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Strage dei Georgofili, quando l’Italia alzò la testa contro la mafia

Cerimonia a Palazzo di Giustizia alla presenza del presidente Mattarella per ricordare la reazione collettiva dopo il vile attentato. Il ricordo dei magistrati Vigna e Chelazzi

L’arrrivo del presidente Mattarella al Palazzo di Giustizia

Firenze non dimentica i 30 anni dalla strage dei Georgofili. Le stragi del 1992 e del 1993 furono “brutali prove di forza guidate da strategie di destabilizzazione del Paese”, “furono stragi pianificate da Cosa Nostra” nella convinzione che “mischiare il sangue di vittime innocenti alla polvere originata dalla distruzione del patrimonio culturale della Repubblica avrebbe messo in ginocchio lo Stato“. Così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo è intervenuto alla cerimonia al Palazzo di Giustizia di Firenze. Evento a cui ha partecipato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A Firenze, come altrove, la mafia ha perso, lo Stato ha vinto” ha detto Fabio Pinelli vicepresidente del Csm intervenendo alla cerimonia. Le vite spezzate delle vittime dei Georgofili, tra cui le bambine Caterina e Nadia Nencioni, “sono state per la mafia semplici danni collaterali rispetto a un suo più ampio e delirante progetto”, ha detto Pinelli, ripercorrendo i fatti del 1992 e del 1993 dopo che Cosa Nostra “cercò la rivincita dopo il maxiprocesso“. Ma la mafia non è riuscita a “fiaccare la nostra Repubblica. La magistratura ha inferto durissimi colpi a Cosa Nostra. La strage dei Georgofili non è rimasta impunita e il sangue delle vittime dei Georgofili non è stato versato invano – ha concluso – L’Italia tutta alzò la testa”.

Pur non essendovi nata, abito a Firenze da tanti anni. Il boato della notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993 è stato il segno atroce della mia appartenenza alla città, alla sua storia e al suo valore” e oggi “sento di dovere tributare a questa città riconoscenza per la capacità di reagire a una strage odiosa e voglio ribadire ora questo sentimento, che si associa a poche altre parole, legate alla mia esperienza di giudice costituzionale” ha affermato la presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, nel suo intervento.

Un avvenimento così tragico, lungi dal produrre una lacerazione tra collettività e istituzioni, è stato rivelatore della forza e della solidità dello Stato di diritto che ha risposto con la lucidità della ragione e il convinto rispetto delle regole, alla spietata strategia mafiosa” ha invece aggiunto il primo presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano.

Cassano ha ricordato le figure dei magistrati fiorentini Piero Luigi Vigna e Gabriele Chelazzi che guidarono le indagini della procura di Firenze sull’attentato. “I due – ha detto Margherita Cassanohanno onorato l’intera magistratura con il loro intelligente, generoso, infaticabile impegno investigativo nella ricostruzione del fatto e nella individuazione degli autori. Impegno sempre improntato al metodo della costante verifica della idoneità della prospettazione accusatoria a superare il vaglio giurisdizionale nel contradditorio tra le parti. Rimane la loro eredità di ideali e di rigore intellettuale a cui ispirare il nostro servizio oltreché una continuità di sentimenti e di rapporti di amicizia”.

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha ricordato “la settimana successiva alla strage le assemblee degli studenti, lo sdegno della città. Da quella capacità di reazione arrivò anche l’impulso a magistrati, bravissimi, che sono riusciti a ricostruire tutto il percorso criminoso e portare a 32 condanne esemplari. La strage dei Georgofili è un punto di riferimento della reazione civile e della capacità della giustizia di fare giustizia“.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, esprimendo la sua “commossa vicinanza”, in un messaggio di saluto ha aggiunto che “indelebile è in tutti noi il ricordo della scellerata violenza mafiosa che la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 ha colpito al cuore la città di Firenze e tutta l’Italia con 300 chilogrammi di esplosivo che hanno spezzato vite innocenti, cagionato oltre 40 feriti e deturpato luoghi di arte e di storia. Ma indelebile deve anche essere il ricordo del coraggio e dell’orgoglio con cui a Firenze e in ogni altro luogo del nostro Paese, nelle Istituzioni così come in ogni ambito della società, l’Italia seppe sconfiggere il ricatto della paura“.

Mattarella, al termine della cerimonia, ha saluto i parenti delle vittime della strage dei Georgofili prima di fare poi ritorno nella capitale.

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