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La Regione Toscana si racconta: dalle prime elezioni alle leggi che cambiarano la sua storia

L’insediamento, le prime sedute e poi il Pegaso, ma soprattutto la legislazione di competenza: dalle coppie di fatto alle norme contro le discriminazioni sessuali

Regione Toscana – Palazzo Strozzi Sacrati - © Paolo Lo Debole

Più di mezzo secolo, 52 anni per la precisione, di amministrazione regionale. La prima elezione avvenne il 7 e 8 giugno 1970 con tante aspettative, poi a seguire leggi specifiche sulle materie di competenza e via via una gestione sempre più radicata sul territorio. La Festa della Regione è una celebrazione tra passato e futuro e la mostra a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della giunta regionale, ne ripercorre le tappe principali con foto, racconti, le prime delibere, i primi verbali di giunta e alcuni telegrammi.

Nel 1970 i toscani alle urne per eleggere il governo della Regione

Era il 7 ed 8 giugno del 1970 quando i cittadini furono chiamati, anche in Toscana, alle urne per le prime elezioni delle quindici Regioni a statuto ordinario appena istituite, previste dalla Costituzione del 1946, ma a cui non si era fino ad allora dato corso. In Toscana i cittadini votarono per eleggere 50 consiglieri regionali (oggi sono 40, oltre al presidente della giunta) e grandissima fu l’affluenza: il 95,89 per cento, addirittura il 97 per cento in provincia di Siena.

I maggiori consensi li raccolse allora il Partito Comunista Italiano (42,32% e 23 seggi), seguito dalla Democrazia Cristiana (30,53% e 17 seggi, prima a Lucca e seconda in tutte le altre province), dal Partito Socialista Italiano (8,74%. 3 seggi) e dal Partito Socialista Unitario (6,40%, 3 seggi). Nel parlamentino toscano entrarono anche il Psiup, il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano e il Movimento Sociale Italiano, con un consigliere a testa.

Il 13 luglio 1970 si svolse la prima seduta del Consiglio regionale della Toscana nella sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia di Firenze. Solo successivamente la sede definitiva fu infatti stabilita in Palazzo Panciatichi, ora Palazzo del Pegaso assieme a Palazzo Covoni Capponi. Elio Gabbuggiani (Pci) fu il primo presidente del Consiglio regionale (già presidente di Provincia, fu in seguito sindaco di Firenze) e Lelio Lagorio (Psi) fu scelto come presidente della giunta regionale, per poi diventare anni più tardi parlamentare e ministro. L’elezione diretta del presidente dell’esecutivo regionale invece è stata introdotta in Toscana con le elezioni del 2005.

Gli elettori, per quella prima chiamata alle urne, erano circa mezzo milione in meno rispetto ad oggi, ma non votavano i diciottenni. I votanti, da 21 anni in su, furono 2.418.505 – due milioni e 328.196 i voti validi – ed anche il 15 e 16 giugno 1975, prima volta dei diciottenni alle urne, la percentuale di votanti rimase stellare: il 95,7 per cento. Per quindici anni l’affluenza è rimasta altissima, per poi arretrate come nel resto d’Itlaia: nel 2020 si è fermata al 62,6 per cento, ma la più bassa in assoluto è stata nel 2015 (48,28%).

Le sedi della Regione e il Pegaso

Per venticinque anni, dal 1970 al 1995, Palazzo Budini Gattai, in piazza Santissima Annunziata a Firenze, ha ospitato la sede della presidenza della giunta regionale, poi trasferitasi a Palazzo Bastogi in via Cavour (fino al 2008) e quindi a Palazzo Strozzi Sacrati in piazza del Duomo.

Il Pegaso, il cavallo alato del mito greco che era stato utilizzato dal Comitato toscano di liberazione nazionale come simbolo di libertà, diventa da subito nel gonfalone il simbolo della Regione Toscana – preferito all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci – e venti anni più tardi fu scelto come unico emblema anche per lo stemma e il sigillo.

Le leggi che hanno fatto la sua storia 

Con lo Statuto del 2004, la Toscana, prima in Italia, aprì alle coppie di fatto e alla promozione dell’estensione del diritto di voto agli immigrati, nel rispetto dei principi costituzionali. La Toscana è stata anche la prima a legiferare in tema di cannabis terapeutica, nel 2012.

Nel 1988 la Toscana varò la prima normativa regionale italiana per salvaguardare i valori della cultura nomade. Ancora, nel 2014, la Toscana approva, prima in Italia, una legge contro le discriminazioni sessuali. Primato nazionale, nel 2007, anche per la legge che apre al dibattito pubblico e al coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni delle istituzioni o, nel 2001, all’esperimento del Parlamento regionale degli studenti. Più di recente la Toscana viene indicata come modello dalla legge “Salvamare”, con il progetto Arcipelago Pulito, per la raccolta delle plastiche da parte dei pescatori.

Le sfide più grandi arrivano però dalle tragedie che si sono susseguite in questi anni e la loro gestione: l’alluvione della Versilia nel 1996, il disastro alla stazione ferroviaria di Viareggio nel 2009, il naufragio della Costa Concordia al Giglio nel 2012, il modello di accoglienza diffusa’dei migranti, il rogo della Teresa Moda a Prato nel 2013, l’alluvione a Livorno, Collesalvetti e Rosignano nel 2017, il Monte Serra in fiamme nel 2018 e poi la gestione della pandemia da Covid-19 nel 2020.

Poi le grandi opere: la diga di Bilancino ieri, che si iniziò a costruire nel 1984, e la Darsena Europa oggi a Livorno, tanto per rammentare due tra i tanti progetti e interventi.

Tante le occasioni di confronto: dal Meeting di San Rossore sui temi della globalizzazione, dialogo tra istituzioni e movimenti, dal 2001 al 2009, all’incontro con i giovani per costruire insieme le politiche del futuro, sempre a San Rossore, nel 2021, dal Meeting sui diritti umani al Mandela Forum di Firenze dal 1997, con le scuole, al Treno della memoria da Firenze ad Auschwitz, sempre con gli studenti delle scuole superiori, dal 2002 o le iniziative con i giovani sui terreni strappati alle mafie, come nelle tenuta senese di Suvignano che dal 2018 è tornata ai cittadini ed assegnata alla Regione.

E poi i dibattiti,  dalle leggi Bassinini a fine anni Novanta alla riscrittura nel 2001 del titolo V della Costituzione, fino ai più recenti progetti di autonomia differenziata o speciale di cui si è iniziato a discutere dal 2018.

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