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Scoperta una versione inedita di un cantico di San Francesco

La più antica esortazione alla Lode di Dio trovata da una dottoranda dell’università di Ferrara alla Biblioteca Medicea Laurenziana

San Francesco d’Assisi predica agli uccelli_Bruno Bramanti

Sembrava una nota a margine, un comune appunto scritto in latino tra le pagine di un manoscritto del tredicesimo secolo: invece era la più antica e completa versione mai ritrovata dell’Esortazione alla lode di Dio, opera di San Francesco d’Assisi. Opera che anticipa il Cantico di frate Sole.

La scoperta, anticipata dall’Osservatore Romano, è stata possibile grazie alla dottoressa Roberta Iannetti, dottoranda in Paleografia all’Università di Ferrara (che ne dà notizia sul proprio sito), e del suo supervisore, professor Sandro Bertelli del Dipartimento di Studi Umanistici.

La nuova trascrizione è stata rinvenuta nella prima carta del codice Pluteo 22 dex. 3, oggi conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, ma proveniente dall’antica biblioteca del convento francescano di Santa Croce a Firenze.

La versione ‘laurenziana’ identificata da Unife, così definita in riferimento alla sede in cui si trova il manoscritto, si compone di diciassette versetti, per la maggior parte citazioni dalla Bibbia. L’Exhortatio – finora conosciuta soltanto grazie a due fonti tarde – sarebbe stato composto per accompagnare una rappresentazione pittorica delle creature, e vergato personalmente dal Santo sulla tavola.

I versetti in più della versione laurenziana sono ben cinque: due, in chiusura, sono benedizioni; un altro – Qui fecit nos laudate Dominum – si inserisce nel lungo elenco di esortazioni alla lode modellate su passi biblici. Il primo e il terzo sembrano invece riferirsi direttamente alle circostanze di composizione del testo e al gruppo dei frati intorno a Francesco. Uno si rivolge a ‘tutti i frati con cappucci’, offrendoci una testimonianza precoce dell’abito voluto dal Santo di Assisi per sé e per i suoi compagni. L’altro, infine, esorta alla lode di Dio tutti coloro che ‘guardano questa tavola’“, spiegano Iannetti e Bertelli.

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