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I vigneti eroici dell’isola del Giglio, Saccardi: “Lavoro straordinario, sosteniamo gli agricoltori”

La vicepresidente della Regione ha incontrati i viticoltori: Milena Danei dell’azienda Parasole, Simone Ghelli dell’azienda Castellari e poi Giovanni Rossi dell’azienda Fontuccia e Francesco Carfagna dell’azienda Altura

 

I vigneti eroici dell’isola del Giglio - © Costanza Baldini

I vigneti, all’isola del Giglio, si trovano sui terrazzamenti a picco sul mare, strappati all’abbandono grazie alla tenacia di imprenditori coraggiosi  che hanno curato i pochi ettari rimasti. Li chiamano vigneti eroici, che resistono grazie a viticoltori appassionati.

La vicepresidente della Regione e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi li ha incontrati nel corso si una visita all’isola del Giglio: Milena Danei dell’azienda Parasole, Simone Ghelli dell’azienda Castellari e poi Giovanni Rossi dell’azienda Fontuccia e Francesco Carfagna dell’azienda Altura.

saccardi al giglio

“Abbiamo visto una viticoltura diversa da quella che si trova nel resto della Toscana – ha detto Saccardi –  fatta di muretti a secco e di fatica, di impossibilità di utilizzo della tecnologia avanzata eppure una viticoltura che non solo fa un prodotto di eccellenza e di grande qualità ma che fa un lavoro di salvaguardia, di manutenzione e di riscoperta del territorio e delle sue antiche tradizioni”.

La storia dell’Isola, dal punto di vista vitivinicolo, ha radici lontane che risalgono agli Etruschi e poi ai Romani, ma furono i Medici a spingere i contadini gigliesi a continuare a coltivare ansonica, regalando loro pezzi di terra. In vigna non si utilizzano prodotti chimici né diserbanti. “E’ un lavoro straordinario  – ha commentato Saccardi – che i nostri agricoltori stanno portando avanti e noi dobbiamo sostenerli.  Lo stiamo  facendo da tempo non solo con gli aiuti alle aree svantaggiate, ma anche nella misura dell’OCM vigneti per la ristrutturazione  e la riconversione cercando di valorizzare la viticoltura insulare e cercando di inserire premialità che possano consentire anche a chi ha pochissimi ettari di poter utilizzare le risorse pubbliche per riuscire a mantenere questi presidi che sono importanti non solo per la qualità del prodotto ma anche per il territorio, per la conservazione dei suoi valori, delle sue tradizioni e della sua bellezza”.

 

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