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© Comune Montelupo fiorentino

Cultura /sinergie culturali

Uffizi diffusi, via libera per l’Ambrogiana di Montelupo. L’arte torna nell’ex Opg

Dopo essere stata per decenni ospedale psichiatrico giudiziario, la villa di Montelupo fiorentino tornerà alla sua originale bellezza. Insieme alla villa medicea di Careggi (aprirà nel 2024) sarà centro degli “Uffizi diffusi”

“L’idea degli Uffizi diffusi non è nostra, ma di Cosimo I de’ Medici e di Anna Maria Luisa de’Medici, che il 31 ottobre 1737 lega il patrimonio mediceo alla Toscana e alla sua capitale. Questa è la vocazione della Galleria. Un’idea che ci consentirà di dare visibilità alle tante opere conservate nei nostri depositi, che potranno così tornare nei loro luoghi originari”. A parlare, nel giorno del sopralluogo alla villa Ambrogiana di Montelupo fiorentino (Firenze), è il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Insieme alla villa medicea di Careggi, l’Ambrogiana sarà una delle sedi centrali del progetto degli “Uffizi diffusi”, che punta ad allestire in diversi luoghi della Toscana le opere contenute nei magazzini del museo.

La vocazione originale

“Questa villa è vocata all’espressione della bellezza”

“La villa Ambrogiana è restituita, dopo aver svolto una funzione delicata di aver ospitato i malati di mente, alla sua vocazione. Perché questa villa è vocata all’espressione della bellezza” ha detto Giani, che ha svolto il sopralluogo insieme al direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. “Questo grazie all’incontro tra il direttore Schmidt, che sostiene quell’idea degli Uffizi non solo come galleria di Firenze, ma come galleria della Toscana, e il sindaco di Montelupo Paolo Masetti, che è riuscito a portare l’attenzione su questa villa come una delle sedi centrali degli Uffizi diffusi”. Ricordiamo che la villa medicea per decenni ha ospitato un Opg.

La mappa dei luoghi

Giani ha spiegato che “le opere che oggi sono nei depositi potranno essere nell’Ambrogiana, alla villa di Careggi, alle terme del Corallo di Livorno, a Montecatini all’hotel Excelsior, a San Miniato al Palazzo Grifoni, a Poppi, a Pescia“. Anche se “la villa di Careggi e l’Ambrogiana sono quelli che vedo più praticabili subito”. In particolare, ha aggiunto Giani, quello “più concreto di tutti è la villa di Careggi: limonaia e giardino per la fine del 2022, struttura aperta per fine 2024.

È solo l’inizio

Per il direttore Schmidt “è irresponsabile avere migliaia di opere d’arte nei depositi che nessuno può mai vedere, mentre qui ci sono i luoghi, anche originali come l’Ambrogiana, dove centinaia di opere che abbiamo nei depositi erano allestite. È quindi il posto giusto dove riportare quello che era di questo territorio, e che tornerà presto a casa. Il nostro lavoro – ha aggiunto – ora è di assicurare la grande rinascita della villa Ambrogiana e della villa di Careggi: questo è l’inizio, poi parteciperà tutto il territorio toscano. Al sopralluogo erano presenti anche il sindaco di Montelupo Fiorentino (Firenze) Paolo Masetti, i sindaci dell’Empolese Valdelsa, il vicedirettore del demanio Alessio Casci e l’architetto della Sovrintendenza Gabriele Nannetti.

La promozione della cultura

Per il sindaco Masetti “si tratta di cambiare approccio alla cultura, valorizzando l’intero sistema Toscana e mettendo sempre più in connessione i territori”. Per il primo cittadino “Firenze continuerà a rivestire il suo ruolo di grande attrattore e di questo progetto tutti i territori potranno beneficiarne in un’ottica di collaborazione reciproca, con un occhio particolare ai flussi turistici che prima o poi torneranno a muoversi. In sintesi si tratta di un’importante operazione culturale: disseminare la Toscana di arte e bellezza”. Nel 2017 il demanio, proprietario dell’immobile, aveva firmato un protocollo d’intesa con Comune e Regione Toscana finalizzato alla valorizzazione del complesso mediceo. Casci ha quindi spiegato che “la proprietà della villa è ancora dello Stato e la volontà è di recuperare il bene garantendone la massima fruibilità e nel rispetto delle normative tra cui c’è l’opzione dell’uso governativo oppure quella di una concessone di valorizzazione”.

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