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Attualità /LA LUNGA NOTTE DEL VOTO

Elezioni Usa, testa a testa Trump-Biden. America al voto nel segno dell’incertezza

Al via la lunga maratona elettorale in America. I due candidati si sfidano sul filo di lana. Preoccupazione per temuti disordini nel giorno del voto

Un utilizzo più volte sconsiderato dei social network tanto che al via dell’Election Day negli Usa, Twitter censura nuovamente l’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump per un post incendiario legato alla decisione della Corte Suprema di estendere in alcuni stati la validità dei voti postali, scelta che secondo Trump potrebbe rivelarsi “fisicamente pericolosa”.  Nel tweet incriminato si specifica che “La decisione consentirà un imbroglio sfrenato e incontrollato e minerà l’intero sistema delle leggi, causerà anche violenza nelle strade”.

Un messaggio  – quello di Trump  – considerato dal gigante social ‘fuorviante’ e ‘controverso’, da qui la censura.

Insomma l’atmosfera è calda in America, dove hanno già votato oltre 100 milioni di cittadini e  dove sono già aperti i primi seggi. Tutto corre veloce: in un minuscolo villaggio New Hampshire, sono già state scrutinate le prime schede: una manciata di voti (5) tutti per Biden.

Intanto Trump però non si arrende e annuncia una battaglia legale per contestare i voti per posta che in alcuni Stati decisivi continueranno ad arrivare per giorni.  Secondo i rumors il repubblicano mediterebbe di autoproclamarsi vincitore delle elezioni nel caso in cui i primi dati dovessero vederlo in testa negli Stati chiave. E di fronte a questa ipotesi è sbottato pure l’ex presidente Barack Obama che ha definito Trump un “dittatore da quattro soldi”.

Certo è che l’America vive oggi queste elezioni in un’atmosfera quasi surreale, con la pandemia che non cessa il ritmo di contagio, con il rebus del conteggio dei voti effettivo che potrebbe arrivare in ritardo rispetto al previsto a causa dei voti postali (con timbro 3 novembre) che potrebbero rallentare le operazioni.

Poi si temono disordini e violenza. La tensione serpeggia in tutto il Paese, sia tra i militanti pro-Trump che in chi invece è contro l’attuale numero uno della Casa Bianca. Insomma, non saranno ore facili negli Stati Uniti, nelle lunghissime ore che porteranno all’elezione del nuovo presidente.

L’Election Day negli Usa sarà seguito con attenzione anche dalla nutrita comunità americana che si trova in Toscana, in particolar modo a Firenze.

Intanto anche Google si è attivato per informare i cittadini sul come si vota, con un form diviso per Stati e domande.

Google, il form per le elezioni USA su come si vota

La maratona elettorale

Guardando all’ora italiana alle 12 di oggi aprono i primi seggi sulla costa orientale americana mentre è atteso per le 15 in voto in California e sulla costa occidentale. Stanotte alle 1 chiuderanno i primi seggi in Indiana, Kentucky, Georgia, South Carolina, Vermont e Virginia. Mezz’ora dopo sarà la volta della chiusura anche in North Carolina, West Virginia e in Ohio.  Cruciali per il voto quest’anno proprio  Ohio e il North Carolina che mette sul piatto 15 grandi elettori.

Alle due di questa notte chiudono anche le operazioni di voto in due Stati chiave nella corse alla presidenza: si tratta di Pennsylvania e Florida. Alla stessa ora chiudono i seggi in  16 Stati, compreso il District of Columbia della capitale Washington.

Alle 3 del mattino toccherà invece al Texas con i suoi 38 grandi elettori. Qui c’è attesa per un probabile cambio della guardia, con la roccaforte dei repubblicani che potrebbe essere espugnata, secondo le previsioni, dai democratici. Alla stessa ora stop al voto anche in Wisconsin e Michigan.

Sale l’attesa per l’arrivo delle 4-5 del mattino, ora cruciale per sapere chi tra Biden e Trump sarà eletto presidente degli americani. Proprio intorno alle prime ore del mattino verranno serrate le urne in altri quattro Stati, tra cui lo Utah e alle 5 in altri cinque Stati, tra cui la California, Ultimi a chiudere la maratona dell’Election day saranno invece l’Alaska e le  Hawaii.

Biden e Trump a confronto – ctedits: Alex Gakos, Shutterstock

Come  e cosa si vota, il meccanismo in America

Le elezioni americane prevedono di eleggere sia il presidente degli Stati Uniti, sia la Camera dei Rappresentanti. Le elezioni valgono anche per l’elezione di un terzo del Senato, visto che i  senatori sono eletti per 6 anni. E’ previsto infatti ogni due anni il rinnovo di 1/3 dell’assemblea.

Si vota dunque in 50 stati, oltre al Distretto di Columbia. I ‘voti elettorali’ a disposizione nel totale degli Stati sono 538, per essere eletti servono 270 voti elettorali.

Nella pratica ogni Stato detiene un numero di voti elettorali che coincidono con i deputati dello Stato (definiti in base alla popolazione) a cui si aggiunge il numero pari a 2 senatori. Oltre a questi il Distretto della Columbia elegge 2 grandi elettori.

Secondo il meccanismo in atto dal Settecento in America a questo punto il candidato che ottiene più voti  dagli elettori in un determinato Stato ottiene in automatico tutti i ‘voti elettorali’ appartenenti al medesimo. Voti elettorali che si sommano nel corso della lunga maratona dello spoglio.

Ma cosa accade dopo la ‘distribuzione’ dei voti elettorali (che ricordiamo in totale sono 538 ricalcando il numero grandi elettori, composti da deputati e i senatori)?

Ogni deputato/senatore ha già manifestato antecedentemente il candidato che sostiene alla presidenza degli Stati Uniti. Si tratta dunque di ratificare e confermare l’intenzione di voto già espressa pubblicamente.

L’elezione avviene quindi – secondo il meccanismo  – in maniera indiretta: saranno dunque i “grandi elettori” a formalizzare l’elezione del nuovo presidente Usa a metà dicembre, il candidato che avrà raccolto dunque almeno 270 voti.

I sondaggi

C’è ancora incertezza sull’esito delle elezioni Usa, anche se i sondaggi confermano un leggero vantaggio di Biden su Trump che comunque ha recuperato qualcosa in alcuni Stati.  Il presidente dal canto suo ha definito le previsioni riportate alla vigilia del voto ‘un bidone, una bufala, sono falsi“. Poi l’ottimismo ‘Siamo messi bene e vinceremo”.

Adesso al di là degli slogan e delle convinzioni dell’uno e dell’altro, la verità ultima sta solo dentro le schede elettorali e quelle saranno l’unica vera voce degli Stati Uniti sulla scelta di chi li governerà per i prossimi anni.

 

 

 

 

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