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Italia, quando la maglia era azzurra e in campo c’erano due lastigiani

Fulvio Nesti (mediano) ed Egisto Pandolfini (centrocampista) si sono sfiorati più volte prima di giocare insieme in nazionale e nell’Inter. Erano entrambi di Lastra a Signa, che li omaggia così

Italia, la maglia azzurra di Fulvio Nesti esposta al Museo del calcio

Il giorno prima di quel 26 aprile 1953, il biologo James Watson e il neuroscienziato Francis Crick – che vincerà il Nobel per la medicina nel 1962 – pubblicarono sulla rivista Nature la ricerca sulla struttura a doppia elica del DNA. La guerra ormai alle spalle, la nuova moda, il boom economico, l’ascesa di Elvis Presley. E il calcio. Uno sport che dalla sua genesi in poi ha conquistato i popoli, a cominciare da quelli latini. A cominciare da noi. In quegli anni gli spettatori erano assiepati in quantità su spalti fatiscenti. A vederli dalla giusta distanza, le gradinate erano formicai fatti di volti urlanti e gioiosi. Tra un corpo e l’altro non c’era aria e nessuno se ne lamentava. Incuranti della sicurezza, dei tornelli, delle vie di fuga. Erano lì, per passione e con passione.

Rispondendo a una domanda del giornalista Enzo Biagi su cosa gli sarebbe piaciuto diventare se non fosse stato un regista e uno scrittore, Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale, rispose con disarmante semplicità: un bravo calciatore. «Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri».

Ancora oggi chi ama questo sport scrive sugli striscioni “no al calcio moderno”. Striscioni che mette in mostra allo stadio, durante le partite sempre più frammentate in giorni e orari improbabili per assecondare lo spettacolo televisivo. Si espongono gli striscioni, ma non si rinuncia alla presenza. Perché per viverlo davvero, il calcio, sugli spalti bisogna esserci. E il 26 aprile del 1953 i tifosi erano lì proprio per quello. Il loro obiettivo era assistere alla gara di andata tra Cecoslovacchia e Italia valida per la Coppa Internazionale, che fu poi soppressa nel 1960.

nazionale italiana

Quella gara ha un significato speciale. Non solo per i nostalgici del calcio che fu e per quelli che oggi difendono l’azzurro della maglia azzurra (tra l’altro, scherzo del destino, prima della sfida con la Grecia con indosso la “renaissance” l’Italia giocò in verde in quegli anni, contro l’Argentina).

Quel giorno è speciale perché a Praga, in nazionale, sulla soglia dei trent’anni debuttava Fulvio Nesti, mediano d’interdizione. Lui, nato a Lastra a Signa, dopo aver giocato nelle giovanili del Signe e della Fiorentina e un passaggio in serie B con la Scafatese, debuttò nella massima serie con la maglia della Spal, in trasferta a Torino contro la Juventus. Uno a uno il risultato finale. Anche se il gol dei bianconeri fu segnato da Ermes Muccinelli, quel giorno Nesti si trovò a contrastare le fughe di Giampiero Boniperti.

Ebbene, il 26 aprile del 1953 Boniperti non era più un avversario, ma un compagno di squadra. Come lo erano Moro, Magnini, Cervato, Neri, Rosetta, Cervellati, Mazza ed Egisto Pandolfini. Ed ecco che la storia intreccia finalmente due destini che sembravano segnati.

Sì, perché anche Pandolfini era nato a Lastra a Signa ma un anno dopo Nesti, che arrivò alla Spal come contropartita per l’acquisto di Pandolfini da parte della Fiorentina.

I due si sfiorano, ma non si toccano. Però in quel 26 aprile, a Praga, con la folla che assiepata sugli spalti urlava e incitava i cechi, i due compaesani sono per la prima volta sono compagni di squadra. In nazionale, con la maglia azzurra. Un fatto straordinario. Poco importa se quella gara si concluse con un due a zero per la Cecoslovacchia, che poi arrivò seconda (a vincere la Coppa fu l’Ungheria).

Quel giorno due giovani di Lastra a Signa si trovarono a vestire sullo stesso campo la maglia dell’Italia. Un fatto che si è ripetuto in altre occasioni in nazionale (poche, a dire il vero) e, qualche tempo più tardi, nell’Inter.

Ora, a 65 anni di distanza, il paese rende omaggio a questi due giocatori (e a quel momento storico). La sezione delle Signe dell’Unione nazionale veterani dello sport (Unvs) ha infatti intitolato la sezione al duo lastrigiano, ribattezzandola appunto “Nesti – Pandolfini Le Signe”. «Era doveroso, soprattutto dopo la scomparsa di Egisto Pandolfini, avvenuta nel gennaio di quest’anno» spiega il presidente dell’Unvs, Leandro Becagli. «Rendiamo così omaggio a due grandi atleti e sportivi del territorio». L’Unione nazionale veterani dello sport, costituita nel 1954 (ovvero un anno dopo quella fatidica gara), è un’associazione ufficialmente riconosciuta dal Coni che non riunisce solo i veterani dello sport affinché siano presi a modello dai più giovani, ma tiene vivo lo spirito e la passione per lo sport organizzando attività ed eventi.

Il programma 2020 della sezione “Nesti – Pandolfini Le Signe” è già in parte definito. Dalla giornata dello sport per l’associazionismo locale alla ciclostorica La Lastrense, dalla borse di studio alla mostra fotografica “Campioni nella memoria” (con 60 scatti di atleti deportati nella seconda guerra mondiale) fino ad arrivare al “Premio atleta emergente dell’anno”. «Tante iniziative che daranno visibilità al lavoro delle associazioni sportive di Lastra a Signa e Signa e all’importante lavoro che si svolge sul territorio, spesso grazie anche al sostegno delle amministrazioni comunali e dei tanti dirigenti che sono al servizio della comunità» commenta Gianni Taccetti, segretario Unvs.

Per chi guarda al passato con amore e commozione, la pagina Facebook lastigiana dell’Unvs offre immagini memorabili. Come ad esempio la foto della maglia azzurra in lana pesante e con lo scudetto tricolore in bella evidenza all’altezza del cuore. È stata donata dalla famiglia di Fulvio Nesti al Museo del calcio di Coverciano. E così la storia di Lastra a Signa si mette in mostra e diventa una storia di tutti.

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