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Lavoro, progetto di Coldiretti Toscana contro il caporalato

Demetra si propone di contrastare fenomeni di sfruttamento tra i braccianti agricoli creando i presupposti per una reale integrazione sociale

Agricoltura

Sono 277 i soggetti extracomunitari, vittime o potenziali vittime di sfruttamento in agricoltura e fenomeni di tratta: sono stati coinvolti nel progetto Demetra coordinato da Coldiretti Toscana. L’associazione li ha accompagnati verso un percorso di informazione e formazione indispensabile per accedere al mercato del lavoro regolare, nell’ottica di una vera integrazione sociale.

Il progetto è stato presentato a Firenze: Coldiretti Toscana è capofila di un partenariato di cui fanno parte Ausl Toscana Nord-Ovest, Sistema Toscano Antitratta, Università degli Studi e Provincia di Siena, e un gruppo di associazioni e cooperative sociali.

Lo strumento per far incontrare i cittadini extracomunitari con le circa 600 imprese agricole coinvolte dalla fase di divulgazione del progetto sarà il portale Job in Country di Coldiretti.

Lo scopo è sempre – ha affermato il presidente regionale dell’associazione, Fabrizio Filippivalorizzare e mettere in trasparenza le nostre produzioni. Lo abbiamo fatto con la sicurezza alimentare, con l’indicazione obbligatoria sull’etichetta dell’origine dei prodotti. In questo caso lo abbiamo fatto con la legge sul caporalato, lo abbiamo fatto con la legge sulle pratiche sleali. Dalla combinazione di queste ultime due leggi cerchiamo di lavorare per mettere in trasparenza definitiva anche la filiera del lavoro, che sarà un valore aggiunto per le nostre imprese“.

Mettendo in trasparenza anche la filiera lavorativa riusciamo ad andare a combattere quel fenomeno che nella nostra regione si chiama caporalato bianco, per cui tante aziende per stare al passo con i dettami della Grande distribuzione organizzata a volte incorrono in qualche situazione di poca trasparenza” ha aggiunto Fabrizio Filippi.

La situazione di crisi economica vissuta oggi “presta il fianco – avverte Filippi – a possibili scorciatoie. Credo che dovrebbe esserci una risposta coesa anche da parte della grande distribuzione, per esempio, perché in questo momento serve fare squadra e fare rete. Diversamente assistiamo a fenomeni preoccupanti, di aziende che vanno a chiudere, o perché non ce la fanno, perché stare sul mercato con le regole è molto difficile, o scadono in situazioni pericolose e poco chiare”.

Un lavoratore su due è straniero

In Toscana oltre un’azienda agricola su due (53%) fa ricorso ai lavoratori stranieri soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con contratti stagionali principalmente per il lavoro nei campi, per la gestione dell’allevamento e la pulizia degli stabili (manutenzioni).

E’ quanto rileva l’indagine conoscitiva ‘Gli immigrati e l’agricoltura nella Regione Toscana‘ realizzata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, presentata nell’ambito di un convegno a Firenze. I lavoratori stranieri nell’agricoltura toscana sono 24.000, il 42% del totale.

La predisposizione ad accogliere i lavoratori stranieri appare più alta nelle aziende con un numero più elevato di anni di attività (85% di imprese con stranieri con più di 11 anni di attività, contro il 75% del totale del campione). Le aziende di grandi dimensioni sono quelle che hanno fatto o fanno più ampio ricorso alla manodopera straniera, con il 50% di imprese con stranieri che è nella fascia sopra i 21 ettari di terreno.

La ragione di una crescente richiesta di manodopera straniera, secondo l’indagine, è da ricercare nella “maggiore disponibilità e flessibilità rispetto agli italiani a lavorare all’aperto e nei giorni festivi e weekend, garantendo in questo modo risposte puntuali ai fabbisogni aziendali“.

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