Salute/

Università di Firenze, guarire con meno sofferenza: scoperto come ridurre il dolore

La ricerca realizzata in collaborazione con la New York University, l’Università della California di S.Diego e lo spin-off FloNext: “Potrebbe rivoluzionare il modo in cui affrontiamo l’infiammazione”

Ricercatrice

L’infiammazione provoca dolore, si sa, ma se fosse possibile guarire con minor sofferenza? È l’obiettivo della ricerca del dipartimento di scienze della salute dell’Ateneo di Firenze in collaborazione con la New York University, l’Università della California di S.Diego e lo spin-off fiorentino FloNext Srl. I risultati sono stati pubblicati su Nature Communications e, come spiega l’Università di Firenze, “potrebbero rivoluzionare il modo in cui affrontiamo il dolore infiammatorio”.

Secondo la ricerca, bloccare un recettore specifico delle prostaglandine (Ep2) nelle cellule di Schwann – che normalmente hanno il compito di proteggere le fibre nervose – riduce il dolore senza però interferire con il processo infiammatorio. “Una novità importante, perché l’infiammazione ha un ruolo positivo in quanto aiuta il corpo a riparare i tessuti danneggiati. Il problema è che spesso porta con sé dolore cronico, come quello dell’osteoartrosi o di altre malattie sempre più diffuse con l’invecchiamento della popolazione”.

Da sinistra: Francesco De Logu, Romina Nassini e Pierangelo Geppetti

Per alleviare il dolore si usano farmaci comuni come aspirina e ibuprofene, ma, come spiega il professor Pierangelo Geppetti che ha portato avanti la ricerca insieme a Francesco De Logu e Romina Nassini, “agiscono bloccando in modo indiscriminato le prostaglandine, con conseguenze potenzialmente gravi sull’apparato digerente, sul cuore, sui reni e sul fegato, soprattutto se assunti a lungo termine. Il blocco mirato del recettore Ep2, invece, potrebbe garantire lo stesso sollievo senza questi effetti collaterali”.

Secondo i ricercatori Unifi, sviluppare farmaci classici o a RNA capaci di colpire solo questo recettore nelle cellule di Schwann potrebbe portare a una nuova generazione di terapie: efficaci come i FANS ma senza i loro pesanti effetti collaterali, con particolare beneficio per la popolazione anziana.

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