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Fine vita, primo caso in Toscana. Giani: “La legge regionale ha colmato un vuoto, ora serve norma nazionale”

A dare notizia del suicidio medicalmente assistito è stata l’associazione Coscioni: “Il 17 maggio, in provincia di Siena, Daniele Pieroni, scrittore, ha potuto scegliere con lucidità e serenità di porre fine alla propria vita. Era affetto dal 2008 dal morbo di Parkinson”

 

Eugenio Giani

“La legge toscana sul fine vita ha colmato un vuoto. Occorre però adesso una norma nazionale che formalizzi quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dopo il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana a seguito dell’approvazione della legge regionale avvenuta lo scorso febbraio.

La legge regionale, spiega ancora Giani, “non crea nuove condizioni, anche di disciplina, rispetto al fine vita medicalmente assistito. La legge si è limitata a tradurre in procedure obiettive, imparziali, neutre, uguali per tutti quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242 del 2019. La legge toscana ha reso concreti i principi contenuti nella sentenza, permettendo ai cittadini di accedere ad un percorso di fine vita medicalmente assistito, rispettando il principio di autodeterminazione. In poche parole – ha concluso Giani – siamo davanti alla dimostrazione più evidente di quanto la legge toscana abbia momentaneamente colmato un vuoto, che però non abbiamo la presunzione di riempire per sempre. Diventa adesso opportuno arrivare a una legge nazionale che traduca i principi della sentenza della Consulta”.

A dare notizia del suicidio medicalmente assistito è stata l’associazione Coscioni: “Il 17 maggio, in provincia di Siena – si spiega – Daniele Pieroni, scrittore, ha potuto scegliere con lucidità e serenità di porre fine alla propria vita”. “L’uomo, sessantenne, era affetto dal 2008 dal morbo di Parkinson e, per «una grave disfagia, era costretto a vivere con la Peg in funzione per 21 ore al giorno”.

Lo scorso maggio è stato annunciato il ricorso alla Consulta da parte del Governo, ma, come ricorda l’associazione “lo stesso presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo aveva spiegato che la legge resta comunque in vigore fino al pronunciamento della Corte costituzionale”.

“Oggi la Toscanasi conferma, ancora una volta, terra di diritti, di dignità e di civiltà”, ha commentato Mazzeo. Una scelta che “dimostra che è possibile coniugare umanità, giustizia e rispetto delle scelte individuali all’interno di un quadro pienamente costituzionale”. “La Toscana – spiega il presidente del Consiglio – ha fatto la sua parte, e continuerà a farla, nel solco delle sentenze della Corte costituzionale e nel pieno rispetto della nostra Carta. Continueremo a chiedere che anche il Parlamento faccia altrettanto e si assuma la responsabilità di fare una legge nazionale attesa da anni”.

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