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‘No music on weekends’: come la New Wave ci ha cambiato la vita

Intervista allo scrittore fiorentino Gabriele Merlini autore di un viaggio reale e metaforico dall’Italia al Canada, da New York alla Gran Bretagna che raconta una delle correnti musicali più importanti del Novecento

No music on weekends, Gabriele Merlini

Joy Division, Talking Heads, Pere Ubu, Television, Diaframma, Litfiba, se questi nomi vi fanno battere il cuore ‘No music on weekends’ di Gabriele Merlini fa per voi. Il libro dello scrittore fiorentino racconta gli anni della New Wave quel movimento musicale e artistico che si è sviluppato dalla seconda metà degli anni ’70 e i primi anni ’80. È un’onda ampia che al suo interno contiene musica anche molto diversa. Merlini ci prende per mano e ci accompagna in un viaggio mentale manche fisico tra Bologna, Firenze, New York, il Canada e la Gran Bretagna.

Ciao Gabriele! Come succedeva anche in ‘Válečky o guida sentimentale alla Mitteleuropa’ il tuo esordio, anche ‘No music on weekends’ è un libro ‘ibrido’ in quanto accanto al racconto di un tuo viaggio reale, si affianca il racconto di una corrente musicale, la New Wave appunto

Ho fatto questa scelta perché sono partito dal tema del ‘ricordo’. Io ho 41 anni e quelli sulla New Wave sono i primo ricordi musicali che ho. Non posso dire di aver vissuto il periodo come chi a inizio anni ’80 era adolescente. L’idea che ho avuto è stata trattare in un’ottica musicale il tema della memoria e dell’infanzia. È il primo grande movimento del quale ho memoria, da bambino. Casa dei miei nonni era in centro a Firenze, mi ricordo quando ero piccolo i primi dark che gironzolavano.

Nella prima parte del testo scrivi che Bologna e Firenze si contendono il merito di aver dato vita alla New Wave italiana. Inoltre dici che dal Punk alla New Wave si passa dalla collettività all’individualismo, è per questo secondo te che il Punk è spesso veicolo di istanze politiche invece la New Wave no?
Ognuno la vede come vuole e ognuno ha la sua teoria. Io sono partito da Bologna perché la scena Punk è stata essenziale per la città e molto politicizzata. La New Wave nasce proprio quando l’ondata punk si sgonfia e c’è una necessità di trovare suoni nuovi. Quando nasce il Punk nel ’77 era un momento in generale più politicizzato, la New Wave è più variegata, edonista,e elettronica, sfaccettata. A fine anni ‘70 in Italia c’erano le BR, omicidi, sparatorie, negli anni ‘80 invece la situazione era totalmente diversa, gli anni di Reagan hanno avuto altri difetti. Non so dire se la New Wave fosse davvero per la maggior parte apolitica, ma come tutti i generi musicale è stata una spugna del tempo.

Tu parti da Bologna poi arrivi a Firenze dove chiunque italiano sa che sono nati i Diaframma e i Litfiba. A Firenze ancora oggi non si cessa di parlare di queste due grandi band, furono anni magici per la città. Forse si può dire che con la New Wave è stata anche l’ultima volta che l’Italia si è trovata su un palcoscenico internazionale o almeno europeo, sei d’accordo?

Senza dubbio, è stata una città capace di attirare molto, di rivendere anche in senso buono. È stata capace di fondere più cose, la musica con la moda, una cosa importantissima. Soprattutto ha giovato a Firenze anche il fatto che è una città ha dei ponti storici con il mondo anglosassone, da prima del ‘700. L’internazionalismo che ha Firenze c’è sempre stato, in quel momento ha saputo guardare in avanti e non solo indietro. Il materiale che io ho raccolto, già trattato da altri, testimonia che davvero fu un momento in cui la città era centrale.

Pensi che in qualche modo la New Wave abbia aperto poi la strada al nichilismo degli anni ’90 con cui noi quarantenni siamo cresciuti? Oppure no, erano due cose separate?
Non credo, credo che abbia dato molto per vicinanza cronologica a movimenti che sono stati molti importanti per le nazioni in cui sono esplosi, ma non sono tutti ascrivibili a un’idea nichilistica. Ti faccio un esempio quella che a New York si chiama No Wave ha delle caratteristiche molto particolari, molto cittadine. Quel movimento ha dato una spinta enorme per una corrente, musicale degli anni ’90 che era lo sperimentalismo atonale come i Sonic Youth. Al pari un certo tipo di New Wave britannica ha creato un fenomeno mondiale come il Brit Pop. Le varie declinazioni di questa corrente hanno avuto una fortissima filiazione ma non saprei ricondurla a un’idea nichilistica, tagliente. È difficile fare questo ragionamento per un genere musicale che poi non lo è.

Come mai oggi c’è così tanto revisionismo secondo te, si guarda tantissimo al passato. In fondo mai come adesso c’è bella musica da ascoltare

Bianconi dei Baustelle diceva che le mode musicali ritornano ogni 20 anni. Per come la vedo io, ne ha scritto Simon Reynolds in Retromania più e meglio di me, sarebbe un errore pensare che la ciclicità sia sottrattiva alla qualità. Io ho venuto dischi al Libraccio dal 2004 al 2010 se ti ricordi, a 20 anni esatti di distanza dal picco massimo della Wave inglese sono tornati quei suoni, sono usciti dischi di band come Editors, Franz Ferdinand, Interpol. Non solo i suoi ma anche la moda. Facevano brutta musica? No, per niente, anzi, hanno molto ammodernato il suono. Questo rimpallo di tempo è interessante. Avevo circa 12 anni quando è esploso il Grunge e la grande accusa allora era che i vestiti sdruciti e floreali erano stilemi anni ’70. È sempre successo ma questo non sottrae nulla alla qualità della musica.

Nell’ultima parte il tuo libro parla del famoso concerto dei Killing Joke del 2012 a Firenze, io non c’ero, quindi volevo chiederti com’è stato
Non li avevo mai visti prima, è stato molto interessante perché loro rappresentano una parte di Wave che a me è sempre piaciuta molto di più. Jaz Coleman stava bene aveva sempre queste sue tutone, invecchiando si dipinge la faccia ‘bianca’. Mi pare poco tempo dopo ho visto anche Peter Hook il bassista dei New Order nel tour solista che ha rifatto per l’ennesima volta ‘Unknown Pleasures’, per cui c’è questo fatto strano che ormai associo l’hinterland di Firenze Nord al polo Londra-Manchester di inizio anni ’80. La New Wave che viene dall’hard core punk industriale è quella per cui ho più amore.

Per comprare il libro No music on weekends:
https://www.effequ.it/no_music/

 

 

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