetti negativi di queste crisi, da qui l’esigenza di attivare nuovi meccanismi di accountability sociale che alimentino processi di monitoraggio civico dal basso”.

Il mercato degli stupefacenti e la tratta di esseri umani

La Toscana è, per l’eroina, la quinta regione italiana per quantitativo sequestrato. E anche per le droghe sintetiche è in posizione primaria nello scenario nazionale. Il porto di Livorno si conferma il terzo scalo nazionale per cocaina sequestrata.

Il fenomeno della tratta di esseri umani presenta contorni diversificati e molteplici canali di sfruttamento: dalla prostituzione al lavoro forzato, da attività illegali coatte (spaccio di droga, furti, borseggi) all’accattonaggio, dai matrimoni forzati a quelli servili, fino all’espianto e al traffico di organi.

I fenomeni di corruzione

Nel 2021 sono 39 episodi di potenziale corruzione. Diminuiscono, anche se di poco (da 3.777 a 3.659) i procedimenti per reati contro la Pubblica amministrazione, ponendo la Toscana all’11esimo posto su scala nazionale, mentre per peculato è la seconda regione in Italia.

Il settore degli appalti si conferma come quello più a rischio corruzione e l’ammonimento, nelle conclusione del rapporto, è di porre particolare attenzione alle risorse del Pnrr.

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