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Alessandro, il fiorentino che ha riportato le capre a Capraia. “Qua la vita è bella”

Da consulente del lavoro a produttore di formaggi sull’isola toscana più lontana dalla terraferma. Signorini: “Il nostro sindaco ci definisce agricoltori eroici. Per noi è la realizzazione di un sogno”

Un’isola che rimane fedele a se stessa, alla sua natura, all’anima agricola. Capraia è così. Terra cullata dal mare profondo, difficile da raggiungere e per questo così speciale. Quasi tre ore di traghetto la dividono da Livorno, tanto che la Corsica è quasi più vicina della costa toscana.

Qui il tempo è scandito da quanto manca all’arrivo e alla partenza della nave

“La vita qui ha dei ritmi completamente diversi. Il tempo è scandito da quanto manca all’arrivo e alla partenza della nave. – racconta Alessandro Signorini, uno dei tre soci dell‘azienda agricola Il Saracello, produttrice di formaggio caprino sull’isola. Siamo talmente pochi che riusciamo a contarci: 120 abitanti d’inverno, duemila nella punta massima dell’estate”.

Sarà per questo che Capraia si basta e si rispetta. Si preserva e si cura. I suoi custodi sono gli agricoltori. Alcuni giovani hanno recuperato le vigne terrazzate, Alessandro invece – insieme ad altri due amici – ha deciso di riportare dal 2016 l’allevamento di capre e la produzione di formaggio, nei terreni dell’ex colonia penale.

Capraia, il panorama dalla collina

“Il latte e i formaggi di capra – racconta Signorini –  sono stati per decenni fonte di sostentamento per i detenuti e gli isolani. Poi nel 1986 chiude la colonia penale agricola e pian piano termina la produzione di caprino”.

Appena tre anni dopo il primo importante riconoscimento internazionale, la medaglia d’oro al World Cheese Awards con il “Mursa”.  “Un caprino fresco affinato negli orci di terracotta con l’elicriso, una pianta spontanea tipica dell’isola. Siamo stati riconosciuti un elemento unico nel panorama nazionale e internazionale”, aggiunge orgoglioso Alessandro.

Le capre sono animali straordinari, intelligenti e docili

Poi parla delle sue capre e me le presenta. Siamo in cima alla collina che guarda il porto. Di fronte c’è solo l’infinito. “Le capre sono animali straordinari, docili, intelligenti e anche affettuose.Grazie al pascolo che fanno tutti i giorni riescono a produrre un latte che ha aromi unici”.

I profumi sono quelli della macchia mediterranea che a Capraia è rigogliosa. Mirto, lentisco, rovi, erbe spontanee. Aromi che si ritrovano nelle produzioni dell’azienda: oltre al caprino anche robiola, caciotte, ricotta e yogurt. Una produzione che si attesta sui 100 litri di latte al giorno.

Ruderi dell’ex colonia penale a Capraia

“Il nostro sindaco ci definisce agricoltori eroici.  Considerate le difficoltà che ci possono essere anche nel portare i mangimi o il fieno e i problemi di logistica sulle vendite. Però  per noi questo continua a rappresentare la realizzazione di un sogno”.

Un sogno che aiuta anche a garantire – con la transumanza delle capre – anche le parti verdi dell’isola. E’ quel sentirsi parte di una comunità da curare, ognuno per la sua parte. E’ la responsabilità di chi fa agricoltura. Economia sì, ma anche rispetto e cura del luogo che si sceglie per produrre.

Alessandro ci crede. Alessandro ha scelto Capraia, il mare, quella terra lontana, le sue capre. Lui e i suoi soci.

Il nostro? Un sogno che ti fa dire che la vita è bella

“Io faccio il consulente del lavoro, Jacopo è rappresentante di cosmetici, Alessandro è  l’unico dell’isola e fa l’agente immobiliare.  Per noi questo rappresenta un’esperienza che ti fa dire che la vita è bella”.

Ci guardiamo intorno. C’è il vento che soffia potente. Alessandro tira fuori dall’auto le birre artigianali dell’isola e il suo caprino. Brindiamo insieme a quest’isola e alla sua anima selvaggia. Alla sua gente ed a questa vita che sì, qui si riscopre in tutta la sua bellezza.

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