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Economia, le prospettive future del calcio tra crisi e rilancio

Per Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione italiana calciatori fondamentale comprendere le fragilità finanziarie del comparto

Partita di calcio

Non ha molto senso parlare di riforma dei format dei campionati se prima non ci si rende conto chi ha veramente capacità di fare calcio professionistico in futuro“, nel momento attuale in cui “il sistema interno è molto fragile dal punto di vista economico-finanziario“. Lo ha affermato Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione italiana calciatori, in un videomessaggio inviato al convegno ‘Tra crisi e rilancio: la situazione economica del calcio italiano‘ a Firenze.

Il sistema calcistico sta vivendo un’epoca di grande cambiamenti – ha detto – e le decisioni che verranno prese in questa fase condizioneranno intere generazioni del calcio, e ciò riguarda giocatori, allenatori, società e piazze. Per tali cambiamenti servirà unità di intenti in tutte le componenti federali”. Calcagno ha ricordato che “nel corso dell’ultimo Consiglio federale è stato approvato il documento programmatico presentatoci dal presidente Gravina che va nella giusta direzione, un documento che ci farà capire chi potrà davvero fare calcio in futuro”.

Calcagno ha poi aggiunto che “le sfide che ci attendono sono di natura economico-finanziaria ma anche tecnico-sportiva, e fra queste la sfida di valorizzare tutta la filiera giovanile con i vivai italiani che stanno patendo una crisi come mai hanno attraversato”.

Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, sulla proposta di costituire un’agenzia governativa per la vigilanza economica e finanziaria delle società sportive professionistiche ha sottolineato: “Ci si accorge improvvisamente che da oggi la Covisoc non è più indipendente quando la Covisoc storicamente, lo dice la storia e lo dico anche io, ha una funzione assegnata per legge, quella di assicurare che una società parta e arrivi alla fine del campionato. La Covisoc non ha l’impegno di incidere sul bilancio per farti migliorare o peggiorare, quella è una tua scelta: la Covisoc deve garantire al nostro sistema che tu parta ed arrivi perché non deve alterare il valore dell’equa competizione”.

Dunque, ha aggiunto Gravina, “capisco che ci sono modalità diverse per interessarsi anche ad un settore che io ritengo già oggi per me assolutamente indipendente, formato da professionisti importanti, però ecco, dobbiamo concentrarci insieme su quelle che sono le reali esigenze, quella che è la tutela dei reali diritti del mondo del calcio“. Ad esempio, ha concluso, “è assurdo che ci siano delle risoluzioni a livello di Commissione europea che riguardano la tutela del diritto di autore derivanti da scommesse sugli eventi, e non ci sia” in Italia.

Il governo e la politica mantengono il calcio? No, il calcio italiano mantiene lo sport italiano” ha ricordato Gabriele Gravina. “Quando questo mondo tanto bistrattato – ha sottolineato – paga e versa allo Stato 1,4 miliardi di euro all’anno, 9,6 miliardi in dieci anni, e riceve 978 milioni di contributi dallo Stato, vuol dire che per ogni euro che il calcio riceve dallo Stato ne restituisce 19,7“. “L’ho detto in maniera molto chiara ai miei amici della Federazione e delle leghe -, ha aggiunto – io non andrò mai alle autorità di governo per il calcio a fondo perduto, non è giusto perché noi siamo un settore industriale che deve sapersi gestire: ma è giusto e questo lo farò anche difendendo a denti stretti, evidenziando sempre di più il mio carattere piuttosto tenace, pretendere pari dignità rispetto ad altri settori dell’economia del nostro Paese”.

Secondo Gravina “è troppo facile fare tutti i convegni enunciando molto spesso il binomio sport e cultura. Lo sport è cultura, non è una congiunzione, ma un predicato verbale: e non capisco perché all’interno di alcuni meccanismi di tax credit, che è un sacrosanto vanto da parte di un settore importante della cultura come è il cinema che conta su un miliardo, un miliardo e mezzo, due, di tax credit, un settore legato anche alla cultura che coinvolge dodici settori merceologici del nostro Paese, che è impegnato all’interno di produzioni di oltre cinque miliardi di euro, perché impatta sull’economia, sulla salute e sulla parte sociale, non capisco perché di questo non si tenga conto”.

Molto spesso sento parlare dell’espressione crescita: ‘il mondo del calcio deve crescere’. Il concetto di crescita applicato al mondo del calcio è un concetto completamente sballato” ha aggiunto Gabriele Gravina, presidente della Figc, intervenendo al convegno ‘Tra crisi e rilancio: la situazione economica del calcio italiano‘ a Firenze.

Lo dico non perché non dobbiamo aumentare le risorse, ci mancherebbe – ha proseguito -, ma il concetto di crescita è un concetto di valore assoluto, mentre noi abbiamo bisogno di un concetto che richieda una valutazione di valore. Pensare che tutto il tema ed il problema delle difficoltà finanziarie del nostro mondo, si risolvano con la crescita è un errore madornale. Noi dobbiamo ragionare sul concetto dello sviluppo sostenibile”. Dunque, ha concluso Gravina, “dobbiamo lavorare affinché ci sia nell’ambito del mondo del calcio uno sviluppo che tenga conto di una crescita che sia sistemica. Se cresce il sistema noi portiamo a casa i migliori risultati possibili. Bisogna ragionare con la logica della filiera, come è avvenuto in un modello di cui sento parlare poco che è il modello tedesco”.

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