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A Firenze posate 25 “pietre d’inciampo” davanti alle abitazioni delle vittime del nazifascimo

La cerimonia dà il via alle celebrazioni per il Giorno della Memoria del 27 gennaio. Le targhe in ottone sono state realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig

Le pietre d’inciampo a Firenze

Venticinque nuove pietre d’inciampo nelle strade fiorentine per ricordare le vittime delle deportazioni naziste e fasciste, come segnali per indicare  le loro ultime abitazioni prima di essere uccisi. Simboli che tracciano un vero e proprio percorso della memoria e che sono frutto di un progetto nato nel 2019 dalla collaborazione tra la Comunità Ebraica di Firenze e dal Comune.

“Nonostante la pandemia abbiamo voluto rinnovare questo appuntamento  – ha dichiarato l’assessore alla Memoria del Comune di Firenze, Alessandro Martini. Queste piccole pietre rappresentano una testimonianza che ci aiuta a non dimenticare”. La cerimonia –  a cui ha partecipato anche l’assessora regionale alla Cultura della Memoria Alessandra Nardini, Enrico Fink presidente della Comunità Ebraica di Firenze oltre ai familiari e di rappresentanti di Aned, Anpi, Museo della Deportazione di Prato – dà il via alle iniziative in vista del Giorno della Memoria del 27 gennaio.

“Ci stiamo avvicinando al Giorno della Memoria – ha aggiunto l’assessora Nardini – e vogliamo ribadire il nostro impegno a non dimenticare e a far sì che l’orrore della Shoah, delle persecuzioni nazifasciste, il periodo più buio e vergognoso del Novecento, non si ripeta mai più. Le pietre d’inciampo sono importantissime, come lo sono i simboli e i monumenti che ci obbligano a ricordare, a non perdere coscienza di ciò che è stato, nelle nostre strade, nelle nostre piazze, nelle case in cui ancora oggi abitiamo, nei fondi dove oggi ci sono negozi in cui facciamo acquisti. Le pietre servono a far inciampare la nostra memoria, a farla soffermare, a impedirle di tirare dritto, di ignorare o dimenticare”.

Le targhe in ottone sono realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig e sono incastonate su cubetti di cemento che vengono incassati nel selciato di fronte all’ultima abitazione della vittima. A Firenze le prime undici apposizioni sono state effettuate il 9 gennaio 2020, a cui si sono aggiunge le 13 collocate il 23 gennaio dello stesso anno e le 24 del maggio 2021.

I nomi delle vittime delle deportazioni

Martedì 18 gennaio ne sono state apposte 25: in via delle Oche 11  la posa della pietra in ricordo di Diodato Gastone Sadun; in via degli Speziali 3  c’è la pietra dedicata a Angela Todesco Benedetto;  in piazza Santo Spirito 9 per Rudolf Levy e in via Mannelli 25 per Archimede Piani. Poi  in via Capo di Mondo 50 il ricordo di Oliviero Della Torre, Anna Lina Fiano, Massimo Della Torre, Manlio Della Torre e in via Manin 3  per Annetta Disegni Vogelmann e Sissel Vogelmann. In via Masaccio 76 le pietre sono per Gina Cave Bondì, Elena Segré, Giulio Segré, Lidia Segré e in via Duprè 51 per Leone Camerino.

Le pose proseguiranno anche giovedì 20 gennaio:  in via Giampaolo Orsini 51 con la pietra dedicata a Bruno Baldini; in Corso Italia 19 in memoria di Gastone Volterra; in via Fratelli Rosselli 78 saranno ricordati Alberto Guetta e Pierluigi Guetta;  in via Alamanni 9 Piero Viterbo; le pietre in piazza Vieusseux saranno dedicate a Enrico Castelli e Olga Renata Castelli e l’ultima cerimonia in via Trieste 20 per Elena e Ernesto Calò.

Cosa sono le Pietre d’inciampo

L’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti, è partita negli anni Novanta del secolo scorso e si è diffusa poi in diversi paesi europei. Si tratta di piccole targhe di ottone (in tedesco “Stolpersteine”), della dimensione di un sampietrino (10 cm x 10 cm), poste dai familiari di discendenti in ricordo delle vittime delle deportazioni.

Dal 1992 sono state poste più di 70.000 pietre in tutta Europa. Collocate davanti a edifici dove il deportato visse o fu catturato, di questi ne recano il nome, l’anno di nascita, la data, il luogo della deportazione e la data di morte. Scopo dell’iniziativa è preservare la memoria delle deportazioni, e l’inciampo rappresenta metaforicamente un invito alla riflessione.

Il progetto, arrivato anche a Firenze, è stato fortemente voluto dalla Comunità Ebraica di Firenze, grazie alla tenacia e all’impegno di Daniela Misul, presidente della Comunità ebraica di Firenze scomparsa a Firenze l’8 agosto 2019, e dal Comune.

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