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Vendemmia 2020, mancano 5 mila lavoratori

A causa delle restrizioni per il Covid non bastano i braccianti per la raccolta dell’uva. Fedagripesca lancia l’allarme e chiede al governo di semplificare i voucher agricoli

Vendemmia - © Yulia Grigoryeva

Agosto matura, settembre vendemmia”, è un vecchio proverbio toscano. E produttori e amatori aspettano settembre per cogliere il nettare dagli chicchi dell’uva tondi, densi, pronti per essere schiacciati.

Ma il settembre che si avvicina desta non poche preoccupazioni alle aziende toscane che si preparano alla vendemmia: manca la manodopera nelle vigne. E Fedagripesca Confcooperative Toscana lancia l’allarme: “Mancheranno circa 5 mila lavoratori”.

Mancano circa 5 mila lavoratori. Con le restrizioni per l’emergenza sanitaria la vendemmia 2020 rischia di saltare

La maggior parte dei braccianti stagionali, infatti, proviene dall’estero e quest’anno, per via delle restrizioni internazionali anti Covid non possono fare ingresso in Italia. Con il decreto legge 18 marzo il Governo ha permesso le prestazioni agricole ai familiari fino al sesto grado di parentela, ma non basta .

La popolazione che lavora in agricoltura è anziana, sono anziani anche i parenti”, commenta Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana e presidente della cantina sociale Colli Fiorentini.

In Italia manca una normativa specifica per il ricorso ai voucher agricoli che per la federazione di categoria potrebbero invece rappresentare un aiuto concreto per le aziende e per gli italiani in difficoltà economiche a causa della pandemia: “I voucher agricoli (ndr) permetterebbero a studenti, disoccupati, ristoratori che non hanno lavoro di venire nelle vigne a dare una mano e guadagnare denaro che poi potrebbero spendere, facendo ripartire l’economia”, precisa Baragli.

Per far ciò, però, serve una semplificazione nella possibilità di utilizzarli: “La vendemmia dura pochi giorni, la burocrazia ostacola le assunzioni per un tempo breve, e i viticoltori non possono contare solo sull’aiuto dei parenti”.

E la tecnologia, in questo caso, non è la soluzione. Molte aziende hanno meccanizzato la raccolta dell’uva ma sono molte quelle che continuano a preferire la raccolta a mano e per farlo servono braccianti. E in fretta.

Le fasi preliminari della vendemmia in Toscana inizieranno dopo Ferragosto, si entrerà nel vivo da metà settembre:  “La produzione di uva non è tanta, ma si annuncia un buon vino” prosegue Baragli. Perdere l’annata sarebbe un peccato. Il settore vitivinicolo, fiore all’occhiello del Bel Paese, non può permettersi sprechi, perché la crisi ha colpito anche i calici.

Da quanto emerge dall’indagine annuale sul settore condotta dall’ufficio studi di Mediobanca “nel solo primo trimestre del 2020 il comparto del vino ha perduto 15,4 miliardi di euro di capitalizzazione a seguito della pandemia COVID-19”.

Ma forse a preoccupare di più è la mancanza di fiducia nella ripresa da parte delle aziende italiane

Dalla stessa ricerca si apprende che oltre il 63% dei viticoltori è molto pessimista rispetto ai ricavi nel 2020 e che il 41,2% del campione ipotizza una flessione addirittura superiore al 10% . Per Baragli, invece, il calo delle vendite di vino italiano nel mondo sarà superiore al 4%: “L’export è calato – afferma – e quello della ristorazione e delle enoteche, è praticamente fermo. L’unico canale che prosegue è quello della grande distribuzione. Il Chianti, nel giugno di quest’anno, rispetto al giugno 2019 ha registrato un prezzo medio di 4,40 euro, e un incremento di bottiglie vendute del 3,3 %. Ma il resto del mercato soffre, manca una grossa percentuale di consumatori”.

Mediobanca parla di perdite, relative all’export, intorno ai 700 milioni di euro, 1,4 miliardi nello scenario peggiore. Se a questo si aggiunge la flessione del mercato domestico, allora le perdite arrivano addirittura a 2 miliardi: “Una fotografia che i porta a stimare nel 2020 una contrazione complessiva del fatturato per circa 2miliardi, frutto di minori vendite nazionali e estere, con una riduzione stimabile del settore tra il 20% e il 25% rispetto al 2019”, si legge nel report.

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