© Daniela Mugnai per FST

Enogastronomia /LA RINASCITA

La casa dell’Agronomo a Pianosa, il bello e il buono come strumento di redenzione

L’edificio è stato recuperato dall’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano e aperto al pubblico con un percorso museale dedicato ai temi della biodiversità agricola dell’isola e delle sue risorse naturalistiche

“La bellezza salverà il mondo” – affermava Fëdor Dostoevskij, dello stesso parere doveva essere anche Leopoldo Ponticelli direttore, dal 1871 al 1881, del carcere di Pianosa che scriveva: “fare le cose con garbo non costa nulla e fa bene al morale dell’uomo”. Uomo illuminato, conferì un aspetto ricercato alle costruzioni dell’isola e in particolare alla Casa dell’Agronomo,  edificata  prima del 1875, per ospitare l’ Agronomo e altri dipendenti della Colonia Penale Agricola. 

L’edificio

E’ uno dei più pregevoli dell’intera Pianosa, costruito, in base al gusto dell’epoca, in stile eclettico, utilizzando blocchi di pietra locale e mattoni provenienti da una fornace anticamente attiva sull’isola. La struttura architettonica è composta da due piani e un corpo centrale: la torre, fulcro intorno a cui si sviluppa, simmetricamente, il resto dell’edificio. I paramenti originali della facciata, che presentavano aree intonacate e dipinte, sono stati recuperati dal restauro, grazie a indagini stratigrafiche che hanno consentito di ritrovare i colori di un tempo. Anche i colonnini di coronamento che incorniciavano il tetto sono stati ricostruiti sulla base di foto storiche. 

L’isola di Pianosa e la Casa dell’Agronomo – © Daniela Mugnai per FST

La colonia

Nonostante sia venuta alle ribalte della cronaca come: ”l’Alcatraz d’Italia” quando dalla metà degli anni 70 fino alla chiusura del penitenziario avvenuta nel 1997, fu trasformata in un supercarcere,  Pianosa,  nacque come isola-carcere nel 1858 e fu la prima colonia penale agricola italiana, perseguendo finalità rieducative e socializzanti, nel progetto dei riformatori del Granducato di Toscana, in linea anche con l’etimologia della parola “colonia”,  derivato dall’antico vocabolo latino “colonus”, ovvero colui che coltiva il campo proprio o l’altrui (contadino). L’attività agricola come strumento di rieducazione, per cui gli ‘ospiti’ erano impegnati nella coltivazione di alberi da  frutto e nell’allevamento di animali per garantire l’autosufficienza alimentare al carcere. 

L’agronomo e l’agricoltura

Ponticelli aveva diviso il territorio dell’isola in vari distretti agricoli, chiamati diramazioni o poderi, all’interno dei quali fece costruire gli edifici. Promosse l’intensificazione dell’agricoltura dell’allevamento del bestiame e la sperimentazione: fece nuovi impianti di gelsi per il baco da seta, di  piante frangivento e di nuove vigne, tra cui anche barbatelle americane contro la fillossera.  Sotto la direzione di Giuseppe Oggero vennero impiantate nuove vigne e impostate le culture dei prodotti agricoli tipici di una grande fattoria nel 1871 la colonia aveva 60 ha di vigne 800 piante di olive fruttiferi circa 1500 capi di ovini e produceva cereali legumi fagli fieno.

Nel 1878 l’azienda agricola di Pianosa partecipò all’esposizione fiera di Portoferraio con animali alveari e vino i prodotti furono molto apprezzati e vinsero vari premi. Nel 1879 la produzione agricola a produzione vinicola impose la progettazione di una nuova cantina e la necessità di un agronomo esperto sull’isola nel 1880 lavoravano circa 800 detenuti su quasi 300 ha di suolo agricolo misto a regime. Dal 1881 al 1898 l’isola vide la presenza continuativa di un ispettore agronomo del ministero dell’agricoltura Giuseppe Cusmano, che ebbe l’intuizione di utilizzare la poseidonia spiaggiata per ricavare un buon concime per le viti. A lui si devono vari esperimenti, tra cui un sistema per ripulire le botti con il vapore di un mulino per macinare il grano presente sull’isola. Tra il 1883 e il 1884 fu deciso di trasferire a Pianosa, da varie strutture italiane, i malati cronici, così da beneficiare del clima salubre, visti i successi sulla salute dei malati.

Nel 1907 fu istituito il primo sanatorio criminale al mondo per detenuti malati di tisi polmonare che rimase attivo fino al 1946.

Isola di Pianosa – © Daniela Mugnai per FST

Il recupero

L’edificio è stato completamente recuperato grazie ad un progetto dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, cofinanziato dal ministero dell’Ambiente. Grazie alle entrate dei ticket, il Parco ha dato nuova vita al prezioso edificio abbandonato trasformandolo in un punto di accoglienza pubblico allestito con un percorso museale dedicato ai temi della biodiversità agricola dell’isola e delle risorse naturalistiche dello straordinario ambiente che caratterizza l’Area Protetta a terra e a mare.

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