Sarà Alessandro De Rosa, biografo ufficiale del Maestro, ad aprire sabato 1° novembre l’edizione 2025 dell’Autunno Fiesolano, con lo spettacolo–concerto “Ennio Morricone. Inseguendo quel suono”.
Un viaggio tra musica, immagini e parole che restituisce il ritratto umano e artistico di uno dei più grandi compositori del Novecento, attraverso il dialogo intimo tra il racconto di De Rosa e le interpretazioni musicali di Fausto Beccalossi alla fisarmonica e Claudio Farinone alla chitarra.
La serata dedicata a Morricone promette di essere molto più di un tributo: un’occasione per ascoltare la sua voce, riscoprire il suo pensiero creativo e lasciarsi attraversare dall’emozione pura delle sue musiche senza tempo.
Ennio non credeva nell’essere, credeva nel divenire sempre migliore con lo studio, con la dedizione alla propria professione. Ha sempre guardato oltre cercando di essere un compositore del suo tempo, per esprimersi al meglio, restando sempre se stesso
“Io e Ennio Morricone ci siamo conosciuti tanti anni fa, nel 2005, io avevo 18 anni – ci ha raccontato Alessandro De Rosa – gli portai un disco a una conferenza che fece a Milano allo Spazio Oberdan e gli chiesi di diventare il mio maestro di composizione, se avesse riconosciuto delle capacità in quello che facevo. Lui mi richiamò e mi disse che dovevo studiare composizione e che in quel momento non poteva essere il mio maestro. Cercai per anni il modo di abbeverarmi da questa fonte e alla fine andai in Olanda, all’epoca studiavo con il suo compagno di classe Boris Porena. Morricone mi disse: quando torna in Italia venga a casa mia perché devo darle uno scritto. Quando andai a trovarlo pensai di trasformarmi in qualcuno che poteva aiutarlo a ricostruire le sue memorie e fare delle riflessioni sulla sua carriera. Gli proposi questa cosa, lui accettò, mi disse che avrebbe trovato il tempo e mi disse: diamoci del tu. A quel punto la nostra relazione cambiò e diventò un’amicizia. Il risultato è il libro “Inseguendo quel suono” uscito nel maggio del 2016 per Mondadori.
Per quanto tempo e come avete lavorato a questo libro?
Abbiamo iniziato nel gennaio del 2013. Una volta o due al mese andavo a Roma a incontrarmi con Ennio a casa sua e piano, piano facevamo chiarezza su tante cose. Nei primi mesi ho cercato di leggere tutto quello che era stato pubblicato su di lui. A Firenze ho conosciuto il musicologo Sergio Miceli, il primo biografo di Morricone che mi ha lasciato tutti gli archivi quando poi è morto, in una sorta di passaggio del testimone. Poi a gennaio 2013 mi sono trasformato in un confessore, uno che gli faceva un sacco di domande. Siamo andati avanti fino al 2015-2016.

Alessandro De Rosa e Ennio Morricone
La cosa che mi ha colpito di più del documentario di Tornatore è l’estrema umiltà di Morricone, che di fatto era un genio
Noi abbiamo un’idea di libertà intesa come qualcosa che è un dominio sempre aperto. Come se fosse qualcosa con cui si può fare tutto, senza limiti. Il Genio viene definito come qualcuno che può fare quello che vuole. Ma quello che si vuole non si può mai fare, bisogna cercare di circoscrivere tutto in un progetto. Ennio era una persona molto semplice, Ennio, ma Morricone il maestro era un genio, anche se nel libro cerchiamo di de-costruire questa genialità. Ennio non credeva nell’essere, credeva nel divenire sempre migliore con lo studio, con la dedizione alla propria professione. Non ha mai abbassato lo sguardo verso il mestiere, ma ha sempre guardato oltre cercando di essere un compositore del suo tempo, per esprimersi al meglio, restando sempre se stesso, infatti oggi lo riconosciamo alla prima nota. Al tempo stesso è stato un grande innovatore. La genialità c’è ma è anche importante capire come si ottiene questa genialità. Ennio raccontava che da bambino voleva fare il medico. Quando iniziò a comporre forse c’era già una certa genialità, ma c’è stato un grande impegno, sudore, lavoro, questo è quello che l’ha trasformato in chi poi è diventato.
Cosa ci puoi raccontare della moglie di Morricone: Maria, una presenza fondamentale nella sua vita
Maria è stata una persona importantissima. Caterina Caselli nel documentario di Tornatore da di lei la definizione più bella, dice che “costruì intorno a lui il perimetro affinchè il suo genio potesse esprimersi”. La concentrazione di Morricone nella sua arte è tale anche grazie al fatto che aveva al suo fianco una donna che aveva fatto delle scelte di vita per consentire a lui questa libertà. Era un’altra Italia.

Alessandro De Rosa INSEGUENDO QUEL SUONO