Made in Toscana /

Niente dazi dagli Usa sul vino italiano: un punto di ripartenza per i consorzi toscani

Gli stati Uniti hanno annunciato che non estenderanno gli aumenti tariffari ai prodotti dell’agroalimentare italiano: un’ottima notizia per i consorzi del Brunello, Nobile e Chianti

Gli Stati Uniti graziano i prodotti di punta dell’agroalimentare italiano: niente nuovi dazi su olio, pasta e vino. Una notizia che è stata accolta con entusiasmo dai produttori di vino della Toscana, che vogliono ripartire dopo questi mesi di difficoltà dovuti all’emergenza Coronavirus.
Il mercato statunitense infatti è uno dei più importanti per l’export italiano e toscano di vino, in generale per i prodotti agroalimentari tricolore gli Usa infatti sono il primo mercato extraeuropeo. I nuovi dazi, che erano stati minacciati nei mesi scorsi, secondo Coldiretti “avrebbero colpito 3 miliardi di euro di cibo Made in Italy, pari a 2/3 del totale in un momento reso già difficile dall’impatto della pandemia sul commercio globale”.

Una decisione a favore dell’agroalimentare Made in Italy

Il presidente statunitense Donald Trump infatti ha deciso di lasciare invariata in valore la lista dei prodotti europei soggetti ai dazi per gli aiuti illegali ad Airbus e così non ha messo in atto la minaccia di aumentarli al 100% dall’attuale 15% e 25% e di includere nella lista, che ha un valore di 7,5 miliardi di dollari, altri 3,1 miliardi di prodotti.

Ora verranno rimossi dalla lista dei dazi alcuni prodotti da Grecia e Gran Bretagna, e un valore equivalente sarà invece aggiunto a Francia e Germania. Per quanto riguarda l’Italia, nella lista del nuovo round di dazi imposti dall’amministrazione statunitense, non compaiono, come invece si temeva, pasta, olio e vini. Con la decisione dell’Ustr (United States Trade Representive) di non chiedere alcun dazio aggiuntivo alle produzioni Made in Italy, Washington mostra così il volto più buono per l’Italia e per le eccellenze della tavola, di fatto estranee al contenzioso Usa-Ue sulla vicenda Airbus.

Si tratta di una decisione – afferma il sottosegretario al ministero degli Esteri, Ivan Scalfarotto – che premia gli sforzi del governo ed in particolare della Farnesina e della nostra Ambasciata a Washington, nel mantenere un costante canale di dialogo con le autorità americane responsabili della politica commerciale”.

Dall’export segnali di ripartenza per il settore vinicolo

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini gli Stati Uniti rappresentano il primo buyer di vino al mondo e l’Italia è tornata a essere il primo Paese fornitore. Il valore delle vendite del vino made in Italy sul mercato statunitense nel primo semestre di quest’anno sfiora 1 miliardo di dollari, in crescita sia a volume (+2,9%) che a valore (+1,8%) sul pari periodo 2019.

Da qui il sollievo e la soddisfazione del comparto vitivinicolo italiano, a partire proprio dai grandi distretti toscani di Montalcino, Montepulciano e Chianti, che intravedono nelle scelte commerciali Usa un punto di ripartenza dopo il lockdown.

“Come Consorzio esprimiamo apprezzamento per il ruolo svolto dalla nostra diplomazia, dal Governo e dalle organizzazioni di settore per il risultato Raggiunto – ha commentato il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – un punto di ripartenza che mai come ora dovrà essere sostenuto con un’azione forte di promozione e presenza del nostro vino nel suo principale sbocco naturale”.

un punto di ripartenza che mai come ora dovrà essere sostenuto con un’azione forte di promozione del nostro vino

Il vino italiano che si salva dal nuovo round dei dazi aggiuntivi Usa è certamente una gran bella notizia per tutto il Belpaese enologico e in particolare per Montalcino. Gli Stati Uniti non sono solo il principale mercato di sbocco al mondo per il Brunello con un’incidenza del 30% sulle esportazioni globali, ma anche uno dei simboli del made in Italy oltreoceano” ha concluso Bindocci.

La soddisfazione dei consorzi del vino della Toscana

Soddisfatto per la decisione degli Usa anche il Consorzio Vino Chianti, per cui il mercato statunitense è importante, assorbe infatti una quota vicina al 20% della produzione complessiva di Vino Chianti, per un valore stimato intorno ai 100 milioni di euro.

“È un’ottima notizia – afferma Giovanni Busi, presidente del Consorzio – visto che il mercato statunitense per noi è il primo mercato di esportazione. In un momento come questo non avere aumenti di costi da parte degli importatori per noi è un’ottima cosa, che ci permette di riprendere l’attività commerciale per farla tornare ai livelli pre-Covid: abbiamo tutte le possibilità per poter ripartire, nel momento in cui l’America riapre i mercati al 100%. Gli Usa hanno continuato ad acquistare: ci è mancato un po’ il canale Horeca, ma il Chianti è un vino molto presente nella grande distribuzione americana, per cui non ci sono state grandi flessioni”.

Plaude alla scelta di non gravare con ulteriori dazi le eccellenze italiane anche Montepulciano: il mercato statunitense infatti vale il 22% dell’export per il Nobile ed è secondo solo a quello tedesco, dove vanno il 43% delle esportazioni.
“In un momento così particolarmente delicato e complicato per l’economia globale, la notizia che Trump abbia lasciato fuori dai dazi anche il nostro vino è qualcosa che fa sperare di riaprire prima possibile il dialogo con il mercato americano, non del tutto interrotto, ma certo messo a dura prova in questi mesi di pandemia” ha commentato Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.
“Un mercato, quello statunitense, che per la nostra denominazione vale oltre il 20% dell’export e dove abbiamo investito e continueremo a investire molto a livello di promozione – conclude Rossi – senza contare che gli americani sono una delle presenze più importanti a livello turistico per il nostro territorio, a maggior ragione quindi è importante poter essere sempre più presenti nel loro scaffale”.

I più popolari su intoscana