Enogastronomia/

Pomodoro costoluto fiorentino salvato dai cinesi grazie al “Golden Power” di Draghi

L’ortaggio tra i prodotti agricoli a rischio per la cessione di una multinazionale di sementi: a bloccare l’operazione commerciale è stato il premier con il ministro Patuanelli

Il pomodoro costoluto toscano - © Luca Managlia per Vetrina Toscana

Il pomodoro costoluto fiorentino, una delle eccellenze della biodiversità toscana, è salvo: l’ortaggio era tra i prodotti agricoli che rischiavano di finire nelle mani della Cina a seguito di una cessione societaria. A bloccare l’operazione commerciale è stato il premier Mario Draghi con il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli che ha esercitato per la prima volta il “Golden Power“. Il presidente del Consiglio si è opposto all’acquisizione da parte di Syngenta Crop Protection Ag, acquistata dal colosso cinese ChemChina, dell’intero capitale di Verisem B.V. e delle sue controllate.

La Verisem, con 2200 produttori è leader mondiale nel settore delle sementi, ha 5 siti produttivi (3 in Italia, 1 in Francia e 2 negli Stati Uniti), distribuisce in 117 Paesi e realizza il 54% del suo fatturato in Europa, il 20% nelle Americhe, il 19% fra Asia e Pacifico e il restante 6% in Medio Oriente. La Coldiretti, insieme a Filiera Italia, avevano sollecitato subito un intervento del Governo per impedire il passaggio in mani cinesi di “una realtà strategica per la sovranità alimentare nazionale”.

Consegnare la produzione delle sementi alla Cina avrebbe significato consegnare le chiavi della nostra biodiversità e del patrimonio genetico nazionale fatto di sementi conservati da generazioni di agricoltori – sottolinea il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio FilippiHa fatto bene il Governo ad applicare per la prima volta nella storia il potere speciale della Golden Power. Le conseguenze di questa cessione avrebbe prodotto effetti collaterali incalcolabili per tutto il nostro sistema”.

La Toscana è la culla della biodiversità con 15 Igp, 16 Dop, 11 Docg, 41 Doc, 6 Igt e 460 prodotti agricoli tradizionali alle quali si aggiungono 5.000 aziende agricole ed oltre 125 mila ettari destinati a biologico od in conversione. Tra i semi che hanno rischiato di finire nelle mani cinesi molte varietà di sementi autoctone, insieme a cavoli, radicchi, cipolle, cicoria, fagioli, piselli, pomodori, melanzane, carote, fave, ravanelli, cetrioli, meloni, cocomeri e peperoni ma anche zucche e fiori da mangiare, presenti nel catalogo della Verisem. Nell’elenco delle specie a rischio, oltre al costoluto fiorentino, il carciofo violetto di Romagna, il cavolo romanesco, la cipolla di Pompei e la zucca berretta piacentina.

L’acquisizione di Verisem – conclude Coldirettiavrebbe spostato in Asia gli equilibri strategici mondiali sul controllo delle sementi per la produzione di ortaggi ed erbe aromatiche aggravando una situazione in cui già 2 semi su 3 (66%) sono in mano a quattro multinazionali straniere, secondo l’analisi Coldiretti su dati centro studi Divulga. Una situazione che espone le imprese agricole. La perdita di potere contrattuale si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la biodiversità, la tutela dell’identità territoriale e la libertà di scelta dei consumatori“.

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