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Alival: accordo in Regione per il rilancio dello stabilimento di Ponte Buggianese

Firmato il protocollo d’intesa con cui la multinazionale si impegna per la reindustrializzazione del sito produttivo chiuso un anno fa, mettendo 400mila euro a disposizione

La firma del protocollo per lo stabilimento di Ponte Buggianese

È stato firmato questa mattina in Regione il protocollo d’intesa con cui la multinazionale Alival-Lactalis si impegna, anche economicamente, a favorire l’individuazione e il subentro di un nuovo investitore per il recupero del sito produttivo di Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia.

Un’intesa straordinaria per il recupero del sito produttivo

Si tratta di un accordo “straordinario”, come già era stato anticipato lo scorso maggio in occasione della presentazione dell’intesa sul territorio, che fa seguito ad una ferita che la chiusura dello stabilimento ha sicuramente provocato. Alival così, pur in assenza di un obbligo di legge, s’impegna con le istituzioni per la gestione della dismissione dello stabilimento e il suo rilancio, nella speranza condivisa che la reindustrializzazione generi nuovi posti di lavoro.

“È la prima volta che accade. L’azienda non è neppure proprietaria dello stabilimento, oltre a non essere obbligata dalla legge, e per questo lo riteniamo un esempio da lanciare a livello nazionale – commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani -. La definirei una vera e propria contrattazione concertata sulla prospettiva di passaggio di proprietà e il rilancio del sito”.

“Siamo di fronte ad un unicuum a livello nazionale che afferma in modo netto ed importante, con una declinazione concreta, la responsabilità sociale dell’impresa: un principio cui purtroppo in tanti vengono meno“ aggiunge Valerio Fabiani, consigliere speciale del presidente per le crisi aziendali.

L’annuncio delle dismissione dello stabilimento di Ponte a Buggianese, dove lavoravano 73 persone, risale a poco meno di un anno fa, a fine agosto 2022, preceduta dalla presentazione di un piano industriale di Alival favorevole ad un rafforzamento della presenza in Toscana, a Pienza (provincia di Siena) e Porcari (Lucca).

“Non siamo riusciti a convincere l’azienda a rimanere a Ponte a Buggianese – spiega ancora Fabiani –. C’è stato però un buon accordo sindacale che ha consentito l’accordo regionale per la ricollocazione dei lavoratori: la metà dei dipendenti che stiamo seguendo ha già trovato un nuovo impiego. E con il protocollo firmato oggi puntiamo a prepare le migliori condizioni possibili per la reindustrializzazione del sito”.

Alival mette 400mila euro a disposizione

In particolare il colosso della produzione lattiero casearia metterà a disposizione fino a 300mila euro quale contributo sulle opere di ripristino dell’area dello stabilimento di Ponte Buggianese in favore di chi si assumerà formalmente l’impegno, entro il 30 aprile 2024, alla riconversione e reindustrializzazione in settori diversi dal comparto lattiero caseario. Nel caso invece il nuovo investitore continui ad operare in attività di trasformazione casearia compatibili con quelle finora esercitate nello stabilimento Alival-Lactalis, sempre tramite la firma dell’intesa di oggi, assicurerà il trasferimento della proprietà dei macchinari e degli impianti presenti nello stabilimento, il cui valore è stimato in un milione di euro.

Ulteriori risorse saranno messe a disposizione del Comune, con o senza la presenza di un nuovo investitore entro la fine dell’aprile 2024, ed anche in questo caso di tratta di un inedito. “Non ci sono precedenti di aziende che, a seguito di una chiusura, mettono risorse a disposizione della collettività, come gesto nei confronti di un territorio ferito” annota ancora Fabiani.

Alival s’impegna infatti a contribuire per un importo complessivo fino a 100mila euro ad opere con finalità sociale: nel dettaglio si tratta del completamento di un villaggio scolastico. Se poi entro il 30 aprile dell’anno prossimo un nuovo investitore per il sito produttivo di Ponte Buggianesse non si fosse fatto avanti, la multinazionale girerà al Comune anche i 300mila euro che avrebbe messo a disposizione per il ripristino dell’area: complessivamente dunque 400 mila euro. L’azienda s’impegna anche a collaborare per la successiva azione di “scouting” promossa da Comune e Regione per individuare una o più filiere che si possano integrare nel tessuto economico, sociale e ambientale.

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