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L’alluvione 56 anni dopo tra il ricordo delle vittime e le strategie per l’Arno

Il punto di Nardella sul piano ponti, il richiamo del cardinale Betorie a una ‘ecologia integrale’ nel segno della responsabilità ambientale

ponti firenze

L’alluvione 56 anni dopo: le celebrazioni del 4 novembre tra il ‘piano ponti’ di Firenze e la prevenzione delle esondazioni e il richiamo del cardinale Betori a un’ecologia integrale, per citare il Papa, nel segno della responsabilità ambientale.

Dopo la benedizione del fiume da parte del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il sindaco Dario Nardella ha lanciato una corona di alloro in memoria delle vittime dal Ponte alle Grazie.

Il 4 novembre è l’occasione per onorare tutte le vittime della terribile alluvione – ha detto Nardella – per ricordare, come ha fatto il presidente Mattarella nel 2016, quel grande moto globale di solidarietà“. Il primo cittadino ha voluto ringraziare gli angeli del fango.

Il sindaco ha poi evidenziato i due filoni di investimento per un Arno sicuro. “Il 4 novembre è anche l’occasione per fare il punto della situazione sull’impegno delle istituzioni sul fronte della prevenzione dei fenomeni legati all’esondazione non solo dell’Arno, ma anche del reticolo fluviale minore e di tutti gli affluenti” ha ricordato il sindaco.

La commemorazione delle vittime dell’Alluvione 56 anni dopo

La messa in sicurezza dei ponti

A Firenze – ha continuano Nardella – il nostro impegno è focalizzato su due fronti. Il piano dei ponti: procedono i lavori di messi in sicurezza del ponte Vespucci. Abbiamo illustrato pochi giorni fa l’intervento di restauro per Ponte Vecchio che ha anche finalità di maggiore sicurezza e abbiamo avviato una serie di analisi su Ponte San Niccolò“.

La prevenzione delle esondazioni

Il secondo filone, ha aggiunto Nardella, “riguarda la prevenzione delle esondazioni del reticolo minore, abbiamo completato la grande vasca di laminazione” e “abbiamo già realizzato con il consorzio di bonifica due progetto di fattibilità che riguardano sia la Greve che l’Ema. La nostra intenzione è realizzare delle piccole vasche di laminazione lungo questi due fiumi per un investimento stimato di altri 15 milioni“.

Il piano prospettato da Nardella su ponti e rischio esondazioni va ad inserirsi in un ambito ben più ampio: la Regione Toscana sta portando avanti interventi per 600 milioni sull’Arno e gli altri fiumi a rischio della Regione. Al tema è stato dedicato anche un convegno.

In mattinata si tenuta anche la consueta santa messa nella Basilica di Santa Croce, presieduta da Betori e accompagnata della Banda del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

Il cardinale Giuseppe Betori – © Conferenza Episcopale Italiana

Un’ecologia integrale e le calamità naturali

La creazione di Dio ha una sua armonia a condizione che ci sia chi la coltivi e la custodisca. Quando l’uomo dimentica questa sua responsabilità rispetto alla natura, questa da giardino in cui fiorisce la vita si trasforma in un inferno che trascina alla morte“. Con queste parole l’arcivescovo Betori ha ricordato le vittime dell’Alluvione, nella messa in loro memoria alla Basilica di Santa Croce.

Lavoro e cura della natura non si oppongono, ma si integrano – ha aggiunto Betoricome mostra il nostro panorama toscano che risplende dei valori naturali esaltati dall’operosità di generazioni che li ha plasmati in forme di fecondità e di bellezza. La cura umana del territorio fa parte della nostra responsabilità di oggi, perché non accadano più tragedie come quella che ci sconvolse 56 anni fa”.

L’arcivescovo di Firenze ha sottolineato l’importanza di una ‘ecologia integrale’, come l’ha definita il Papa, che “esalta la giusta centralità dell’uomo nella natura nel segno della responsabilità e chiede attenzione non solo ambientale, ma anche culturale, spirituale, sociale ed economica“.

Per Betori quindi “solo ritrovando la verità dell’uomo nella sua apertura alla trascendenza, la sua vocazione alla fraternità universale, la sua responsabilità verso tutte le creature potremo costruire un mondo in cui le potenze della natura non saranno nostre nemiche ma il giardino della nostra gioia“.

In Santa Croce una tappa speciale sull’Alluvione

L’Opera di Santa Croce dedicherà una tappa speciale del nuovo percorso di visita all’Alluvione del 1966. “Il nostro compito oggi è quello di rendere stabile la memoria dell’Alluvione, dargli una permanenza che deve essere resa immediatamente evidente e accessibile soprattutto ai più giovani, proprio adesso che si stanno perdendo i testimoni diretti di quel drammatico evento” ha ricordato Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce, intervenendo alla cerimonia ufficiale in basilica, uno dei luoghi che divenne simbolo dell’inondazione.

Proprio per custodire questa memoria, nel senso più alto e completo – ha annunciato – l’Opera di Santa Croce dedicherà una tappa speciale all’alluvione del 1966 per mettere a disposizione di chi viene accolto, e prima di tutto dei giovani, l’opportunità per un incontro consapevole con i valori spirituali e memoriali del complesso monumentale”. “C’è una memoria – conclude – che si è consolidata in 56 anni attraverso le testimonianze più diverse, da quelle istituzionali a quelle individuali, dalle collettive a quelle biografiche“.

Un 4 novembre tra Unità nazionale e Alluvione

Le cerimonie a Firenze per il Giorno dell’Unità nazionale e per la Giornata delle Forze Armate si sono svolte in piazza dell’Unità italiana per la commemorazione dei caduti di tutte le guerre. Non è mancato un riferimento all’alluvione.

Il 4 novembre a Firenze e in Toscana è un momento di grande intensità – ha sottolineato il presidente della Regione Eugenio Giani -. Da un lato il ricordo della vittoria nella Prima guerra mondiale, dall’altro l’Alluvione a Firenze del 1966” che avvenne proprio il 4 novembre, “se la legge sulla protezione civile nel suo prologo fa riferimento all’alluvione di Firenze e al terremoto del Belice possiamo dire che da quella lezione l’Italia si è organizzata con la protezione civile che è un punto di riferimento per l’Italia e l’Europa“.

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