Storie /memoria

Empoli, la storia dei vetrai morti nei campi di sterminio a causa di uno sciopero

Sono in qualche modo “tornati a casa” i quattro vetrai empolesi deportati e uccisi nel 1944. Alla loro memoria sono dedicate nuove pietre d’inciampo. I loro nomi sono Luigi Zingoni, Luigi Grandi, Tommaso e Silvano Gasparri

A Empoli è impossibile dimenticare l’otto marzo, che qua non è una data qualunque. Quel giorno di 78 anni fa è infatti irrimediabilmente cambiato il corso della vita di molti cittadini empolesi. Tra loro c’erano anche Luigi Zingoni, Luigi Grandi, Tommaso e Silvano Gasparri, che poi erano anche padre e figlio. Silvano all’epoca aveva appena 16 anni. In comune avevano il lavoro all’antica vetreria Taddei, la residenza nella centralissima via del Papa e l’antifascismo. Ma in comune, purtroppo, hanno avuto anche la morte, incontrata loro malgrado in un campo di sterminio nazista.

L’arresto, la deportazione e il “ritorno”

Il primo marzo del 1944 fu indetto uno sciopero, che a Empoli avrebbe dovuto svolgersi i 4 di quello stesso mese. I protagonisti di questa storia aderirono allo sciopero, i loro nomi furono comunicati alle autorità e di conseguenza vennero arrestati. Ventisei persone in tutto. Prima furono portati nella caserma dei carabinieri, a Empoli, poi trasferiti alle scuole Leopoldine di Firenze, infine alla stazione Santa Maria Novella, dove la mattina dell’8 marzo 1944 partirono in treno verso il campo di concentramento di Mauthausen. Arrivarono tre giorni dopo. Lì furono divisi e smistati nei campi di sterminio in cui trovarono la morte.

Empoli, posta delle pietre d’inciampo in via del Papa

Oggi a Tommaso e Silvano Gasparri sono state dedicate due pietre d’inciampo, cui si aggiungono quelle a Luigi Zingoni e Luigi Grandi. Sono state poste di fronte a casa loro, in via del Papa, di fronte agli attuali civili 75 e 81. “È come se fossero tornati a casa” commenta Alessio Mantellassi, presidente del Consiglio comunale con delega alla cultura della memoria.

Il gemellaggio

Insieme a lui, durante la cerimonia, c’era anche la nipote dei Gasparri, non priva di commozione. Ma a rendere tutto così speciale e significativo è stata anche la rappresentanza della delegazione austriaca di Sankt Georgen an der Gusen, che da più di vent’anni è gemellata con Empoli. “In quella città c’era uno dei campi di sterminio in cui morirono i nostri concittadini” precisa Mantellassi. “Il fatto che siano qua con noi durante la posa delle pietre è particolarmente significativo”.

La ciminiera

Anche se l’ex quartiere industriale è stato completamente riqualificato, la vecchia ciminiera della vetreria esiste ancora. Oggi è lì come un monumento alla memoria dei caduti e dei deportati. Ed è proprio per mantenere viva la memoria che tra un paio di giorni saranno poste altre pietre d’inciampo, e poi altre ancora nei mesi a venire. “Alla fine dell’anno ne avremo collocate ventuno”, assicura Mantellassi.

Se la memoria è educazione civica

Stamani alle celebrazioni c’erano tutti. Il Comune di Empoli, certo, ma anche i familiari dei deportati, le associazioni Aned, Spi Cgil Empoli, Comune di Montelupo, la sezione soci di Unicoop Firenze, tutte le autorità militari e civili e cittadini. Ovviamente c’erano anche loro, gli studenti delle scuole superiori Virgilio e Santissima Annunziata e delle primarie Leonardo da Vinci, Carducci e Pontorme.

Empoli, posta delle pietre d’inciampo in via del Papa

“Il nostro percorso della memoria ha molti significati” ci spiega commenta Alessio Mantellassi. È un modo per dire ai parenti delle vittime che quello che potrebbe sembrare un dolore solo familiare è in realtà una ferita dell’intera comunità. Quel legame con la nostra gente non si è mai interritto ed è tutt’ora vivo. Iniziativa come queste, poi, sono destinate a coinvolgere i giovani in un percorso di educazione civile che passa appunto dalla memoria. È anche un modo per stimolarli a prendersi cura del luogo in cui si vive, conoscendone la storia”.

I più popolari su intoscana