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Il Museo Ebraico di Pitigliano compie 20 anni: viaggio nella Piccola Gerusalemme

La comunità ebraica è presente nel borgo scavato nel tufo sin dal Quattrocento: la sua lunga storia rivive nel percorso espositivo realizzato grazie all’impegno dell’associazione “La Piccola Gerusalemme”

Compie vent’anni il Museo Ebraico di Pitigliano ma la storia della comunità ebraica stanziata nel suggestivo borgo di tufo alle pendici dell’Amiata, e conosciuta come “la Piccola Gerusalemme”, risale a molto prima. Alla fine del Quattrocento infatti le prime famiglie ebree si trasferiscono qui e nel 1598 edificano la loro Sinagoga, che oggi è stata restaurata e si può visitare.

Il Museo Ebraico, inaugurato nel 2002 grazie ai lavori finanziati dal Comune e all’impegno dell’Associazione “La Piccola Gerusalemme”, è un omaggio a questo legame che scorre attraverso i secoli e ancora oggi è visibile nell’architettura del paese e nelle sue tradizioni, anche culinarie. Come lo Sfratto, il dolce ripieno di noci e miele che risale al Seicento, quando gli ebrei di Pitigliano a seguito dell’ordinanza di Cosimo II dei Medici vennero radunati in un unico quartiere.

Un percorso scavato nel tufo nella vita della comunità ebraica

“È una ricorrenza molto importante per tutti noi – ha sottolineato il sindaco di Pitigliano, Giovanni Gentili per ricordare che Pitigliano porta avanti una lunga storia di convivenza. La cultura del dialogo e dell’incontro hanno sempre caratterizzato il rapporto tra ebrei e cittadini garantendo al borgo un arricchimento culturale straordinario di usanze e tradizioni”.

Il Museo Ebraico è un percorso espositivo che si sviluppa nell’antico Ghetto ebraico di Pitigliano. Qui nelle sale ipogee scavate nel tufo sono esposte le testimonianze della cultura ebraica sul territorio. Si può così ammirare il forno dove venivano cotte le azzime, la macelleria, dove veniva macellata la carne secondo la tradizione ebraica, e le cantine dove veniva conservato il vino kasher che ancora oggi è prodotto dai vinificatori di Pitigliano. Il percorso comprende anche la tintoria e il bagno rituale Mikvé, sotto la Sinagoga, dove in una vasca sempre scavata nel tufo le giovani praticavano il rituale del bagno purificatorio. Nella stessa sede è presente una mostra permanente di cultura ebraica.

Il Museo Ebraico di Pitigliano © Comune di Pitigliano

La memoria storica de La Piccola Gerusalemme

Il Museo Ebraico compie vent’anni, ma l’associazione “La Piccola Gerusalemme” che lo gestisce ne ha già 26: venne istituita da Elena Servi e da suo figlio Enrico il 4 ottobre del 1996.

Eravamo gli ultimi ebrei di Pitigliano e su noi gravava la responsabilità di tenere in vita la memoria del passato – racconta Elena Servi, oggi ultranovantenne, custode della memoria storica della comunità ebraica di Pitigliano e direttore della struttura museale – un passato importante: gli Ebrei sono presenti in questo borgo almeno dalla metà del 1500. Era una comunità ebraica fornita di tutto, dal punto di vista igienico, religioso, commerciale, sociale e culturale, con una biblioteca bellissima, ed era così rilevante e ben organizzata da meritare l’appellativo de La Piccola Gerusalemme o La Piccola Sorella, da parte della comunità ebraica di Livorno, che era invece La Grande Sorella”.

Poi con l’Unità d’Italia molti ebrei cominciarono a trasferirsi a Firenze, Livorno e Roma, tanto che la comunità di Pitigliano si ridusse a meno di 70 persone. Nel 1938 ci furono le persecuzioni razziali e durante la Seconda Guerra Mondiale i circa 30 ebrei che erano rimasti a Pitigliano furono aiutati e salvati dalle famiglie cattoliche che li nascosero nelle campagne. Con il crollo della Sinagoga, avvenuto negli anni Sessanta a causa di una frana, si spense l’ultima speranza di ricomporre la comunità.

“Il Comune di Pitigliano con il sindaco Brozzi finanziò il restauro della Sinagoga – conclude Elena Servi – che fu inaugurata nel marzo del 1995. Subito dopo furono sistemati i locali sottostanti. Fu un lavoro lungo e molto ben riuscito. Anche il forno delle azzime rimasto in funzione fino al 1939 e poi abbandonato, venne restaurato, così come la macelleria e il Mikveh. Un giorno espressi gratitudine al Comune per tutto questo, rivolgendomi all’assessore Diva Bianchini e lei mi rispose che il Comune aveva ricostruito, ma noi con il lavoro dell’associazione abbiamo restituito la vita a quei luoghi.”

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