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L’agricoltura spiegata sui social, l’idea del giovane agronomo toscano

Il ventiseienne Alessandro Giglietti ha aperto un profilo Instagram per raccontare buone pratiche agricole. Originario di Cetona, con il suo progetto di divulgazione vuole parlare a un pubblico vario

Alessandro Giglietti, agronomo

Se c’è un mestiere che è estremamente legato al territorio, questo è senza dubbio quello dell’agricoltore, un lavoro dove la terra e il rapporto dell’uomo con essa sono imprescindibili. Questo forte radicamento, però, non è sinonimo di chiusura per Alessandro Giglietti, agronomo toscano, ventiseienne di Cetona (SI) che ha ben chiaro quanto il digitale avvicini i territori al resto del mondo e le persone a una maggiore conoscenza. Proprio per questo qualche mese fa ha deciso di sbarcare su Instagram con un profilo dedicato all’agricoltura (@dr.agricoltura) e iniziare la sua attività di divulgazione sui social.

“Ho aperto il mio profilo un paio di mesi fa, ma è stata una scelta ragionata, ci stavo pensando ormai da un anno e mezzo”, mi racconta. “Ho deciso di buttarmi anche perché mi mancava partecipare con le mie presentazioni agli eventi, fermi o rallentati a causa del Covid. La divulgazione mi è sempre piaciuta, esporre le cose, spiegare in maniera semplice”.

l’agricoltura produce ciò che mangiamo ogni giorno, riguarda tutti

Alessandro Giglietti ha scelto di stare su Instagram perché è un social che secondo lui permette di essere spontanei, anche quando si parla di argomenti tecnici. A seguirlo sono soprattutto giovani, molti under 30, studenti universitari o professionisti di materie affini che fanno a loro volta divulgazione. Il pubblico di dr.agricoltura, però, non si esaurisce con gli esperti del settore, perché, come mi dice, lo seguono “anche persone comuni, gente a cui piace informarsi. D’altronde l’agricoltura produce ciò che mangiamo ogni giorno, riguarda tutti”.

Nei suoi post, il giovane agronomo propone infatti argomenti che vanno da aspetti tecnici come la potatura e l’erosione del suolo fino a informazioni che riguardano i prodotti che portiamo in tavola comunemente, insieme ai metodi per riconoscerne la qualità e fare le giuste scelte durante gli acquisti. Olio extra vergine di oliva, castagne, ma anche la nostrana Cinta senese sono solo alcuni dei contenuti più apprezzati.

Al di là dei temi che generano più coinvolgimento, però, ce ne sono certi che lo appassionano particolarmente: primo su tutti lo studio degli insetti, con un’attenzione speciale per la dannosa mosca dell’olivo, su cui lavora da anni. “Ho frequentato il corso di laurea in agraria all’Università di Firenze e la tesi mi ha permesso di tornare sul mio territorio, a Cetona, dove vivo. Qui ho lavorato sul controllo biologico conservativo delle olive, ovvero come sfruttare insetti ‘buoni’ come i coleotteri per allontanare questo problema. Sempre in quest’ambito, successivamente la Scuola Superiore Sant’Anna mi ha proposto una borsa di studio, cosa che per due anni mi ha permesso di rimanere sul territorio e proseguire il lavoro su questi insetti predatori dell’ulivo. Nel frattempo, con l’esame di stato sono diventato anche agronomo”. Tanta formazione, quindi, prima di sbarcare online e tentare la strada del divulger, ma soprattutto tanta esperienza sul campo – è proprio il caso di dirlo – a partire dalla terra di famiglia, dove il nonno Sergio in passato allevava suini e oggi continua ad affiancare il nipote.

Se chiedi ad Alessandro cosa può spingere un giovane a scegliere l’agricoltura, lui risponde con le sue sensazioni più personali: “quando sono in campo sto bene. So di produrre quello che mangio e mi muovo in un ambiente unico. E poi c’è la gratificazione, specialmente quando lavoro per le aziende. Quello con l’agricoltore è un rapporto molto difficile, perché è un tipo molto attaccato alla sua terra, ne è quasi geloso, quindi quando riesci a entrarci in sintonia, dai dei consigli e vedi che sono seguiti, è molto bello”.

Ai coetanei che vogliono avvicinarsi all’agricoltura Alessandro preannuncia che non è facile, che gestire un’azienda agricola non è una passeggiata. “L’agricoltura non perdona, se fai degli errori li paghi nella stagione successiva, ma ci sono anche soddisfazioni. C’è poi bisogno di studi nuovi in questo settore, anche in vista dei cambiamenti climatici. L’agricoltura si dovrà adattare, serviranno tecniche innovative e giovani con questo percorso possono dare il proprio contributo. L’agronomo poi ha mansioni sconfinate, che vanno dalla zootecnia alle opere di ingegneria ambientale”.

Fare agricoltura in Toscana ha qualche vantaggio in più

Alessandro, però, non ha dubbi, fare agricoltura in Toscana ha qualche vantaggio in più. Quando gli chiedo quali sono i punti di forza di questa regione mi risponde che “la Toscana fa parte di un altro mondo” e che, con il suo cibo, il vino e il paesaggio, costituisce un brand forte che aiuta chi produce in questo territorio. Alle piccole aziende l’agronomo digital dà un consiglio: “buttatevi sui social, perché il mercato è ormai globalizzato e i prodotti agli occhi del consumatore appaiono simili. Dovete far capire perché dovrebbero prenderli proprio da voi, cosa vi differenzia: metteteci la faccia, apparite sui social per far trasparire quello che siete: raccontate la vendemmia, il confezionamento di un prodotto, ciò che insomma fa la differenza”.

Cosa serve allora alla nostra agricoltura di oggi e del breve futuro? “Ci vorrebbe una maggior diffusione di conoscenza per far comprendere alla gente, a chi lavora in questo settore, che quello che è scritto negli articoli scientifici è vero”, spiega. “La nostra generazione si scontra con quella dei nostri genitori, ma anche dei nostri nonni e fatica a far capire cosa si è sbagliato fino a ora. Il mondo scientifico dà una mano, non blocca; i contadini dovrebbero aprirsi di più a questo e noi del settore comunicarlo meglio.

È poi tempo di smettere di vedere l’agricoltura come qualcosa di demoniaco, perché se fatta bene ha il potere di salvaguardare l’ambiente e il paesaggio. Se le colline del Chianti sono così belle, per esempio, lo dobbiamo agli agricoltori: sono loro i veri custodi del territorio”.

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